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Riconoscimento Facciale Gaza

Come funzionano e chi produce i sistemi di riconoscimento facciale che Israele utilizza a Gaza

Un'inchiesta del New York Times rivela che Israele ha dispiegato un vasto programma di riconoscimento facciale a Gaza, a cui indirettamente contribuisce anche Google. Ma la raccolta e l'uso illegali di dati biometrici erano già in corso in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Tutti i dettagli

 

In Europa l’AI Act la esclude “in linea di principio”, Cina e Russia la utilizzano contro gruppi di minoranza e per reprimere il dissenso, e Israele, inizialmente intenzionata a servisene per individuare le persone prese in ostaggio da Hamas il 7 ottobre, ha ora messo in campo un ampio programma sperimentale a Gaza.

Si tratta della tecnologia di riconoscimento facciale, il cui uso – rivelato dal New York Times – sta colpendo centinaia di civili palestinesi, erroneamente accusati di avere legami con il gruppo terroristico.

Il programma usato si basa sulla tecnologia di una società privata israeliana, che si avvale anche di Google Photos. E, secondo un rapporto di Amnesty International, Israele si sarebbe già avvalso in passato di un altro sistema di riconoscimento facciale in Cisgiordania e a Gerusalemme Est.

IL PROGRAMMA DI RICONOSCIMENTO FACCIALE DI ISRAELE A GAZA

Funzionari dell’intelligence israeliana hanno riferito che, dopo il brutale attacco di Hamas del 7 ottobre, Tel Aviv ha iniziato a usare a Gaza la tecnologia di riconoscimento facciale per cercare gli ostaggi ma, col passare dei mesi e l’intensificarsi della guerra, è diventato uno strumento per eliminare chiunque avesse legami con Hamas o altri gruppi militanti.

DA AIUTO A MINACCIA PER LA POPOLAZIONE

Tuttavia, come ha dichiarato un ufficiale, la tecnologia ha anche erroneamente rilevato dei civili che non avevano niente a che fare con Hamas, trasformandosi così in un elemento di sorveglianza di massa dei palestinesi di Gaza, i cui volti vengono scansionati, raccolti e catalogati a loro insaputa o senza il loro consenso. L’identificazione avviene tramite un programma di intelligenza artificiale.

LA TECNOLOGIA DI CORSIGHT…

Il programma di riconoscimento facciale a Gaza, gestito dall’unità di intelligence militare israeliana, che comprende anche la divisione di cyber-intelligence Unit 8200, si basa sulla tecnologia della società privata israeliana Corsight, secondo quanto riferito al Nyt da quattro ufficiali. L’azienda, si legge sul suo sito, lavora con clienti aziendali e agenzie governative in diversi settori, tra cui l’aviazione, le forze dell’ordine, la vendita al dettaglio, l’intrattenimento e altri ancora.

La sede principale di Corsight AI si trova a Tel Aviv ma ha diversi uffici sparsi per il mondo tra Stati Uniti, Messico, Brasile, Regno Unito, Portogallo, India, Tailandia, Singapore e Australia.

Afferma che la sua tecnologia, alimentata dal sistema Autonomous AI, richiede che meno del 50% di un volto sia visibile per un riconoscimento accurato. Tuttavia, fonti dell’intelligence hanno detto che il programma era difficile da utilizzare se le riprese erano sgranate e i volti oscurati. E non si è rivelato sempre affidabile nemmeno per l’identificazione di persone ferite al volto o nel caso di civili palestinesi risultati falsi positivi, ovvero identificati come militanti di Hamas per sbaglio.

…E L’AIUTO DI GOOGLE

Per integrare la tecnologia di Corsight, gli ufficiali israeliani hanno quindi utilizzato Google Foto, il servizio gratuito di condivisione e archiviazione di foto del principale motore di ricerca. Caricando un database di persone conosciute su Google Foto, gli agenti israeliani hanno potuto utilizzare la funzione di ricerca fotografica del servizio per identificare le persone.

Secondo un funzionario intervistato dal Nyt, la capacità di Google di abbinare i volti e di identificare le persone anche con una piccola porzione di viso visibile è superiore a quella di altre tecnologie. Un portavoce dell’azienda, tuttavia, ha sottolineato che Google Foto è un prodotto gratuito per i consumatori che “non fornisce l’identità di persone sconosciute nelle fotografie”.

IL RICONOSCIMENTO FACCIALE IN CISGIORDANIA E A GERUSALEMME EST

Ma un rapporto di Amnesty International dello scorso anno fa sapere che Israele non è nuova all’uso del riconoscimento facciale. Ne avrebbe fatto uso già in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, dove dispongono di un sistema chiamato Red Wolf.

Ai posti di blocco in città come Hebron, afferma l’organizzazione, i palestinesi vengono scannerizzati da telecamere ad alta risoluzione prima di essere autorizzati a passare e i soldati usano anche app per smartphone per scansionare i loro volti e aggiungerli a un database, raccogliendo illegittimamente dati biometrici e limitando la libertà di movimento. Sempre a Hebron l’intera città è piena di telecamere di sorveglianza, montate praticamente ovunque.

Red Wolf sarebbe poi collegato ad altri due sistemi di sorveglianza gestiti dall’esercito e denominati Wolf Pack e Blue Wolf. Il primo è un vasto database che contiene tutte le informazioni disponibili sui palestinesi dei territori occupati, compreso dove vivono, chi sono i loro familiari e se sono ricercati per essere interrogati dalle autorità israeliane. Il secondo è un’app a cui le forze armate israeliane possono accedere tramite smartphone e tablet e che può richiamare istantaneamente le informazioni memorizzate nel database del Wolf Pack.

I PRODUTTORI CINESI E OLANDESI

Amnesty scrive nel rapporto che non può dire con certezza quali siano le aziende che forniscono alle autorità israeliane il software di riconoscimento facciale. Tuttavia, i ricercatori sono risaliti a due produttori di telecamere a circuito chiuso ad alta risoluzione: l’azienda cinese Hikvision e quella olandese TKH Security.

Secondo Hikvision, i suoi dispositivi possono collegarsi a un software di riconoscimento facciale esterno. E dal sito di TKH Security risulta che nel 2017 una società israeliana chiamata Mal-Tech Technological Solutions (Mal-Tech) è diventata il suo distributore ufficiale per il mercato israeliano, ma l’azienda ha dichiarato di “non averci fatto affari negli ultimi anni” e di non avere attualmente rapporti commerciali diretti con le forze di sicurezza israeliane.

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