skip to Main Content

Nucleare Sottomarini

Come procede la corsa ai sottomarini a propulsione nucleare nell’Indo-Pacifico

La scelta dell’Australia di optare per un programma di collaborazione con UK e Usa per la realizzazione di 8 sottomarini a propulsione nucleare sembra aver innescato una sorta di “corsa al sottomarino” da parte di altri Paesi della regione. L'analisi di Giovanni Martinelli

Fin dal primo momento, era parso chiaro a tutti che l’annuncio del 15 settembre scorso sulla nascita del patto trilaterale Aukus (tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti) in materia di sicurezza  avrebbe rappresentato una sorta di “spartiacque”.

E infatti, quel patto ha già cambiato in maniera significativa il quadro strategico nell’intera regione dell’Indo-Pacifico. A partire da quello che è stato il suo passaggio di maggiore importanza; la scelta cioè da parte dell’Australia di cancellare un contratto con la Francia per 12 sottomarini a propulsione convenzionale, optando così per un programma di collaborazione con UK e Usa per la realizzazione di 8 battelli ma, in questo caso, a propulsione nucleare.

Proprio questa scelta sembra così aver innescato una sorta di “corsa al sottomarino” da parte di altri Paesi della regione. Con alcuni di questi ora determinati a far maturare più velocemente progetti magari già avviati (anche solo a livello concettuale); altri ancora invece, pronti a farli partire.

LA SITUAZIONE ATTUALE: SOTTOMARINI A PROPULSIONE NUCLEARE SOLO PER CINA E INDIA

Nell’attesa che i frutti degli sforzi Australiani si concretizzino, sono solo 2 i Paesi che nell’area che dispongono oggi di sottomarini a propulsione nucleare: Cina e India.

In particolare, la prima allinea sia battelli lanciamissili balistici (con testate nucleari, dunque parte del deterrente strategico di Pechino), sia altri cosiddetti “di attacco”. Proprio questi ultimi sono gli “oggetti del desiderio” da parte di tante altre Marine Militari, in quanto piattaforme con prestazioni elevate e operativamente flessibili.

Diversa invece è la condizione dell’India; anch’essa dispone già del primo tipo di battelli ma, praticamente, non dispone dei secondi. Questo elemento si è così unito alla novità rappresentata da Aukus, costringendo le autorità politiche e militari a riflettere sulle priorità di rinnovamento del proprio Strumento militare. Tanto che gli analisti Indiani del settore sono ormai concordi nell’affermare che il progetto per la realizzazione di una nuova classe di sottomarini nucleari d’attacco (nota come Project 75 Alpha) e già in fase di gestazione, subirà ora un’accelerazione; magari aprendo anche a collaborazioni con altri Paesi (ad esempio, la Francia).

I POSSIBILI ARRIVI FUTURI, PAKISTAN E (SOPRATTUTTO) COREA DEL SUD

Nominare l’India, significa fare riferimento subito dopo al suo nemico storico e cioè il Pakistan. Ebbene, secondo informazioni rilanciate da siti Indiani, anche a Islamabad vedono AUKUS come una sorta di “acceleratore” funzionale all’avvio un programma del genere; ovviamente, pressati anche dalle simili mosse di Nuova Delhi. Ora, se in realtà una prospettiva del genere appare ancora davvero remota per diverse ragioni, non si deve comunque dimenticare che il Pakistan può pur sempre contare sull’aiuto della Cina…

Molto più concrete invece appaiono le possibilità per la Corea del Sud. Anzi, per capire a quale livello esse siano, giunge la notizia che il tema è addirittura entrato nella campagna per le Presidenziali! Del resto, Seoul è impegnata da tempo in un forte potenziamento della propria Marina; e più in particolare, in questi ultimi anni, c’è stata una spiccata attenzione proprio per lo sviluppo della componente subacquea. E la stessa ipotesi di acquisire sottomarini a propulsione nucleare non è certo una novità, dato che è dai primi anni 2000 che la Corea del Sud ci pensa; soprattutto in chiave di contrasto ai sempre pericolosi “cugini” del Nord,  ma non solo.

Ora, se da una parte si possono considerare come acquisite sia l’esigenza operativa, sia la capacità dell’industria locale (anche se ci sarebbe pur sempre bisogno dell’assistenza di un altro Paese, Usa o anche la Francia), dall’altra è evidente che comunque ci sono ancora degli ostacoli; soprattutto di natura “politica”.

E IL GIAPPONE?

La situazione di questo Paese presenta numerosi punti di contatto con la Corea del Sud; ancora una volta, Aukus ha fatto da “catalizzatore” per un dibattito sul tema, anche qui i bilanci della Difesa sono importanti al pari delle capacità industriali-tecnologiche locali (pure nello specifico settore del nucleare) e anche qui, nel caso, si potrebbe contare sull’aiuto degli Usa.

Dunque, anche il Giappone può essere considerato, a tutti gli effetti, un candidato all’acquisizione di battelli a propulsione nucleare. Più che per la Corea del Sud però, la particolare “sensibilità” del Paese verso certe questioni appare qui un ostacolo ancora maggiore.

In questa sorta di equazione tuttavia c’è da tenere conto di un altro fattore (molto) importante: la minaccia rappresentata dalla Cina. Una minaccia che negli ultimi tempi ha già costretto diversi Paesi a compiere scelte davvero significative in ambito Difesa; e che dunque, laddove essa dovesse ulteriormente acutizzarsi, potrebbe portare questi stessi Paesi a superare definitivamente certi “confini”.

 

Back To Top