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Come cambiano le norme Ue sulle batterie degli smartphone (e quali marchi non sono a norma)

Un solo iPhone contiene 16 terre rare su 17 e l'Ue ora vara norme per frenare il consumismo che vortica attorno agli smartphone (la cui longevità è legata a doppio filo alla durate delle batterie) e costringere i produttori a renderle sostituibili.

L’Ue accelera sulle norme che compongono il Green Deal europeo con l’approvazione di un nuovo regime che riguarderà le batterie per gli smartphone. La ratio alla base del pacchetto è rendere questi dispositivi più durevoli, facili da riparare ed efficienti dal punto di vista energetico. L’intervento dell’Europarlamento segue una proposta della Commissione del novembre 2022 e si va a incardinare nel regolamento UE sulla progettazione ecocompatibile.

BATTERIE, COSA CHIEDE L’UE AI PRODUTTORI DI SMARTPHONE (E NON SOLO)

Le nuove norme Ue prevedono che i produttori di smartphone progettino  le batterie portatili “negli elettrodomestici in modo che i consumatori possano rimuoverle e sostituirle facilmente”. Si tratta di una disposizione che mette fuori norma la maggior parte dei device oggi in circolazione e con ogni probabilità pure il cellulare che avete in tasca.

Il primo marchio che decise di non rendere raggiungibile il vano della batteria è stato Apple e non deve sorprendere, dato che contro l’azienda fondata da Steve Jobs l’Ue ha già combattuto la battaglia sui caricabatterie universali (sempre Apple difatti ha dato il via alla tendenza di differenziarsi dai competitor). Attualmente anche i marchi coreani e cinesi non prevedono l’estrazione delle batterie rispetto al corpo del device.

Chi è abbastanza anziano da ricordarselo, invece, saprà che agli albori della telefonia mobile tutti i modelli consentivano all’utente di raggiungere il vano batteria. Non solo: la batteria andava perfino rimossa per alloggiare la Sim. Questo permetteva al proprietario di non cambiare modello quando la batteria raggiungeva il termine della sua esistenza allungando la vita al proprio cellulare acquistandone semplicemente una nuova.

UNA MINIERA DI TERRE RARE

E l’Ue vuole proprio mettere un freno al consumismo che ruota attorno agli smartphone la cui sorte ormai è legata a doppio filo alla durata delle batterie. Si tratta del resto di vere e proprie miniere di terre rare e metalli tanto essenziali per lo sviluppo dell’industria hi-tech quanto limitati e difficili da estrarre.

Secondo l’American Chemical Society, un solo iPhone contiene 16 terre rare su 17, ma nel loro insieme non superano l’1% del peso del dispositivo. In ciascuna batteria al litio per cellulare albergano 3,5 grammi di cobalto e 1 grammo di terre rare.

Uno studio di E-waste Lab di Remedia, in collaborazione con il Politecnico di Milano, ha calcolato la composizione media di un cellulare: 9 grammi di rame, 11 grammi di ferro, 250 milligrammi di argento, 24 milligrammi di oro, 9 milligrammi di palladio, 65 grammi di plastica, 1 grammo di terre rare.

L’urgenza del problema è confermata da uno studio della Banca Mondiale, che in un recente rapporto, «What a Waste 2.0: A Global Snapshot of Solid Waste Management to 2050», stima che nel solo 2022 ben 16 miliardi di cellulari sono stati accantonati: sovrapponendoli, avremmo una torre alta ben 50mila chilometri, circa 6mila volte più dell’Everest.

L’Italia ha poi il primato di essere il Paese Ue in cui si ama maggiormente la tecnologia ma la si differenzia meno. Per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti elettronici, totalizziamo infatti appena il 39.4%, a fronte di una media europea del 46.8%, comunque lontana dall’obiettivo Ue del 65%. La media di raccolta pro-capite è pari a 6.5 chilogrammi contro i 10 chilogrammi della media continentale.

LA DICHIARAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE

Le nuove disposizioni comunitarie prevedono inoltre che tutti gli elettrodomestici e i veicoli elettrici, i mezzi di trasporto leggeri (come gli scooter elettrici) e le batterie industriali ricaricabili (con una capacità superiore a 2kWh) dovranno essere messi in commercio con dichiarazioni obbligatorie sull’impatto ambientale. Ci si aspetta qualcosa di simile al grafico sui consumi energetici oggi ben visibile sugli elettrodomestici esposti nei negozi.

In base al regolamento sull’etichettatura energetica proposto dalla Commissione Ue, gli smartphone e i tablet immessi sul mercato comune dovranno presentare informazioni relative a efficienza energetica, indice di riparabilità, longevità delle batterie, protezione da acqua e polvere e resistenza alle cadute accidentali. È la prima volta che in Europa viene imposto l’obbligo di mostrare un indice di riparabilità sui prodotti.

Le nuove norme di progettazione ecocompatibile per telefoni cellulari, cordless e tablet stabiliscono invece requisiti per garantire la resistenza alle cadute accidentali e ai graffi, la protezione da acqua e polvere e l’uso di batterie sufficientemente durevoli.

Sono incluse, tra l’altro, prescrizioni su smontaggio e riparazione, tra cui l’obbligo per i produttori di mettere a disposizione dei riparatori pezzi di ricambio essenziali entro 5-10 giorni lavorativi, e fino a 7 anni da quando il modello del prodotto smette di essere venduto sul mercato dell’UE. Insomma, dopo la telefonata che allunga la vita, claim di un famosissimo spot che ha cambiato il moto di intendere i caroselli televisivi, potremmo presto arrivare al cellulare che dura una vita.

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