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Che cosa cela la guerricciola tra Spotify e Apple

L'articolo di Francesco Bertolino

Spotify alza la pressione su Apple, facendo appello ai consumatori. II ceo Daniel Ek ha detto ieri che la piattaforma di streaming musicale sarà costretta ad aumentare i prezzi se Apple continuerà ad applicare una commissione del 30% per l’utilizzo dell’App Store. Pochi giorni fa, Spotify ha depositato un ricorso alla Commissione europea contro la Mela, accusata di abuso di posizione dominante.

ECCO I DETTAGLI DELLA GUERRA FRA SPOTIFY E APPLE

Secondo la piattaforma, la «tassa» del 30% imposta sugli acquisti effettuati attraverso il sistema di pagamento dell’App Store rappresenta un indebito ostacolo alla concorrenza e finisce per favorire Apple Music, il servizio di streaming musicale del colosso guidato da Tim Cook. Apple ottiene «un vantaggio ingiusto, avendo la possibilità di competere a prezzi di gran lunga inferiori», ha rimarcato Ek. «Ritengo ovviamente che il nostro servizio sia superiore al loro, ma una differenza del 30% nel costo pesa». Se la commissione non verrà eliminata, ha concluso, «non avremo altra scelta che alzare i nostri prezzi».

CHE COSA SOSTIENE SPOTIFY CONTRO APPLE

Il management di Spotify ha sempre respinto le richieste degli azionisti di alzare il costo dell’abbonamento, preferendo espandere la base clienti prima di dedicarsi alla ricerca di una superiore redditività. La piattaforma, fondata nel 2008, conta 96 milioni di utenti a pagamento su un totale di 203 iscritti. Nel 2015, però, sul mercato è arrivata anche Apple Music che, forte del sostegno finanziario del colosso di Cupertino e avvantaggiandosi all’ecosistema Apple, ha raggiunto in pochi anni 50 milioni di abbonamenti, diventando grazie alla diffusione dell’iPhone la prima applicazione di streaming musicale negli Stati Uniti.

LO SCENARIO PER NETFLIX

L’esperienza di Spotify suona come un monito per Netflix. Nei prossimi giorni Apple dovrebbe lanciare un servizio di streaming video in concorrenza con la società di Reed Hastings. Secondo gli analisti di Wedbush, la piattaforma di Cupertino avrebbe le potenzialità per raggiungere 100 milioni di abbonati in tre-cinque anni (Netflix, partita nel 1997, ne conta oggi 139 milioni), generando ricavi fra i 7 e i 10 miliardi di dollari. Un contributo prezioso per Apple, che negli ultimi tempi ha sofferto lo stallo nelle vendite di iPhone, la principale voce di fatturato.

LA STRATEGIA DI APPLE

Per compensare questa stagnazione, Cupertino ha adottato una strategia che si impernia sulla crescita dei servizi (Apple Music, iCloud, Apple Pay, Apple Care e presto, forse, il servizio video). Gli analisti della casa d’affari Cowen si aspettano grandi cose dalla diversificazione di Apple e hanno perciò alzato il prezzo obiettivo sul titolo del 20% a 220 dollari. Ieri, a un’ora dalla chiusura di Wall Street Apple saliva dell’1,2% a 184 dollari.

 

Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza

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