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Intelligenza Artificiale

Chi in America si chiede: ci stiamo fossilizzando troppo contro la Cina sull’Intelligenza artificiale?

Quando si parla di Intelligenza artificiale gli Usa sono focalizzati soprattutto nella corsa sulla Cina mentre molti altri attori si stanno affacciando sul palcoscenico. Un approfondimento di Axios

Sono passati tre anni da quando la Casa Bianca, per la prima volta, ha pubblicamente ammesso di voler fare degli Stati Uniti una guida nel settore della ricerca sull’intelligenza artificiale. Ma per il momento alcune domande chiave senza risposta stanno ancora frenando la corsa per affermare questo tipo di tecnologia, scrive il magazine Kaveh. A differenza degli Usa c’è chi, però, sta procedendo spedito grazie a ingenti investimenti e pochi ritardi, come la Cina.

LE DOMANDE ALLA STRATEGIA USA

Secondo quanto riferisce Axios, le grandi domande della politica americana in materia di intelligenza artificiale ruotano in gran parte intorno alla concorrenza con gli avversari, che per ora sono soprattutto i cinesi. E qui sorgono una serie di domande: quanto dovrebbero lavorare le aziende e i ricercatori occidentali con le controparti straniere che possono usare l’intelligenza artificiale anche per la repressione interna armata? Alcuni studenti e studiosi stranieri dovrebbero essere esclusi dallo studio o dal lavoro negli Stati Uniti? Le aziende tecnologiche statunitensi dovrebbero sviluppare software per il Pentagono, nello stile della cooperazione civile-militare cinese? Quanto dovrebbero essere autonome le future armi dell’esercito statunitense, dato che la Cina sta già vendendo all’estero droni mitragliatori presumibilmente autonomi?

NESSUNO RISPOSTA CHIARA, NEMMENO DAL CONGRESSO

In un report rilasciato in settimana, la Commissione di sicurezza nazionale sull’intelligenza artificiale – un gruppo del Congresso creato per offrire raccomandazioni nel settore – ha cercato di arrivare a una condivisione sulle domande ma senza una intesa chiara: “Queste sono domande a cui non credo si possano dare risposte chiare, e dove le passioni e le prospettive possono diventare abbastanza polarizzanti”, ha detto Elsa Kania, collaboratrice del Center for a New American Security.

CONCENTRARSI SULLA CINA NON PAGA

“Se si guarda a ciò che viene detto, continuiamo a sentire le cose giuste – ha ammesso ad Axios William Carter, vice direttore del programma di politica tecnologica del Center for Strategic and International Studies -. Ma se si guarda a ciò che si sta facendo, non è un granché”. Secondo Axios, l’attenzione di Washington sulla Cina ha contribuito in qualche modo ad affievolire la spinta verso politiche di sostegno all’ecosistema dell’intelligenza artificiale statunitense con denaro e normative chiare. “Essere cattivi con la Cina è politicamente facile per entrambe le parti in questo momento”, ha spiegato Carter.

NON C’È SOLO PECHINO IN GARA

Questa tendenza è stata evidente durante la conferenza organizzata dalla Commissione di sicurezza nazionale sull’intelligenza artificiale, che ha riunito i funzionari del Pentagono e le migliori menti della Silicon Valley. La Cina è stata presente in tutte le discussioni. Ma, come ha sottolineato Marjory Blumenthal, ricercatore politico senior presso la RAND Corporation ed ex consigliere tecnologico del presidente Obama ad Axios, non bisognerebbe focalizzarsi solo su Pechino: “In futuro, paesi più piccoli o attori non statali potrebbero causare scompiglio con un’Intelligenza Artificiale sempre più accessibile”.

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