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Apple ha un problema in Texas (e non solo) sull’età degli utenti

Il Ceo di Apple, Tim Cook, ha chiamato al telefono il governatore del Texas per bloccare in extremis la promulgazione di una legge a verificare l’età di ogni utente prima di consentire il download di qualsiasi applicazione. Il problema però si allarga a macchia d'olio: altri nove stati statunitensi stanno presentato norme analoghe

Secondo quanto riporta il Wall Street Journal, il Ceo di Apple, Tim Cook, si starebbe muovendo personalmente – falliti tutti gli altri tentativi di dissuasione posti in essere finora – per provare a bloccare la promulgazione della nuova legge texana sulla sicurezza dei minori online – nota come App Store Accountability Act, SB 2420 – che imporrebbe tra le altre cose ai gestori degli store per app di effettuare verifiche serie e non di facciate sull’età dei propri clienti. La testata statunitense riferisce in merito di una telefonata effettuata dai piani più alti di Cupertino (leggasi Tim Cook) al governatore dello stato del Texas, Greg Abbot.

TEXAS E NON SOLO, LE GRANE POLITICHE DI APPLE

Solo l’ennesima grana tutta politica per Apple già alle prese in Europa con le conseguenze delle norme sull’apertura dei mercati digitali e negli Usa con le pressanti richieste di Donald Trump di spostare la sua filiera, per lo più dislocata tra Cina e India, all’interno dei 50 Stati così da creare occupazione.

Secondo quanto riportato dal Journal , Cook e Abbott avrebbero avuto una conversazione “cordiale” in cui Cook ha chiesto emendamenti o il veto al disegno di legge. Un portavoce di Abbott ha dichiarato al giornale che il governatore “esaminerà attentamente questa legge, come fa con qualsiasi proposta di legge che gli viene sottoposta”.

COSA PREVEDE LA NORMA DEL TEXAS CHE NON PIACE AD APPLE

La legge, già approvata dal parlamento locale e in attesa della firma del governatore del Texas per la sua promulgazione, stabilisce requisiti di verifica dell’età e richiede il consenso dei genitori prima che un minore possa scaricare o effettuare acquisti all’interno di applicazioni software. “Gli app store devono verificare l’età degli utenti utilizzando un metodo commercialmente ragionevole e classificarli in una delle quattro categorie seguenti: bambino (sotto i 13 anni), adolescente (13-15 anni), adolescente (16-17 anni) o adulto (18+). Se un utente è classificato come minorenne, l’app store deve associare l’account del minore a quello di un genitore o tutore verificato. È quindi necessario ottenere il consenso dei genitori per ogni download o acquisto in-app. Gli app store sono inoltre tenuti a informare gli sviluppatori dell’app in caso di revoca del consenso da parte di un genitore”.

COSA DICE CUPERTINO SULLA NORMA TEXANA

Sul fronte texano la posizione di Apple è la seguente, vergata a favore della stampa: “Condividiamo l’obiettivo di proteggere i minori online, ma SB 2420 rappresenta una minaccia per la riservatezza di tutti gli utenti. Imporre la raccolta di dati personali sensibili per chiunque voglia scaricare un’app – anche solo per consultare il meteo o i risultati sportivi – è un passo troppo invasivo”.

ALTRI NOVE STATI PRONTI A DARE BATTAGLIA

Ma il Texas non è il solo Stato americano a impensierire Apple, dal momento che proposte affini sono in studio (o sono già state approvate, come in Utah) nei confronti anche dei social network o comunque delle principali piattaforme di ritrovo per i giovanissimi, come YouTube di Google.

La risposta delle Big Tech statunitensi finora non è stata univoca: Apple per esempio sostiene il Kids Online Safety Act, una proposta federale che sposterebbe la responsabilità sui fornitori di servizi online, obbligandoli a prevenire i rischi per i minori, mentre Google avrebbe finanziato attività di lobbying, scrive TheVerge, contro entrambe le proposte di legge.

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