L’annuncio dei nuovi device Google è stato in parte adombrato dalla polemica fatta scoppiare dagli influencer del programma Team Pixel che hanno denunciato l’imposizione di clausole che di fatto obbligavano i content creator a parlare bene – se non benissimo – degli smartphone di Mountain View. Ma c’è un altro curioso dettaglio da tenere in considerazione e che potrebbe creare qualche mal di pancia, soprattutto qui in Europa. E questa volta riguarda il Pixel Watch 3.
IL PIXEL WATCH 3 NON È REPARABILE?
A voler scherzare con le parole, potremmo dire che anziché dare alla propria utenza uno smartwatch “insostituibile”, di cui non poter fare a meno. la Big Tech statunitense starebbe per mettere in commercio un prodotto “irreparabile”. Nel senso di non-riparabile.
La conferma arriva dalla stessa Google: l’azienda guidata da Sundar Pichai, incalzata in proposito dalla testata AndroidAuthority, ha infatti ammesso che, in caso di danni al Pixel Watch 3, l’unica soluzione praticabile per l’utente sia contattare l’assistenza clienti per verificare le opzioni di sostituzione.
PER CAMBIARE LA BATTERIA SI DEVE CAMBIARE OROLOGIO?
Sebbene il rappresentante dell’azienda non sia sceso nei dettagli, la sostituzione dell’intero device dovrebbe avvenire persino nei casi in cui a smettere di funzionare sia la batteria. Insomma, quella frase laconica (“Esatto! Pixel Watch 3 può essere solo sostituito”) sembra lasciare intendere che qualsiasi operazione alla cassa dell’orologio imponga la sostituzione per intero del dispositivo.
E LA UE CHE DICE?
Non è una vera novità. Anche gli altri smartwatch Google non potevano essere riparati ma solo sostituiti. E ciò li aveva resi bersaglio di critiche piovute un po’ da ogni Paese del mondo. Ma adesso, soprattutto in Europa, ci si attendeva da parte della multinazionale americana una sterzata – la medesima per esempio che sta compiendo Apple in questi mesi – dato che il Pixel Watch 3, in vendita nella prima decade di settembre al prezzo di 399 euro per la variante a 41 millimetri e a 449 per quella da 45 mm, debutta successivamente all’arrivo nella Ue di una nuova direttiva volta a rafforzare le tutele a beneficio dei consumatori come pure dell’ambiente: il diritto Ue alla riparazione.
I NUOVI OBBLIGHI IN CAPO AI PRODUTTORI
Le norme comunitarie incoraggiano i consumatori a prolungare il ciclo di vita di un prodotto attraverso la sua riparazione e soprattutto obbligano i fabbricanti “a fornire servizi di riparazione tempestivi ed economici e a informare i consumatori sul loro diritto alla riparazione. Le merci in garanzia legale beneficeranno di un’ulteriore estensione di un anno, incentivando ulteriormente il consumatore a scegliere la riparazione anziché la sostituzione”.
Una volta scaduta la garanzia legale, “il produttore sarà comunque tenuto a intervenire sui prodotti domestici più comuni, che sono tecnicamente riparabili ai sensi della normativa UE, come lavatrici, aspirapolvere e smartphone. L’elenco delle categorie di prodotti potrà in seguito essere ampliato. I consumatori potranno anche prendere in prestito un dispositivo mentre il loro è in riparazione o, in alternativa, optare per un apparecchio ricondizionato”.
SONO ANCORA AMMESSI DEVICE NON RIPARABILI?
Lecito chiedersi, insomma, come la non riparabilità del Pixel Watch 3 possa coesistere con la nuova intelaiatura normativa. E alla possibile, nonché scontata, obiezione di Google che il suo servizio di sostituzione rispetta – ne siamo convinti – i dettami comunitari sulla tempestività dei servizi di riparazione, si deve controbattere sottolineando che resta comunque da sciogliere un altro nodo: come ciò coincida col cosiddetto esprit de loix ecologista della direttiva, ovvero con la necessità di “ridurre i rifiuti” di natura elettronica.
ATTENZIONE AL CONSUMATORE UE, MA PURE ALL’AMBIENTE
Si legge infatti nei lavori dell’Europarlamento: “Nell’ambito della transizione verde, la presente direttiva intende migliorare il funzionamento del mercato interno, promuovendo al contempo un consumo più sostenibile, e integra così l’obiettivo della direttiva (UE) 2019/771.”
Anche perché, se è vero che nel pieno del periodo di garanzia qualunque consumatore sarebbe ben felice di ricevere un prodotto nuovo al posto di riavere indietro il proprio semplicemente aggiustato, sembra meno probabile che al di fuori di quell’ombrello temporale in tanti procederanno con la sostituzione per intero di un device che ha ormai parecchi anni sulle spalle, è già stato tecnologicamente superato e abbisognerebbe solo della sostituzione di un componente.
I più, insomma, alla rottura fuori dalla garanzia potrebbero essere spinti ad acquistare direttamente un prodotto più nuovo e recente. Mentre la norma europea mira proprio a “estendere la durata di vita dei prodotti, ridurre i rifiuti e promuovere un’economia più sostenibile e circolare”. La speranza, insomma, è che quanto dichiarato dall’esponente di Google alla testata di settore (“Correct! Pixel Watch 3 is replacement only”) valga solo per i Pixel Watch 3 commercializzati negli Usa, ma potrebbe essere eccessivamente ottimistico confidare, per il mercato europeo, in politiche differenti che richiederebbero anche assemblaggi e progettazioni hardware differenti.
I NUOVI DIRITTI DEI CONSUMATORI
A margine di simili quesiti e al di fuori del caso di specie, è comunque bene ricordare i diritti di una direttiva passata un po’ in sordina che possono essere quotidianamente vantati nei rapporti con i costruttori di elettrodomestici e beni di consumo.
In particolare, le nuove norme obbligano i produttori a “fornire pezzi di ricambio e strumenti a un prezzo ragionevole e non potranno ricorrere a clausole contrattuali, tecniche hardware o software che ostacolino le riparazioni. In particolare, non potranno impedire l’uso di pezzi di ricambio di seconda mano o stampati in 3D da parte di riparatori indipendenti, né potranno rifiutare di riparare un prodotto solo per motivi economici o perché è stato precedentemente riparato da qualcun altro”.
Per facilitare il processo di riparazione in ambito comunitario, verrà creata una piattaforma online europea con sezioni nazionali “per aiutare i consumatori a trovare facilmente negozi di riparazione locali, venditori di beni ricondizionati, acquirenti di articoli difettosi o iniziative di riparazione gestite dalla comunità, come i repair café (caffè delle riparazioni)”.