Che succede in Poste Italiane? Puntano o no su Sia? O c’è in ballo un’ipotesi di aggregazione fra Sia e Nexi? E che ruolo ha – o avrebbe – Cassa depositi e prestiti?
Sono le domande frutto di avanzate, retromarce e indiscrezioni poi smentite nel settore dei pagamenti; un comparto in evoluzione e dalle prospettive positive anche per effetto della direttiva Psd2.
Partiamo dalla notizia. Ossia la retromarcia a sorpresa di Poste Italiane. Giorni fa il Sole 24 Ore – mai smentito – ha scritto di un incarico dato dal gruppo postale all’advisor Jp Morgan per acquisire la società Sia.
L’iniziativa di Poste ha fatto rumore: le banche, italiane ed estere, azioniste di Sia non gradiscono che il concorrente di Poste in ambito bancario acquisisca la società (che con il controllo di Poste verosimilmente perderebbe tutti o quasi tutti i clienti bancari, è la convinzione pressocché unanime degli azionisti di Sia).
Non solo: pure il governo e la Cdp non hanno apprezzato la mossa del gruppo capitanato da Del Fante. Risultato: Poste Italiane fa retromarcia. Come?
Con una intervista di Marco Siracusano, responsabile della divisione pagamenti, mobile e digital di Poste Italiane, allo stesso Sole 24 Ore: «Non prevediamo di accrescere la nostra quota in Sia. Il piano Deliver 2022 prevedeva il lancio di un segmento dei pagamenti rivolto al consumatore e su questo ci stiamo concentrando. Nulla è previsto nel piano per Sia, che è un importante nostro fornitore, maPoste rimane con una quota di minoranza. Del resto Postepay e Sia operano nello stesso segmento di business, ma con due finalità di diverse. Sia ha una base di clienti diversa: sono istituzioni finanziarie e banche centrali», ha detto il manager.
COSA FA SIA
Il gruppo Sia, in effetti, opera a livello europeo nella progettazione, realizzazione e gestione di infrastrutture e servizi tecnologici dedicati a istituti di credito, banche centrali (tra cui la Bce), imprese e pubbliche amministrazioni. Le aree da core business sono i pagamenti, la monetica, i servizi di rete e i mercati dei capitali.
LA MAPPA DEL GRUPPO SIA
Sia eroga servizi in 48 paesi e opera anche attraverso controllate in Austria, Germania, Romania, Ungheria e Sudafrica. La società ha inoltre filiali in Belgio e Olanda e uffici di rappresentanza in Inghilterra e Polonia. Ha chiuso il 2017 con ricavi pari a 567,2 milioni di euro.
L’IPOTESI CDP E AGGREGAZIONE SIA-NEXI
Oggi Affari e Finanza, inserto di Repubblica, scrive che Cdp starebbe studiando una fusione tra Sia e Nexi, società attive, con ruoli diversi, nel settore dei pagamenti elettronici. Indiscrezione che già ieri, dopo alcune fughe di notizie sul pezzo di Repubblica, era stata smentita da ambienti di Cdp come rivelato da Start Magazine in questo articolo.
IL LANCIO DELLA REUTERS CHE CONFERMA START
Oggi è l’agenzia Reuters a confermare di fatto l’articolo di ieri di Start Magazine. “Un’ipotesi di fusione tra Sia e Nexi non è in discussione – si legge nel lancio dell’agenzia stampa – Lo dicono una fonte vicina alla Cassa depostiti e prestiti, azionista di controllo di Sia, e una vicina al dossier”.
CHE COSA SI DICE IN CDP E NEXI
“L’ipotesi di fusione tra Sia e Nexi non è sul tavolo. Sia è un’eccellenza che continuerà a crescere”, dice la fonte vicina a Cdp secondo Reuters.
IL RUOLO DELLA CASSA DEPOSITI E PRESTITI
La Cassa depositi e prestiti ha già un piede in Sia. Tra gli azionisti, infatti, c’è anche il veicolo Fsia Investimenti (che vede Fsi Investimenti di Cdp al 70% e Poste Italiane al 30%) con il 49,48% seguito da F2i con il 17,05%, dal fondo Hat Orizzonte (8,64%) e dal gruppo di banche storicamente presenti nella compagine: BancoBpm (4,82%), Intesa Sanpaolo (4,05%), Unicredit (3,97%), Mediolanum (2,85%), Deutsche Bank (2,58%).
CHE COSA SI DICE IN NEXI
Dal lato Nexi, secondo una fonte vicina al dossier, “l’ipotesi di fusione non è all’ordine del giorno e l’obiettivo di medio termine rimane l’Ipo”, ha scritto Reuters.
Nexi ha archiviato l’anno scorso con ricavi pari a 855,9 milioni e un ebitda di 303,9 milioni. La società guidata da Paolo Bertoluzzo è attiva nel sistema dei pagamenti (controlla Cartasì). A fine agosto una fonte vicina alla situazione aveva detto che il percorso per la quotazione di Sia era tracciato e che i tempi non saranno lunghissimi, ricorda l’agenzia: “A fine settembre Bertoluzzo aveva dichiarato che dell’aggregazione con Sia “si parla da tantissimi anni, se ne continuerà a parlare ancora, ma non c’è niente in questo momento di operativo”, salvo poi aggiungere, in modo sibillino, che “bisogna guardare il contesto europeo, nel quale tante cose si stanno muovendo”.
LE INDISCREZIONI DI START
Secondo le indiscrezioni raccolte da Start Magazine in ambienti milanesi, il progetto Nexi-Sia rientrerebbe negli auspici di alcuni soci forti di Nexi, pronti a uscire.
Si tratterebbe in particolare dei fondi americani Bain e Advent che avevano sondato già altri gruppi – nordamericani e asiatici – per vendere le quote di Nexi.
Ciò non significa, aggiungono fonti della maggioranza di governo (specie lato M5S), che Cdp non possa essere interessata all’evoluzione di Sia – direttamente con la capogruppo o con fondi partecipati o controllati – per preservarne la rilevanza sistemica delle sue piattaforme tecnologiche che – secondo ambienti dei due partiti che formano l’esecutivo Conte – sono ritenute strategiche.
Non solo: in ambienti del Movimento capeggiato da Luigi Di Maio c’è chi vedrebbe comunque di buon occhio un’aggregazione del genere (Sia-Nexi) con un perno-comando pubblico.
Fra i tecnici del settore c’è chi sottolinea la integrabilità industriale delle due società e chi rimarca che ci potrebbero essere delle sovrapposizioni con ricadute occupazionali negative.