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Intelligenza artificiale, ecco ritardi e obiettivi dell’Italia

Chi c’era e che cosa si è detto alla nascita del Laboratorio nazionale di intelligenza artificiale e sistemi intelligenti del Cini (Consorzio interuniversitario nazionale per l’informatica) L’Italia non vuole stare a guardare mentre i suoi partner europei varano strategie mirate allo sviluppo dell’intelligenza artificiale e delle sue applicazioni, un settore che deciderà la futura supremazia non solo…

L’Italia non vuole stare a guardare mentre i suoi partner europei varano strategie mirate allo sviluppo dell’intelligenza artificiale e delle sue applicazioni, un settore che deciderà la futura supremazia non solo tecnologica ma economica e, molto probabilmente, geopolitica dei paesi. L’iniziativa parte per ora dal mondo accademico con la nascita del Laboratorio nazionale di intelligenza artificiale e sistemi intelligenti del Cini (Consorzio interuniversitario nazionale per l’informatica) ma aspira a coinvolgere governo, imprese, capitali e, naturalmente, università e centri di ricerca nazionali e internazionali esterni al Cini. Al Lab già afferiscono oltre 600 ricercatori italiani di 40 università e dei principali centri di ricerca, tra cui il CNR, l’IIT (Istituto italiano di tecnologia) e la Fondazione Bruno Kessler.

Il Laboratorio nazionale di intelligenza artificiale e sistemi intelligenti (AIIS) è stato presentato oggi a Roma presso la Facoltà di Informatica dell’Università La Sapienza dal presidente del Cini, Paolo Prinetto, e dalla direttrice Rita Cucchiara dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (vice direttore dell’AIIS è Marco Gori dell’Università degli Studi di Siena); sono intervenuti Roberto Baldoni, vice direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS), Stefano Firpo, direttore generale per la politica industriale, la competitività e le piccole e medie imprese del Ministero dello sviluppo economico, e Marco Bani, che guida la Task force sull’AI dell’Agid, che studia come la diffusione di soluzioni e tecnologie di Intelligenza Artificiale possa incidere sull’evoluzione dei servizi pubblici per migliorare il rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini.

L’obiettivo del nuovo Laboratorio nazionale dell’AI è quello di porre le basi per dar vita in Italia a un ecosistema dell’intelligenza artificiale inclusivo di tutte le competenze e capace di fare leva sulle eccellenze nazionali superandone l’attuale frammentazione per rafforzare il ruolo scientifico e tecnologico dell’Italia nell’Europa e nel mondo. Il laboratorio aspira a contribuire a iniziative scientifiche e tecnologiche già avviate, tra cui i Cluster nazionali e i Competence center del programma Impresa 4.0, e non vuole avere carattere speculativo: la ricerca deve portare allo sviluppo di applicazioni e al trasferimento di conoscenze verso l’industria. Il Laboratorio nazionale dell’AI approfondirà e coordinerà il lavoro italiano in tutte le aree dell’AI e dello sviluppo di sistemi e servizi intelligenti comprendendo in un unico paradigma molte tecnologie: sistemi percettivi, sistemi di apprendimento e ragionamento automatico, sistemi in grado di agire sull’ambiente, sistemi di retrieval, Q&A e profilazione degli utenti, sistemi orientati alla cybersecurity e all’analisi dei social network. Tra gli obiettivi c’è la valutazione delle grandi opportunità economiche dell’AI ma anche dei suoi rischi e delle implicazioni etiche: l’AI ha impatti che vanno dalla privacy alla sicurezza nazionale. “Stamattina facciamo il kick-off del Lab: cominceremo a lavorare già nel pomeriggio”, ha affermato il presidente del Cini Prinetto.

“L’accademia italiana è ancora troppo divisa: abbiamo bisogno di lavorare insieme”, ha sottolineato la direttrice dell’AIIS Rita Cucchiara. “Dobbiamo coordinarci anche con le iniziative europee e, spero, lavorare insieme al governo italiano. L’Italia sull’AI c’è, ma ora servono investimenti: i governi di Francia, Germania e Uk hanno già varato le loro strategie sull’intelligenza artificiale e da due anni Usa e Cina si sfidano per il primato tecnologico in questo settore mettendo in campo investimenti colossali. L’Ue e l’Italia rischiano di restare indietro se mancano risorse, volontà politica e investimenti pubblico-privati”.

“La competitività italiana ha bisogno di coordinare tutte le sue competenze e fare sistema”, ha ribadito Baldoni, sottolineando che da un lato occorrerà confrontarsi con gli altri paesi, dall’altro dialogare con gli attori privati, a partire dagli Over-the-top, colossi del calibro di Google, Facebook, Tencent, Alibaba. “Dobbiamo recuperare rapidamente il ritardo sulle start-up e creare un ecosistema per trattenere i talenti”, ha sottolineato Baldoni.

Ovviamente servono anche i capitali, ma l’Italia deve compiere tutta una serie di piccoli grandi miracoli per assumere un ruolo rilevante nell’AI. Per Firpo del Mise il vero nodo da sciogliere è la scarsa capacità del nostro paese di fare trasferimento tecnologico: “Siamo in forte ritardo, la ricerca non arriva alle imprese”, ha detto Firpo. “Dobbiamo far lavorare università e imprese insieme sfruttando i talenti e superando la frammentazione regionale. Il Mise ha agito in questa direzione con i centri di competenza per un trasferimento tecnologico che va a vantaggio dell’industria e stimolando il venture capital”. L’Italia, ha continuato Firpo, deve restare dentro le grandi iniziative dell’Europa e scegliere le applicazioni pratiche dell’AI in cui vuole diventare eccellente, che sia la robotica o l’analisi dei dati per il settore sanitario.

L’AI si è imposta come la tecnologia che decreterà i vincitori e i vinti della scena tecnologica, economica e politica mondiale, ma l’Italia si deve strutturare e deve farlo subito per recuperare il ritardo con cui si muove: l’intelligenza artificiale non è nata oggi. Su banda ultralarga fissa, 5G e Impresa 4.0 il nostro paese ha dimostrato negli scorsi anni di essere in grado di bruciare velocemente le tappe; sull’AI giochiamo una partita competitiva vitale e il messaggio dal kick-off del Laboratorio nazionale dell’AI del Cini è più che chiaro: serve l’impegno di tutti, non solo le università e la ricerca, ma la politica, il capitale di rischio e le imprese private – se non vogliamo che a finanziare i progetti dell’AI siano sempre e solo i soliti Google, Ibm, Amazon, Samsung e Baidu.

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