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5G, come finanziare oculatamente infrastrutture di hyper-connettività

Come scegliere e finanziare l’infrastruttura di hyper-connettività 5G. L'approfondimento di Ottavio Carparelli, ex senior manager nel settore delle telecomunicazioni, oggi consulente in strategia aziendale

Nei 3 articoli precedenti di questa serie su Start Magazine, ho brevemente espresso le seguenti opinioni riguardo ai cambiamenti sociali che verranno facilitati dalla hyper-connettività “di tipo 5G e oltre” (ricordo che per hyper-connettività si intende una comunicazione estremamente veloce e con tempi di risposta rapidissimi e deterministici)

  • I campi applicativi legati alla realtà aumentata sono quelli che probabilmente suggeriscono scenari più suggestivi e forse con più impatto trasformativo sulla società
  • La realtà aumentata ha uno spettro di applicazione molto ampio, favorire e sfruttare scenari di trasformazione positivi richiede la messa in opera di un sistema di gestione dell’innovazione che identifichi e sostenga le applicazioni promettenti
  • La fruizione su larga scala delle esperienze in realtà aumentata si farà a partire da zone prioritarie dove la richiesta dei nuovi servizi sarà più elevata (porti e aeroporti, centri cittadini, centri sportivi e culturali di primo piano, ecc.); tali zone prioritarie richiederanno un investimento in infrastruttura significativo che, se non gestito in modo oculato, potrebbe portare a sprechi energetici e quindi in definitiva ad un degrado, ma se gestito in modo efficace potrebbe permettere l’emergere di una nuova economia virtuosa

Oggi faccio alcune considerazioni su come scegliere e finanziare l’infrastruttura necessaria per i nuovi scenari. Premettiamo che il concetto di investimento in infrastruttura è un concetto che ha storicamente risvegliato le divisioni ideologiche, schematicamente troveremo le opinioni seguenti: “Meglio evitare un’infrastruttura che trasforma e quindi deturpa la natura e la società”, “meglio evitare investimenti governativi che richiedono tasse e quindi pesano sui cittadini, l’investimento dovrebbe essere essenzialmente privato, con ritorno finanziario positivo ed il meno regolamentato possibile, se no vuol dire che non serve e non genera ricchezza”, “è meglio se gli investimenti in infrastruttura vengono gestiti da apposite istituzioni, un investimento infrastrutturale puramente privato e poco regolamentato fa tipicamente molto male all’ambiente e ad alcune fasce della popolazione, mentre un mancato investimento infrastrutturale può creare problemi di competitività e quindi alla fine nuoce alla popolazione locale”. Lungi da me l’idea di prendere posizione ideologica su una qualunque di queste visioni che hanno tutte dei meriti. Diciamo che il mio obiettivo è di immaginare, nel contesto della 5G e della hyper-connettività, modelli che permettano di trattare “delicatamente” I tre punti di vista: non si può nuocere (troppo) alle risorse di cui disponiamo; non si può ricavare (solo) dalle tasse o da fondi europei l’investimento necessario ad una infrastruttura di innovazione; non si può ignorare il bisogno di creare un tessuto che favorisca l’iniziativa economica (e quindi di creare un’infrastruttura che serva all’avanzamento sociale e alla generazione di ricchezza).

Partendo da questo assunto, realizzare oculatamente, su molti anni, un’infrastruttura di hyper-connettività e di realtà aumentata che permetta i nuovi scenari (in una particolare zona geografica o economica), richiede 3 principi guida:

  • la selezione dell’infrastruttura sulla base di principi di consumo energetico sostenibile;
  • la selezione di elementi il più possibile multi-uso, che possano essere trattati come attivi su cui generare dei nuovi modelli di business, magari finanziando l’acquisto tramite un co-interessamento ai risultati di business dei fornitori di tale elementi di infrastruttura;
  • la partecipazione attiva dell’amministrazione alla promozione dei modelli di innovazione e di business per poter facilitare la generazione dei ritorni su investimento che finanzieranno l’infrastruttura stessa.

Cerchiamo di trattare gli elementi uno dopo l’altro. Come già spiegato in precedenti articoli, l’infrastruttura necessaria alla messa in opera di applicazioni hyper-connesse di realtà aumentata richiede diversi tipi di elementi, le antenne radio, ovviamente, ma anche apparecchiature utente (i goggles, gli occhiali per la realtà aumentata, per esempio), sensori, risorse di calcolo di prossimità (il cosiddetto edge computing con le applicazioni associate), strumenti pilotabili a distanza, schermi di visualizzazione disposti opportunamente nell’ambiente, e così via. Ognuno di tali elementi è un potenziale generatore di degrado (almeno rispetto ai parametri attuali). Rendere prioritarie le offerte a degrado limitato o nullo è un elemento importante, i cui criteri vanno definiti prima possibile e rivisti regolarmente, per evitare scelte e selezioni soggettive. In un ambiente portuale il degrado “visivo” è meno importante che in un ambiente “cittadino”, quindi delle apparecchiature che si alimentano in energie rinnovabili possono essere più accettabili anche se più vistose, mentre in una zona archeologica, bisogna piuttosto pensare in termini di circolarità o di consumo limitatissimo. Zone economiche speciali potrebbero addirittura considerare reti mobili private, è una tendenza che sta emergendo in maniera abbastanza vistosa, e quindi si possono immaginare criteri di selezione addirittura per le antenne radio (che non sarebbero più lasciate alla discrezione dell’operatore).

Per le antenne radio, stiamo vedendo l’emergere di esperienze interessanti, l’operatore Elisa Oy e Nokia, in Finlandia, stanno lavorando sulla realizzazione di una rete 5G a impatto carbone zero già nel 2021. L’utilizzazione di stazioni radio basate su tecnologia software di radio virtuale, proposte da molti venditori di tecnologia radio, permette di avere stazioni radio che si possono mettere a giorno regolarmente (e che quindi non devono essere sostituite dopo alcuni anni, riducendo l’impatto energetico). Questo tipo di regole potrebbero essere parte delle specifiche anche per amministrazioni particolarmente sensibili agli aspetti ecologici. In Francia, città di primo piano come Grenoble e Bordeaux hanno messo una moratoria sulla copertura 5G, la possibilità di lasciare all’amministrazione una forte voce in capitolo sulla scelta delle antenne potrebbe sbloccare porte. Su altri aspetti, per continuare con gli esempi, l’esperienza con la rete LoRa in molti paesi (inclusa l’Italia) ha permesso di immettere sul mercato sensori che consumano pochissima energia (ed hanno una durata di vita di svariati anni). E così via. Insomma, è possibile scegliere tecnologie che degradano meno di altre, e che degradano meno delle tecnologie precedenti. A condizione che questi criteri diventino i criteri di scelta imposti dalle amministrazioni responsabili per lo sviluppo di una determinata zona geografica od economica.

Il secondo aspetto è quello del finanziamento. Qui bisogna pensare in termini di nuovi modelli economici. Ogni attivo di cui si dispone può essere utilizzato per svariati usi economici. Per fare un esempio semplice, oggigiorno compagnie di consulenza (CAP Gemini, per citarne una tra tante) sono in grado di generare modelli che spiegano come un’antenna di rete telefonica mobile possa essere usata per svariate applicazioni e che quindi, per esempio, un investimento in antenne 5G puoò generare ritorni, non solo costi. Si può arrivare ad immaginare un modello in cui l’amministrazione di una zona economica (un porto, ad esempio) si accordi con un fornitore che metta in piedi una rete privata a costo 0 per l’amministrazione, in cambio di un modello in cui il fornitore della rete prenda una percentuale del business generato grazie all’utilizzazione di quella rete (vendite, pubblicità, servizi di manutenzione e sorveglianza a distanza, e così via).

E qui si arriva al terzo elemento, perché il modello finanziario funzioni è necessario che l’amministrazione si implichi (direttamente o indirettamente) nella valorizzazione del tessuto economico cosi’ creato. Le applicazioni e servizi disponibili nell’area devono diventare un fiore all’occhiello coltivato continuamente, perché generino I ritorni sperati dalle compagnie che hanno investito, e generino l’accettazione degli scettici e bastian contrari.

Da qui in poi si aprono altri capitoli di riflessione, in particolare sul legame di una zona geografica o economica con la sua comunità, e l’importanza di lavorare sugli aspetti di implicazione della comunità nel successo della zona geografica ed economica, per poter generare ritorni per le compagnie che hanno investito nell’infrastruttura di quella zona, e fare in modo che ci siano sempre più compagnie pronte ad investire. Di questo magari parleremo in futuro.

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