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Web Tax

Manovra: cambia la web tax, tassati i proventi dei prestiti Fintech

La web tax passa dal 6 al 3% per le multinazionali ma rimane fuori l’e-commerce. Mentre i proventi derivanti da prestiti erogati tramite piattaforme di prestiti tra privati (Peer to Peer Lending) gestite da società finanziarie, autorizzate dalla Banca d’Italia, godranno dell’aliquota del 26% e saranno parificati a redditi da capitale   Cambia la web…

La web tax passa dal 6 al 3% per le multinazionali ma rimane fuori l’e-commerce. Mentre i proventi derivanti da prestiti erogati tramite piattaforme di prestiti tra privati (Peer to Peer Lending) gestite da società finanziarie, autorizzate dalla Banca d’Italia, godranno dell’aliquota del 26% e saranno parificati a redditi da capitale

 

Cambia la web tax rispetto a quanto ipotizzato in Senato: l’imposta sulle transazioni digitali passa dal 6% al 3% e, diversamente da quanto ipotizzato all’inizio, non viene allargata all’e-commerce. Mentre i proventi derivanti da prestiti erogati tramite piattaforme di prestiti tra privati (Peer to Peer Lending) gestite da società finanziarie, autorizzate dalla Banca d’Italia, godranno dell’aliquota del 26% e saranno parificati a redditi da capitale. Sono queste le principali novità contenute negli emendamenti presentati in commissione Bilancio dal relatore della manovra Francesco Boccia (Pd) il cui esame in Aula slitta da domani a mercoledì mattina alle 9.30.

Web tax con ritenuta a partire dal 2019

Per quanto riguarda la web tax l’emendamento presentato prevede che l’imposta sia prelevata mediante l’applicazione di una ritenuta a partire dal 1 gennaio 2019. Risultano di fatto esentati i soggetti prestatori che non superano il numero annuo di 3 mila transazioni digitali. Contestualmente, si prevede che l’aliquota da applicare al valore della singola transazione, come detto, sia ridotta dal 6% fissato in Senato al 3%. Viene abrogata, inoltre, la possibilità per le imprese residente di compensare l’imposta pagata con il meccanismo del credito d’imposta. Passando all’aspetto più propriamente finanziario, il valore delle transazioni dei servizi di pubblicità online, in base ai dati del rapporto Assinform “Il digitale in Italia 2017”, si quantifica in un trend medio annuo di crescita dell’8% pari a 2,114 miliardi di euro. Su questa base e considerando che ulteriori attività digitali andranno indoviduate con un successivo decreto ministeriale che dovrà prendere in considerazione il Data Analytics, il Cloud Computing e i Sistemi di integrazione Ict. E considerando inoltre che la pubblicità online oggetto dell’analisi del Rapporto di Assinform rappresenta una quota minima del mercato digitale italiano “appare plausibile – si legge nella relazione che accompagna l’emendamento – stimare una base imponibile della nuova imposta pari almeno al triplo dell’importo riferibile al solo servizio di pubblicità online”. Cioè, se la base imponibile è di 6,342 miliardi di euro, applicando un’aliquota del 3% “si determina un gettito annuo” di circa 190 milioni di euro.

Proventi prestiti Fintech parificati a redditi capitale

Passando al Fintech la norma stabilisce che devono essere considerati redditi da capitali anche i guadagni fatti attraverso la tecnofinanza. I proventi cioè “derivanti da prestiti erogati tramite piattaforme di presititi per soggetti finanziatori non professionali (piattaforme di Peer to Peer Lending) gestite da società autorizzate da Banca d’Italia” sono assoggettati all’aliquota del 26% in quanto considerate “finanziarie ex art. 106 TUB e/o istituti di pagamento ex art. 114 TUB”. In base alla modifica proposta i redditi interessati non vengono sottoposti ad aliquota marginale Irpef. Per la misura viene stimato un costo di 4,6 milioni per il 2019 e di 1,7 milioni a partire dall’anno successivo.

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