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Ecco che cosa succederà a Tim. Report Ubs e Credit Suisse

Un po’ è a causa di Iliad, un po’ perché c’è Open Fiber, un po’ perché l’azionariato non viene visto come stabile, sta di fatto che i report che sottolineano le difficoltà di Telecom Italia cominciano ad aumentare.

I REPORT DI UBI E CREDIT SUISSE SU TIM

Ieri è toccato a Ubs e Credit Suisse tornare sul tema. La banca svizzera, in particolare, ha messo sotto accusa l’operato dell’azienda. O meglio, il non-operato, visto che la principale critica è che in un contesto molto competitivo Tim finora abbia abdicato dal prendere decisioni. Ubs è una delle banche d’affari storicamente più severe con il gruppo delle tlc guidato da Amos Genish e nel suo ultimo report ha abbassato il rating da neutral a sell con un target price passato da 0,83 euro a 0,59 euro.

COME VA IL TITOLO TIM IN BORSA

Il titolo, per ora, dà ragione agli analisti svizzeri, visto che nell’ultimo mese il picco delle azioni è stato 0,687 euro. Anzi, il 2 luglio la valutazione di Tim si è fermata a 0,6282 euro e per trovare un prezzo più basso bisogna tornare indietro al settembre del 2013. Il report ha come titolo Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur, la cui traduzione libera potrebbe essere: mentre in Telecom sono impegnati in discussioni, altrove c’è chi prende decisioni che potrebbero portare il gruppo a perdere valore.

I CONTRASTI FRA VIVENDI ED ELLIOTT

Per Ubs i contrasti fra i due maggiori azionisti, ovvero i francesi di Vivendi e il fondo attivista Elliott, starebbero minando il lavoro del board, senza contare che continuano a circolare con insistenza le voci secondo cui il gruppo guidato da Vincent Bolloré potrebbe prima o poi convocare una nuova assemblea e tornare a dare battaglia a Elliott.

IL RUOLO DI ILIAD E OPEN FIBER

Il cda e i manager in generale, spiega Ubs, potrebbero mancare della necessaria stabilità e di una prospettiva a lungo termine per reagire alle minacce competitive di Iliad e di Open Fiber, così come ad altri cambiamenti strutturali, come l’erosione della posizione di vantaggio ereditata dal passato. Il broker vede un rischio al ribasso dei ricavi fra 0,7 e 2,1 miliardi in un orizzonte inferiore ai cinque anni e riconosce che sia OF sia Iliad Italia sono forti concorrenti, soprattutto fino a quando godranno del sostegno dei rispettivi azionisti (Cdp ed Enel per Open Fiber).

GLI SCENARI DEI REPORT PER TIM

Gli analisti spiegano poi che la concorrenza con OF potrebbe costare a Tim ricavi wholesale per 300 milioni entro il 2022 (anche se non ci sarà grande impatto fino al 2020) Quanto a Iliad, invece, gli esperti si aspettano una diminuzione dei ricavi da servizi mobili di 600 milioni rispetto al 2017. Anche Credit Suisse ha abbassato il target price di Telecom da 0,85 a 0,70 euro, mantenendo il rating a neutral in attesa dei risultati del gruppo, che a questo punto diventano sempre più fondamentali, soprattutto se (come sostiene qualche osservatore malizioso) potrebbero coincidere con un nuovo momento di discontinuità nella governance.

I RISCHI PER L’EX TELECOM ITALIA DI UNA GUERRA DEI PREZZI

Credit Suisse sottolinea il rischio di una guerra dei prezzi dopo la presentazione delle offerte di Iliad sul mercato italiano, con Vodafone che ha lanciato Ho, e le nuove offerte di Tim. Offerte che sono promozioni, ma il rischio è che diventino permanenti, portando a una maggiore pressione sull’arpu (ricavo medio per utente). Per questo Credit Suisse prevede ricavi da servizi mobili calino del 10% entro il 2020 e ha abbassato del 2% le previsioni sull’ebitda per il 2018/2019.

Articolo pubblicato su Mf/Milano finanza

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