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Cosa combina davvero WhatsApp con i nostri dati e la privacy?

Tutte le ultime novità su Whatsapp e la privacy. L'articolo di Carlo Terzano

 

WhatsApp, che succede? Il buon Mark Zuckerberg, con tutti i soldi di cui dispone, poteva senza dubbio gestire meglio la novella del pop up con le nuove condizioni sulla privacy da accettare, magari investendo qualche dollaro in una pubblicità chiarificatrice, perché il rischio di veder ulteriormente compressa la propria privacy è bastato a spingere almeno 25 milioni di utenti da WhatsApp a Telegram e un numero imprecisato su Signal.

FACEBOOK E IL TASTO DOLENTE DELLA PRIVACY

L’attuale emorragia di iscritti è in gran parte collegata alla cattiva fama di Facebook in tema di tutela della privacy dei propri iscritti. Sarebbe inutile ripercorrere le traversie e le condanne, più o meno è una storia nota a tutti. Soltanto pochi giorni fa la Corte di Giustizia europea è tornata sul tema statuendo che l’Autorità garante di uno Stato membro dell’Unione può agire in giudizio per violazioni del regolamento sulla protezione dei dati personali nei casi consentiti dal Gdpr. E WhatsApp attenta davvero alla nostra privacy?

PRIVACY, COSA CAMBIA SU WHATSAPP

Come Start Magazine vi aveva già anticipato sul finire dello scorso anno, dall’8 febbraio, per continuare a usare WhatsApp bisognerà accettare le nuove condizioni che dovrebbero apparirci mediante un pop up all’avvio dell’app. Secondo il Corriere della Sera, che ha intervistato Ernesto Belisario, autore e avvocato esperto di questi temi, in Italia e nel resto d’Europa, insomma, in tutte le zone coperte dall’ombrello assai potente della Gdpr, i cambiamenti sono minimi: Facebook, che ha comprato WhatsApp nel 2014, continuerà a vedere «l’indirizzo mail con cui gli utenti si registrano all’app o le informazioni sul dispositivo da cui viene utilizzata» e continuerà a non poter usare queste informazioni per «l’invio di pubblicità o contenuti targhetizzati». Così appunto l’avvocato Ernesto Belisario. “Nel resto del mondo e negli Stati Uniti, dove le preoccupazioni per la privacy si sono mescolate a quelle per la moderazione dei contenuti dopo l’assalto a Capitol Hill, diventa invece obbligatorio accettare che dati come il numero di cellulare o la rubrica di WhatsApp possano essere usati da Facebook per mostrare pubblicità personalizzate”, scrivono sul Corriere.

PER NOI DUNQUE TUTTO COME PRIMA?

Del medesimo avviso un articolo del Sole 24 Ore, divenuto particolarmente virale – sarà un caso? – su Facebook., che parla di tempesta in un bicchier d’acqua. “Questo aggiornamento – si legge sul quotidiano di Confindustria – mira proprio a tutelare Facebook che continuerà a usare i dati in arrivo dall’app di messaggistica istantanea, e a condividerli anche con Messenger e Instagram. In tutto questo, però, c’è la classica tempesta in un bicchier d’acqua. Perché in Italia (e nel resto d’Europa) questo aggiornamento non avrà effetti. A partire dal fatto che i due enti che gestiscono sono differenti: WhatsApp Ireland per gli utenti europei e WhatsApp Inc per il resto del mondo”.

IL GARANTE INDAGA

Sarà, ma intanto il Garante della Privacy si è mosso: “Il messaggio con il quale Whatsapp ha avvertito i propri utenti degli aggiornamenti che verranno apportati, dall’8 febbraio, nei termini di servizio – in particolare riguardo alla condivisione dei dati con altre società del gruppo – e la stessa informativa sul trattamento che verrà fatto dei loro dati personali, sono poco chiari e intelligibili e devono essere valutati attentamente alla luce della disciplina in materia di privacy. Per questo motivo il Garante per la protezione dei dati personali ha portato la questione all’attenzione dell’Edpb, il Board che riunisce le Autorità privacy europee. Il Garante ritiene che dai termini di servizio e dalla nuova informativa non sia possibile, per gli utenti, evincere quali siano le modifiche introdotte, né comprendere chiaramente quali trattamenti di dati saranno in concreto effettuati dal servizio di messaggistica dopo l’8 febbraio. Tale informativa non appare pertanto idonea a consentire agli utenti di Whatsapp la manifestazione di una volontà libera e consapevole. Il Garante si riserva comunque di intervenire, in via d’urgenza, per tutelare gli utenti italiani e far rispettare la disciplina in materia di protezione dei dati personali”.

LA PROROGA

Nel frattempo il 16 gennaio Facebook ha posticipato al 15 maggio i nuovi termini sulla privacy per WhatsApp, concedendo di fatto tre mesi in più agli utenti per rivederle e accettarle. L’annuncio segue la gragnuola di critiche piovute sull’app di messaggistica per l’aggiornamento dell’informativa sulla privacy e la fuga dal servizio verso le rivali Signal e Telegram. Inizialmente WhatsApp aveva fissato all’8 febbraio la scadenza per rivedere e accettare l’aggiornamento dell’informativa sulla privacy, pena la sospensione o l’eliminazione dell’account. Ora invece la società comunica che inviterà i suoi «utenti a rivedere l’informativa prima del 15 maggio, quando saranno disponibili le nuove opzioni business».

WhatsApp, tutto quello che c’è da sapere sulla nuova informativa privacy. Il commento di Rapetto

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