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Perché Airbnb pensa di lanciarsi nei cieli con una compagnia aerea

Quell’”Air” nel nome la dice lunga. La popolare piattaforma per l’home-sharing Airbnb starebbe valutando l’opportunità di lanciare una propria compagnia aerea nel tentativo di trasformarsi da un’app di condivisione della casa a un portale “one-stop-shop” dei viaggi. UN VETTORE BNB AIR Il fondatore Brian Chesky ha messo in allerta l’industria aerea, dopo aver rivelato in…

Quell’”Air” nel nome la dice lunga. La popolare piattaforma per l’home-sharing Airbnb starebbe valutando l’opportunità di lanciare una propria compagnia aerea nel tentativo di trasformarsi da un’app di condivisione della casa a un portale “one-stop-shop” dei viaggi.

UN VETTORE BNB AIR

Il fondatore Brian Chesky ha messo in allerta l’industria aerea, dopo aver rivelato in una recente intervista al britannico The Sunday Times di pensare all’espansione della sua attività al mondo dell’aviazione. “Abbiamo seriamente preso in considerazione molte cose nel settore dell’aviazione e abbiamo passato molto tempo ad esplorare concetti diversi. Vogliamo sicuramente assicurarci l’ingresso nel business del viaggio end-to-end” ha dichiarato il 36enne miliardario Chesky. Ha addirittura scherzato sull’eventuale nome della compagnia “Bnb Air ovviamente”.
Oggi Airbnb conta 300 milioni di persone che hanno utilizzato il servizio, presente in 192 paesi. La notizia che un giorno i consumatori potrebbero prenotare un volo oltre l’alloggio arriva dopo che la società ha annunciato nuove categorie di case nella sua piattaforma, inclusa una serie “Plus” con qualità garantita, oltre a incrementare il servizio “Experiences”: l’inclusione nell’offerta di attività e visite guidate da esperti locali.
Nel 2018, Experiences si espanderà fino a 1.000 destinazioni, tra cui l’isola di Pasqua, la Tasmania e l’Islanda, e si aggiungeranno nuove categorie come concerti, cene sociali, avventure ed esperienze di impatto sociale. L’obiettivo è arrivare entro il 2028 a un miliardo di arrivi, con o senza ali.

LA GUERRA A BOOKING&CO

Quello dei voli non sarebbe il primo guanto di sfida lanciato da Airbnb: l’anno scorso il colosso dell’home-sharing è andato contro il settore alberghiero concorrendo con i siti di prenotazione di viaggi online, come Expedia e Booking.com. Non solo, martedì Airbnb ha diffuso una lettera aperta e indirizzata a proprietari di boutique hotel e bed-and-breakfast illustrando loro i vantaggi nel migrare sul proprio sito, che vanta già circa 4,5 milioni di inserzioni globali, con tariffe più basse ottenendo un taglio dal 9 al 15%su ogni prenotazione. Per rincarare la dose, Airbnb ha pubblicato anche un sondaggio commissionato, dal quale emerge che i proprietari di piccole strutture ricettive sono insoddisfatti dai siti tradizionali. “Numerosi proprietari di questi hotel boutique ritengono che le tariffe addebitate da siti di prenotazione come Booking.com, Hotels.com e Expedia siano troppo alte” si legge nella nota: “Inoltre, la maggior parte di loro non è consapevole del fatto che sono soggetti a tariffe più elevate rispetto ai grandi hotel registrati su queste piattaforme”. Queste piattaforme sono dei giganti anch’essi nel mondo dei viaggi. Da una parte Booking.com, con sede in Olanda, vanta oltre 1,7 milioni di strutture in quasi tutti i paesi del mondo, oltre a offrire biglietti aerei e ferroviari e noleggio auto. Dall’altra parte Expedia, con sede negli Stati Uniti, offre quasi 600mila strutture, 500 compagnie aeree in portfolio, oltre al noleggio auto e biglietti per crociere. Si prospetta dunque uno scontro tra titani.

TUTTO È INIZIATO DA UN MATERASSO

Sono passati 10 anni da quando Brian Chesky e il suo co-fondatore, Joe Gebbia, hanno noleggiato materassi ad aria nel loro appartamento di San Francisco a tre estranei in città per una conferenza. Da quel momento la startup della Silicon Valley vanta circa 4,5 milioni di case in affitto in oltre 81mila città. Man mano che Airbnb è cresciuta, è stata sottoposta a un controllo crescente da parte delle autorità di regolamentazione delle città: i governi locali da San Francisco a New York a Londra hanno dato filo da torcere a Airbnb che alla fine ha dovuto ridimensionare le sue offerte, riscuotere le tasse di soggiorno e adeguarsi alle regole che richiedono agli host (i proprietari delle case in affitto) di registrarsi ufficialmente nelle città. Insomma, la piattaforma di home-sharing è pronta alla guerra tutti contro tutti nel mercato del travel online.

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