L’analisi riguardo la crescita del numero e dell’importanza dei dati prodotti e gestiti per la vita del cittadino rappresenta una corretta prospettiva. Di fronte a questa inflazione dei dati, la Commissione cerca di definire quegli strumenti che possono evitare gli errori della fase precedente, quando le piattaforme online hanno risucchiato i dati personali degli utenti senza forme di controllo e di controparte economica. Per questo motivo, ci si concentra oggi sulla prossima evoluzione, quella della crescita esponenziale dei dati prodotti da parte degli organismi pubblici e delle società private, i cosiddetti “dati industriali”, in un contesto di ultra-connettività degli oggetti anche tramite lo sviluppo delle reti 5G.
La proposta è quella di creare un mercato comune europeo dei dati, ovvero uno spazio di scambio regolamentato che permette anche un ulteriore sviluppo in termini di servizi e di creazione di valore. Detto in parole povere, la Commissione prova ad immaginare il futuro di una civiltà economica, giuridica e democratica europea che si poggia su dati non vincolati a piattaforme statunitensi o cinesi.
Ciò vorrebbe dire organizzare degli aggregati di dati in modo centralizzato o non, con la capacità di attrazione rispetto a organizzazioni interessate a beneficiare dei servizi legati all’aggregato e che siano quindi pronte a condividerne l’inquadramento giuridico e tecnico. La comunicazione della Commissione descrive potenziali aggregati settoriali pan-europei come la salute, l’industria manifatturiera, l’agricoltura, la finanza, l’energia, le amministrazione pubbliche, l’ambiente e la mobilità. Potenzialmente, sono tutti cluster digitali con necessità di strutturare cittadinanza e servizi, anche con una forte componente pubblica, scommettendo sulla potenza dei dati provenienti dalle amministrazioni pubbliche.
Per permettere l’utilizzo di questi cluster dati/servizi, la Commissione insiste su diversi punti: miglioramento della governance, creare e usare alcuni standard di dati per incrementare gli scambi, regolamentare le relazioni fra produttori e utenti di dati. Accanto a questa necessaria visione regolamentare, la Commissione annuncia inoltre un investimento ingente per il periodo 2021-2022, con lo scopo di aumentare le capacità europee di stoccaggio dei dati e la creazione di infrastrutture cloud comuni. Bruxelles è pronta a mobilizzare 2 miliardi di euro per un progetto che dovrebbe costare complessivamente fra 4 e 6 miliardi, da concordare poi attraverso la firma di un Memorandum of Understanding con gli Stati membri.
(estratto di un articolo pubblicato sul sito dello Iai, qui la versione integrale)