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Innovazione

Ecco perché Pechino punterà sulle sue Big Tech

La guerra in Ucraina sta insegnando molto sull'importanza delle Big Tech e la Cina non resterà a guardare. L'intervento di Edoardo Narduzzi, presidente gAIn RoboWealth

 

La guerra in Ucraina ha insegnato molto, almeno per chi ha voluto analizzare i fatti oltre i bombardamenti, sul potere della tecnologia e delle società cosiddette Big Tech nel mondo contemporaneo.

Il governo e le grandi società ucraine hanno potuto continuare a erogare i loro servizi, solo perché, nel giro di poche ore dopo l’invasione russa, i colossi della tecnologia americana hanno messo a disposizione le loro infrastrutture in cloud dove poter migrare tutti i dati e tramite le quali poter continuare a operare. I bombardamenti delle antenne dei ripetitori mobile non hanno impedito alla connettività tramite satelliti di fornire agli ucraini il traffico dati e la banda larga per continuare a lavorare e a difendersi.

I veri vincitori della guerra contro la Russia sono le Big Tech americane che hanno dimostrato di saper gestire da remoto ogni profilo infrastrutturale per garantire una quasi normalità operativa durante una guerra. Del resto quando nel capitalismo americano sono attive diverse società che capitalizzano duemila o più miliardi di dollari non ci si deve sorprendere se la loro capacità di azione planetaria è anche superiore a quella degli Stati.

Una lezione, quella del ruolo delle Big Tech nella guerra Ucraina, che farà molto pensare a Pechino e dintorni. Da qualche tempo le autorità cinesi hanno avviato un’azione di contenimento e di ridimensionamento delle Big Tech nazionali preoccupati che un eccessivo potere nelle loro mani possa tradursi con una riduzione della capacità di controllo e di indirizzamento della società da parte del Partito comunista cinese.

Ma oggi, post conflitto in Ucraina, è chiaro che la potenza militare vale poco se non è accompagnata da una forza tecnologica che solo i colossi del tech sanno esprimere. Ne consegue che, a prescindere da fenomeni più strettamente economici come la ripresa post pandemia, puntare oggi sul tech cinese potrebbe tra qualche tempo rivelarsi molto vantaggioso sul piano dei capital gain guadagnati.

Alibaba negli ultimi sei mesi ha lasciato sul terreno il 50% del prezzo ma per la gestione del cloud e della logistica è un asset unico. Meglio è andata alla big tech Tencent che capitalizza 460miliardi di dollari ed è arretrata solo del 30% nell’ultimo semestre.

Per chi vuole, invece, puntare su qualche tech cinese quotata a Wall Street con più teorico upside meritano attenzione Gaoutu Techedu passata in un anno da quasi 23 dollari agli 1,42 della chiusura della scorsa settimana e che capitalizza 360 milioni oppure E-Home Housold, domotica per la casa e l’assistenza domiciliare, un business dalla potenzialità di crescita enorme non solo in Cina che in un anno è passata da 54 dollari a 0,40 e che ha appena annunciato un buyback milionario per sostenere il corso dell’azione.

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