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Covid-19, ecco la verità sul nostro sistema sanitario

Il nostro sistema sanitario non è adeguato ad affrontare le nuove emergenze cliniche (Covid e non solo). L'intervento di Stefano Biasoli, medico ospedaliero in pensione

 

Una sola cosa il Covid-19 ha avuto di buono. Ha messo in evidenza – chiara, brutale, esaustiva – che l’attuale Ssn è inadeguato ad affrontare le emergenze cliniche degli anni 2000.

Nato nel 1978, sulle volute ceneri dell’Inam, per garantire la sanità a tutti, il Ssn non è mai stato concretamente modificato in questi 42 anni, ma rappezzato e ritoccato nei decenni, non sempre con miglioramenti.

Valgano, per tutti, 2 esempi.

Gennaio 1996: aziendalizzazione “bocconiana” della sanità.

Gennaio 2001: regionalizzazione gestionale della sanità, ma associata a “voluta” confusione tra programmazione/finanziamento nazionale e gestione/spesa regionale, con conseguente responsabilizzazione sanitaria in capo alle regioni.

Regioni sanitariamente finanziate in % del Pil nazionale ma costrette – già dal 2003 – ad un reale cronico sotto-finanziamento, con conseguenti (e poco pubblicizzati) tagli pluriennali su strumentazione, personale, attività di formazione.

Contratti nazionali siglati in perenne ritardo, rinviati prima dal 2002 al 2009 e poi dal 2009 al 2018-2019.

Questi i fatti: sotto-finanziamento, sotto-organico, malcontento cronico del personale.

Aulss/Asl gestite molto spesso da pseudomanager privi di reali/specifiche competenze gestionali; obsolescenza delle apparecchiature di diagnosi e terapia; la Consip come “tampone” alle forniture sanitarie e non come ente in grado di uniformare il costo degli acquisti, da Merano a Pantelleria.

In quegli anni, 7 Regioni hanno accumulato un cronico disavanzo sanitario, non risolto dall’arrivo dei Commissari, pur se “nordici” di provenienza. Fior di statistiche e di studi (ad esempio quelli di Itinerari Previdenziali) hanno ripetutamente dimostrato – con dati – che negli ultimi 20 anni il Ssn è stato ridotto in condizioni critiche per:

-il voluto sotto-finanziamento nazionale (-35 miliardi di euro in 10 anni);

-il taglio indiscriminato dei posti letto ospedalieri, ridotti a circa 1.000/milione di abitanti, anche al Nord. Taglio indiscriminato perchè assolutamente svincolato dall’esplosione delle cronicità, oncologiche o non oncologiche;

-la riduzione delle patologie acute (tipiche degli anni settanta) e l’aumento delle pluripatologie, nei singoli individui;

-il costo terrificante dei farmaci oncologici e degli immunosoppressori;

-il costo della diagnostica radiologica, enzimatico/ormonale/virale e della genetica;

-la cattiva organizzazione ospedaliera prodotta dalla aziendalizzazione bocconiana (attenzione ai costi e non al rapporto qualità/costi). Ma la vita non ha prezzo;

-la trasformazione dei medici ospedalieri da professionisti a “dirigenti”, con abolizione della gerarchia;

-i compiti “confusi” attribuiti al personale infermieristico, soprattutto dopo l’infornata di “lauree brevi” e di “masters organizzativi”;

-la mancata valorizzazione dei pronto-soccorsi, delle pneumologie, delle nefrologie, delle rianimazioni ossia delle figure coinvolte nell’emergenza-urgenza, soprattutto quella più drammatica, multiorgano;

-la mancata separazione “reale” dell’attività ambulatoriale da quella “istituzionale” sui ricoverati;

-la mancata definizione del ruolo “moderno” dei medici territoriali (Mmg, pediatri) nella gestione dei pazienti affidati;

-la mancata riforma degli ordini professionali sanitari;

-il discutibile aggiornamento professionale (Ecm) rivelatosi, da subito, un pasticciato sistema cartaceo ed elettronico, privo di una logica scientifica seria e con pesanti effetti economici per gli organizzatori di varia estrazione. So di non farmi degli amici, con queste affermazioni, dure ma vere. 50 crediti Ecm/anno, con risposte multiple, facilmente diffusibili e copiabili….!

Insomma, almeno 13 criticità, note da anni, senza che alcun politico si sia seriamente proposto di rimuoverle.

Le affronterò una alla volta, con calma, pur sapendo che ogni nostra proposta produrrà una reazione da parte di chi non vorrebbe toccare l’attuale status delle cose.

(Prima parte di un approfondimento a cura di Stefano Biasoli)

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