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Bitcoin

Perché Google e Facebook intralciano Bitcoin e criptovalute

Dopo Facebook, anche Google ha deciso di bloccare la pubblicità delle criptomonete. Articolo di Giusy Caretto Anche Google dice no alla pubblicità delle criptovalute. Un modo per frenare le pubblicità ingannevoli, ma anche (e soprattutto) per ostacolare il Bitcoin, che sulla scia della nuova notizia ieri ha perso il 10% del suo valore, scivolando in…

Anche Google dice no alla pubblicità delle criptovalute. Un modo per frenare le pubblicità ingannevoli, ma anche (e soprattutto) per ostacolare il Bitcoin, che sulla scia della nuova notizia ieri ha perso il 10% del suo valore, scivolando in un seduta a 8.250 dollari.

Big G. non è l’unico a mettere dei paletti sulle pubblicità: a gennaio 2018 anche Facebook aveva scelto di non pubblicizzare le criptomonete.

LA DECISIONE DI GOOGLE

A partire da giugno, sul motore di ricerca più famoso al mondo saranno proibiti tutti i messaggi pubblicitari per criptovalute e offerte iniziali di valute (Ico). Non solo: Big G. starebbe anche valutando una stretta per quanto riguarda altri prodotti finanziari ad alto rischio, come le opzioni binarie.

Ad oggi, infatti, effettiando delle ricerche su “buy bitcoin” o “binary options” compaiono nella parte alta della pagina dei risultati almeno quattro annunci a pagamento.

ANCHE FACEBOOK CONTRO IL BITCOIN

A schierarsi contro le criptomonete, sarebbe stato a gennaio 2018 anche Facebook. Il gruppo di Mark Zuckerberg vieterà gli spot di “prodotti e servizi finanziari che sono associati frequentemente con pratiche promozionali ingannevoli”, comprese criptomonete e Ico, si legge in un post di Facebook.
La piattaforma ha avviato un processo di identificazione e soppressione delle pubblicità ingannevoli.

“Vogliamo che la gente continui a scoprire nuovi prodotti e servizi tramite le pubblicità di Facebook senza paura di truffe. Diverse aziende che pubblicizzano ora Ico e criptovalute non operano però in buona fede”, aveva commentato il responsabile della gestione del prodotto del colosso social media, Rob Leathern.

BitcoinBITCOIN (ANCORA) SULLE MONTAGNE RUSSE

Il fatto che entrambi i colossi della pubblicità online blocchino la pubblicità delle criptovalute è un duro colpo per il Bitcoin, la moneta virtuale per eccellenza, che in questi mesi ha fatto battere forte il cuore degli investitori.

Basti pensare che a gennaio 2017 era a 1.000 dollari e a metà dicembre 1 solo bitcoin valeva 20.000. Il 2018 non è iniziato però nel migliore dei modi: la moneta virtuale è crollata a poco più di 6.000 dollari e adesso oscilla tra 8 e 9.000 dollari. Ieri, anche sulla scia delle cattive notizie ha perso il 10% in una seduta scivolando a 8.250 dollari.

RISCHIO BOLLA VICINO?

Un nuovo allarme sul futuro della criptomoneta arriva da Paul Krugman, che è convinto che la questione “finirà in tragedia”. Anche un altro Nobel dell’Economia, Robert Shiller, ha messo in guardia gli investitori sul fatto che le quotazioni “sarebbero crollate del tutto”. In realtà Shiller, come si legge sul Sole 24 Ore, ha qualche dubbio in più, e la moneta potrebbe “essere ancora qui tra cent’anni”.

IL BITCOIN COME MONETA REALE

C’è, infatti, chi crede in un futuro (meno roseo, ma pur sempre futuro) della criptomoneta: secondo Goldman Sachs Group Inc., le monete virtuali potrebbero avere uccesso come una vera forma di denaro in numerosi paesi in via di sviluppo.

Molte valute nell’Africa subsahariana, ha spiegato la banca, hanno perso valore a causa dell’alta inflazione e della cattiva gestione dell’approvvigionamento. E così, il denaro straniero costituisce oltre il 90 per cento dei depositi e dei prestiti nella Repubblica Democratica del Congo, mentre lo Zimbabwe ha demonetizzato la sua valuta nel 2015. “Negli ultimi decenni il dollaro USA ha raggiunto una sua buona stabilità”, hanno scritto gli analisti di Goldman Sachs, Zach Pandl e Charles Himmelberg. Ma “in quei paesi e angoli del sistema finanziario in cui i servizi tradizionali di denaro non vengono forniti in modo adeguato, i Bitcoin (e le criptovalute più in generale) possono offrire valide alternative”.  Il bitcoin potrebbe anche essere utile in tutti quegli Stati in cui i governi impongono regole severe sull’uso delle valute tradizionali.

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