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Intelligenza Artificiale

Come si insinua l’intelligenza artificiale nelle grandi banche

Le grandi banche potrebbero non fidarsi di ChatGpt e, quindi, JP Morgan e Goldman Sachs stanno progettando i propri chatbot basati sull’intelligenza artificiale. Morgan Stanley, invece, ha stretto un accordo con OpenAI e una banca italiana ha stanziato 5 miliardi di euro per “tecnologia e crescita”. Tutti i dettagli

 

Nessuno è immune al fascino dell’intelligenza artificiale (IA), nemmeno le grandi banche, che però di fronte a quanto dimostrato finora da ChatGpt preferiscono costruire i propri chatbot.

È il caso di JP Morgan, Goldman Sachs e Morgan Stanley. Ma anche in Italia, Intesa Sanpaolo ha stanziato 5 miliardi di euro per “tecnologia e crescita”, con un occhio particolare per i progetti dedicati all’IA.

JP MORGAN POTREBBE LANCIARE IL PRIMO CHATBOT PER CONSIGLI FINANZIARI

La statunitense JP Morgan, dopo aver limitato l’uso di ChatGpt al suo personale per “normali controlli dell’azienda sui software di terze parti” e non a causa di un evento particolare o di un incidente – riferisce Bloomberg – sta lavorando al proprio chatbot, IndexGPT, che potrebbe essere il primo prodotto lanciato da un gruppo bancario con finalità esclusivamente finanziarie.

Un’IA di proprietà avrebbe l’obiettivo di mettere al riparo da software di terze parti informazioni riservate. Non a caso, per il Telegraph, la decisione di JP Morgan di prendere le distanze da ChatGpt, sarebbe stata motivata “dalle preoccupazioni per la condivisione di informazioni finanziarie sensibili con il chatbot”. Milano Finanza, invece, citando ipotesi che circolano in rete afferma che “tra le più accreditate c’è quella che fa riferimento alla poca accuratezza di molte informazioni fornite dal software, che mal si conciliano con il rigore richiesto alla più grande banca d’investimento al mondo. Un problema di credibilità quindi, e forse anche di gestione dei portafogli”.

Tra gli altri grandi istituti bancari che hanno posto restrizioni all’uso del chatbot di OpenAI ai propri dipendenti ci sono anche Citigroup, Bank of America, Wells Fargo e Deutsche Bank.

COSA FARÀ INDEXGPT

IndexGPT è un chatbot pensato per chi opera con il trading online o necessita di consigli di investimento. Si avvarrà di un “software di cloud computing che utilizza l’intelligenza artificiale” per “analizzare e selezionare i titoli su misura per le esigenze dei clienti”, ha riferito il colosso di Madison Avenue, provocando allarme nei consulenti finanziari che temono di essere rimpiazzati.

La banca attualmente sta impiegando 1.500 data scientist e ingegneri di machine-learning per testare “una serie di casi d’uso” della tecnologia Gpt. “Non potremmo parlare di IA senza menzionare Gpt e modelli linguistici di grandi dimensioni. Abbiamo riconosciuto la potenza e l’opportunità di questi strumenti e ci impegniamo a esplorare tutti i modi in cui possono apportare valore all’azienda”, ha dichiarato il responsabile tecnologico globale di JP Morgan, Lori Beer.

ANCHE GOLDMAN SACHS SI PREPARA A LANCIARE IL SUO CHATBOT…

Ma oltre a JP Morgan anche altre grandi banche si stanno approcciando da mesi all’intelligenza artificiale, soprattutto per usi interni. Goldman Sachs e Morgan Stanley hanno già iniziato a utilizzare il chatbot di OpenAI per aiutare gli ingegneri a creare codice o per rispondere alle domande dei consulenti finanziari.

Qualche mese fa, Goldman Sachs (un cui rapporto aveva annunciato il rischio che le intelligenze artificiali potessero minacciare 300 milioni di posti di lavoro) ha finanziato e posseduto fino a metà maggio Louisa, una piattaforma di social networking basata su algoritmi intelligenti, e ha annunciato che potrebbe creare ChatGS, il proprio chatbot basato su IA, “per aiutare i dipendenti a memorizzare conoscenze e rispondere a quesiti fondamentali”, secondo quanto riportato da Fortune.

…E MORGAN STANLEY STRINGE UN ACCORDO CON OPENAI

Morgan Stanley, invece, a marzo ha annunciato il lancio di un chatbot alimentato dalla più recente tecnologia di OpenAI per aiutare i suoi circa 16mila consulenti finanziari. La banca, secondo quanto dichiarato alla Cnbc da Jeff McMillan, responsabile dell’analisi, dei dati e dell’innovazione della banca, ha testato lo strumento di intelligenza artificiale con 300 consulenti e prevede di diffonderlo ampiamente nei prossimi mesi.

Invece di utilizzare tutto ciò che è contenuto in Internet, “questo strumento – spiega Cnbc – genera risposte solo su circa 100.000 ricerche che Morgan Stanley ha vagliato per questo uso, il che dovrebbe ridurre gli errori”. Inoltre, “per ridurre ulteriormente gli errori, la banca dispone di persone che controllano l’accuratezza delle risposte”.

Secondo un recente esperimento condotto da MF, ChatGpt infatti “si è mostrata fin troppo spregiudicata, perché a un piccolo investitore con rischio medio ha suggerito una quota di bitcoin in portafoglio del 20%: più o meno la stessa (20-30% senza cash e obbligazioni) consigliata a uno speculatore con 1 milione di patrimonio investibile. Se si considera che per Credit Suisse appena il 2% di cripto nel portafoglio di un individuo ultra-ricco rappresenta un quarto del rischio totale, praticamente siamo nel campo del gioco d’azzardo”.

COSA STA FACENDO INTESA SANPAOLO (E L’ITALIA)

Intanto, in Italia, Intesa Sanpaolo ha recentemente lanciato una nuova area dedicata all’Innovazione e all’Information Technology (IT), che attualmente comprende 180 risorse specializzate ma, secondo Repubblica, “il piano d’impresa 2022-25 – con 5 miliardi stanziati per ‘tecnologia e crescita’ – prevede l’ingresso di circa 2.000 professionisti in ambito IT”.

Infine, dal paper redatto da ABI Lab “L’intelligenza artificiale nelle banche: le nuove sfide, tra strategia e governo” e citato da Crif emerge che “l’88% delle banche hanno definito o stanno definendo una vera e propria AI Strategy e il 76% prevede un budget di investimento per questo tipo di iniziative. Inoltre, oltre la metà degli intervistati (58%) dichiara di lavorare alla messa in funzione di un framework di AI Governance”.

I RISCHI DELL’IA IN BORSA

Sebbene l’IA offra molti vantaggi, il crescente utilizzo di queste tecnologie nei mercati finanziari indica anche potenziali pericoli, scrive The Conversation. Le banche, non appena avranno risolto le preoccupazioni che nutrono nei suoi confronti, abbracceranno l’IA generativa perché i potenziali vantaggi “sono troppo significativi per lasciarseli sfuggire e c’è il rischio di rimanere indietro rispetto ai concorrenti, ma anche i rischi per i mercati finanziari, per l’economia globale e per tutti sono grandi”. E, dunque la speranza, è che le banche procedano con cautela.

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