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Ue Google Pubblicità

Ecco come gli editori di Ue e Regno Unito vanno alla guerra (legale) contro Google

Google è stata citata in giudizio nel Regno Unito e nei Paesi Bassi. Avviate due cause per chiedere il risarcimento dei danni per conto di editori che affermano di essere stati danneggiati da pratiche adtech anticoncorrenziali

Google citata in giudizio per le sue pratiche sulla pubblicità digitale.

Nelle prossime settimane saranno presentate due cause nei tribunali britannici e olandesi da uno studio legale per conto di editori che hanno subito danni dalla presunta condotta anticoncorrenziale di Google.

Secondo il Guardian, Google rischia di pagare un risarcimento fino a 25 miliardi di euro agli editori per la perdita di entrate pubblicitarie dovuta al contenzioso.

Il colosso tecnologico di Mountain View, che è un attore chiave nel mercato degli annunci online oltre a dominare il settore della ricerca online (qui l’approfondimento di Startmag sul perché Google copre d’oro Apple e Samsung), è accusato di abusare del proprio potere nel mercato ad tech, che coordina la vendita di spazi pubblicitari online tra editori e inserzionisti.

Come ricorda Reuters, l’antitrust francese ha comminato una multa di 220 milioni di euro alla società l’anno scorso L’indagine dell’antitrust francese si è concentrata sugli strumenti che Google offre agli editori online per vendere e gestire annunci online. Nel frattempo, la Commissione europea e l’antitrust britannico stanno indagando se il business adtech di Google dia un vantaggio ingiusto alla società rispetto a rivali e inserzionisti.

Intanto Google ha criticato le imminenti cause legali. La società ha dichiarato che opera in modo costruttivo con gli editori di tutta Europa.

Tutti i dettagli.

L’ACCUSA

“Gli editori, compresi i media locali e nazionali che svolgono un ruolo vitale nella nostra società, sono stati a lungo danneggiati dalla condotta anticoncorrenziale di Google”, ha affermato Damien Geradin, dello studio legale belga Geradin Partners, che ha preso in carico l’azione collettiva per l’Ue.

“È tempo che Google si assuma le proprie responsabilità e risarcisca i danni che ha causato a questo importante settore. Ecco perché oggi annunciamo queste azioni in due giurisdizioni per ottenere un risarcimento per gli editori dell’UE e del Regno Unito” ha aggiunto Geradin.

DUE CAUSE PARALLELE

L’azione olandese è una richiesta di risarcimento collettivo che rappresenta gli editori dell’Ue sarà “opt-in”, quindi i potenziali ricorrenti dovranno chiedere esplicitamente di unirsi alla causa. Nel Regno Unito invece la richiesta di risarcimento sarà di tipo “opt-put”, che significa che le parti in causa saranno automaticamente trattate come parte della causa.

LA POSIZIONE DI GOOGLE

Ma Big G respinge fermamente le accuse e promette battaglia.

“Google collabora in modo costruttivo con gli editori di tutta Europa: i nostri strumenti pubblicitari e quelli dei nostri numerosi concorrenti adtech aiutano milioni di siti Web e app a finanziare i loro contenuti e consentono alle aziende di tutte le dimensioni di raggiungere efficacemente nuovi clienti. Questi servizi si adattano e si evolvono in collaborazione con gli stessi editori” ha dichiarato un portavoce di Google.

“Questa causa è speculativa e opportunistica. Quando riceveremo il reclamo, lo combatteremo vigorosamente” ha concluso il portavoce della società.

LA MULTA FRANCESE

Tuttavia, l’anno scorso l’antitrust francese ha accertato che il gigante della tecnologia aveva abusato di una posizione dominante per gli ad server per gli editori di siti Web e le app mobili, multando Google fino a 220 milioni di euro per una serie di abusi di autopreferenza; ed estrarre una serie di impegni di interoperabilità. L’autorità di regolamentazione francese ha definito il caso il primo al mondo a sondare le sue complesse aste pubblicitarie algoritmiche.

Nello specifico, l’authority aveva rilevato che Google Ad Manager, la piattaforma di gestione degli annunci dell’azienda per i grandi editori, ha favorito AdX, il proprio mercato pubblicitario online, in cui gli editori vendono spazio agli inserzionisti in tempo reale. Lo ha fatto in particolare fornendo dati strategici AdX come i prezzi delle offerte vincenti. Il regolatore ha anche affermato che Google AdX ha offerto a Google Ad Manager funzionalità di interoperabilità superiori rispetto alle cosiddette piattaforme rivali sell-side (SSP), la tecnologia cruciale che consente agli editori di gestire gli spazi pubblicitari disponibili per l’acquisto, riempirli di annunci e ricevere entrate.

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