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Chip, cosa succede in Germania con Tsmc e Intel

Dopo l'entusiasmo per l'avvio dei lavori di costruzione della fabbrica chip di Dresda (jv con Tsmc) non si dissipano i timori per un eventuale ripensamento di Intel a Magdeburgo, l'altro importante tassello dello sviluppo dell'industria digitale nella Germania orientale

Mentre a Dresda politici tedeschi, imprenditori taiwanesi e la presidente della Commissione europea festeggiano la posa della prima pietra del nuovo stabilimento di produzione di microchip della TSMC, azienda di Taiwan principale produttore mondiale di chip per computer, crescono i timori per un altro tassello del piano di sviluppo dell’industria digitale nella Germania orientale: la fabbrica di chip di Intel a Magdeburgo.

Eppure solo poche settimane il mondo era ancora in ordine anche nell’area industriale di Eulenberg, alle porte di Magdeburgo. Era l’inizio di luglio e dopo mesi di ispezioni l’Ufficio dell’Amministrazione regionale della Sassonia-Anhalt aveva dato il via libera ai primi lavori del mega progetto dei prossimi anni: un’enorme fabbrica di chip per l’azienda statunitense Intel. Il cosiddetto “inizio anticipato delle misure”, termine tecnico amato dalla burocrazia tedesca, autorizzava le prime misure di costruzione, in pratica “tutti gli scavi necessari per gli edifici della fabbrica e i bacini di ritenzione delle acque piovane e la costruzione di strade interne”. Ben due anni dopo che i dirigenti di Intel avevano annunciato l’intenzione di ubicare i propri stabilimenti alla periferia della capitale della Sassonia-Anhalt, sembrava finalmente che i lavori di costruzione potessero iniziare.

Un mese dopo quell’euforia è stata soppiantata da un preoccupato scetticismo. I dati trimestrali disastrosi pubblicati da Intel nell’ultimo fine settimana di luglio, associati all’annuncio dell’amministratore delegato Pat Gelsinger del taglio di 15.000 posti di lavoro, della riduzione del 20 per cento degli investimenti e della messa in discussione di tutti i progetti in corso, hanno sollevato dubbi sulla possibilità che Intel vada effettivamente avanti con i suoi piani di costruzione del nuovo stabilimento in Germania.

Il panico non è circoscritto alla comunità politica e imprenditoriale del piccolo Land orientale tedesco, ma si è diffusa anche a Berlino. La domanda che Olaf Scholz e i ministri economici del suo governo si pongono è se l’azienda americana staccherà la spina anche al mastodontico progetto in cui prevede di investire circa 30 miliardi di euro nel prossimo decennio, peraltro sovvenzionati con la cifra record di 9,9 miliardi di euro dalle casse dello Stato tedesco?

Olaf Scholz aveva personalmente esercitato pressioni a favore del trasferimento e della sovvenzione record ai tempi della trattativa, spegnendo le critiche con i numeri dell’occupazione prevista e della qualità innovativa del progetto per una regione povera e alla ricerca di un rilancio strutturale.

Il progetto ha un nome suggestivo da fantascienza, “Fab 29”, e non sarebbe solo uno dei più grandi investimenti in un sito nella storia dell’azienda. L’enorme fabbrica di chip, in cui Intel prevede da sola di creare circa 3.000 posti di lavoro ad alta tecnologia e attorno alla quale verranno creati altri migliaia di posti di lavoro da parte dei fornitori, sarebbe anche il più grande investimento singolo mai fatto da un’azienda straniera in Germania.

Un progetto dei record, insomma, uno dei pochi fiori all’occhiello che il governo Scholz può vantare in questa complicata legislatura segnata da crisi internazionali e stagnazione (se non piccole recessioni) economiche interne. Le dichiarazioni con cui Gelsinger ha accompagnato i dati sulle perdite trimestrali, risultate ben peggiori di quel che gli analisti temevano, alimentano i timori.

L’amministratore delegato non ha seminato alcuna speranza di una rapida inversione di rotta nel prossimo trimestre e ha invece parlato di risparmi e revisioni di strategie. Troppo pessimismo perché non squillasse il campanello d’allarme tra i consiglieri comunali di Magdeburgo e soprattutto alla cancelleria federale di Berlino.

Ora, dopo lo champagne versato a Dresda per l’impianto di TSMC, i rappresentanti del governo tedesco si mostrano di nuovo fiduciosi che Intel manterrà il progetto. “Non c’è alcuna indicazione che l’azienda stia cambiando idea, ma dobbiamo sederci insieme a un tavolo con i rappresentanti del gruppo statunitense”, ha dichiarato un insider all’Handelsblatt. Dopo l’annuncio di Gelsinger a luglio, infatti, non ci sono stati colloqui ai massimi livelli tra il governo e Intel.

Secondo il retroscena del quotidiano economico tedesco, “le parti coinvolte si aspettano che la Commissione europea approvi il finanziamento entro la fine dell’anno. Inoltre, non ci saranno modifiche sostanziali all’importo del finanziamento. Il governo tedesco ha già depositato quattro miliardi per Intel nel Fondo per il clima e la trasformazione (KTF) per l’anno in corso.

Secondo le persone coinvolte, il fatto che ci voglia più tempo rispetto a TSMC è in parte dovuto al comportamento di Intel. L’azienda statunitense sta cercando di ottenere l’approvazione principalmente attraverso i canali politici, tramite il commissario europeo per la concorrenza Margrethe Vestager.

Nella fase attuale, tuttavia, il lavoro dettagliato con il livello di lavoro della Commissione è più importante, spiega un insider. Intel non è sempre troppo collaborativa”. Intanto a Magdeburgo non si sono fermati i preparativi per il cantiere. Venerdì scorso è iniziata la costruzione della strada che condurrà al sito di Intel. E il ministro dell’Economia della Sassonia-Anhalt ha smentito un’indiscrezione dello Spiegel, secondo cui il governo del Land starebbe vagliando anche ipotesi di insediamenti alternativi nel caso alla fine Intel si ritirasse: “Non valutiamo alcuno scenario alternativo”, ha detto all’agenzia di stampa tedesca.

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