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Digital Champions

I Digital Champions cambiano pelle tra le polemiche

I Digital champions italiani cambiamo pelle. Non più una associazione privata ma un movimento di opinione. Lo sta annunciando in queste ore una assemblea che vede impegnati i campioni digitali italiani. Digital champions, l’associazione voluta da Riccardo Luna (già direttore di Wired Italia), unico vero “Ditigal Champion” italiano, dimostra (come se ce ne fosse ancora il…

I Digital champions italiani cambiamo pelle. Non più una associazione privata ma un movimento di opinione. Lo sta annunciando in queste ore una assemblea che vede impegnati i campioni digitali italiani.

Digital champions, l’associazione voluta da Riccardo Luna (già direttore di Wired Italia), unico vero “Ditigal Champion” italiano, dimostra (come se ce ne fosse ancora il bisogno) che l’Italia è quel paese stupendo dove, anche intorno ad un tema strategico come l’innovazione ed il digitale, tutto finisce in tifoserie, Montecchi e Capuleti, Guelfi e Ghibellini.

Riccardo Luna è l’unico vero Digital Champion italiano, e gli altri 101 Digital Champions? Ricoprono – come in molti a più riprese hanno sostenuto – oppure no un ruolo riconosciuto dalle istituzioni europee? La risposta è semplice: no.

I Digital Champions sono una figura istituita nel 2012 dalla Commisione Europea. Ogni campione digitale, nominato dal singolo paese, agisce localmente ma fa parte del Digital Champions Expert Group. Il loro scopo è supportare le istituzioni nazionale (coordinandosi con le politiche comunitarie) nei processi di digitalizzazione.

Dal 2012 ad oggi l’Italia ha avuto 4 Digital Champions (Roberto Sambuco, Agostino Ragosa, Francesco Caio e l’attuale Campione Riccardo Luna).

Gli altri 101 Digital Champions italiani sono semplicemente membri di una associazione nazionale, voluta dallo stesso Luna per “sostenerlo” nel suo sforzo. Uno per ogni Comune. I campioni digitali italiani hanno mandato il loro CV e sono stati selezionati uno per uno.

Le polemiche sui campioni digitali

O forse no. Perchè una certa mancanza di trasparenza è alla base di molte delle polemiche che hanno accompagnato i campioni digitali nostrani. Come quelle in occasione del grande raduno della Venaria, a Torino. Dove sembrava che un organismo istituzionale dovesse annunciare grandi rivoluzioni, e dove invece una associazione privata ha sostenuto che le pubbliche amministrazioni avrebbero attuato linee guide (sempre relative alla digitalizzazione) stabilite quasi 10 anni prima.

 

Ma le polemiche più aspre che hanno investito i Digital Champions riguardano una frase infelice di Riccardo Luna, che ha definito l’associazione “I medici senza frontiere dell’innovazione“.

La rete, con in testa un gruppo sorto su Facebook, i “Digital Minions”, che dichiara di voler fare un pò di ironia ma sollevano problemi seri e conduce analisi spesso molto lucide, è insorta.

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Matteo Renzi all’Italian Digital Day

Come dare torto agli insorti? Non si ricordano sedi dei campioni digitali bombardate, non si hanno notizie di campioni digitali caduti nell’adempimento del loro dovere, che senso ha un parallelo con MSF, se non quello di utilizzare un “brand” (i digital champions sono molto sensibili alle anglofonie) molto noto e amato dal pubblico?

 

I Digital champions e l’Italia alla prova dei fatti

Se si volesse cercare di uscire dalla logica delle fazioni contrapposte e dirimere le polemiche, e si decidesse di tirare le somme sulla esperienza dei digital champions si dovrebbe guardare alle tante classifiche che riguardando la digitalizzazione. In tutte l’Italia occupa ancora le ultime posizioni, e quasi tutti in partner europei hanno fatto meglio di noi, in quanto a performance.

Colpa dei Digital Champions? No, certo che no. Ma la “narrazione” (aka lo storytelling) che hanno fatto in questi mesi, certo non aiuta. Confonde le acque, alza una cortina fumogena, resta distante dai fatti. Come direbbe qualcuno, la situazione del digitale in Italia resta grave, ma non seria.

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