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L’IA può far progredire gli obiettivi ESG in modo etico?

Utilizzare l’AI nel rispetto dei princìpi etici e dell’allineamento degli obiettivi ESG con il benessere umano può efficacemente contribuire a un equilibrio armonioso tra responsabilità sociale e successo aziendale. Estratto dal libro "Ritrovare l’umano - Perché non c’è sostenibilità senza Health, Human e Happiness" di Massimo Lapucci e Stefano Lucchini, edito da Baldini+Castoldi

 

Certo è che viviamo in tempi complessi. Dal cambiamento climatico alla disuguaglianza economica, dalla migrazione forzata fino alle guerre diffuse in varie regioni del mondo: le difficoltà che devono affrontare i decisori a ogni livello non hanno precedenti nella loro varietà, complessità e urgenza. Se queste emergenze non bastassero, siamo stati costretti nel 2020 ad affrontare la crisi posta dal Covid che ci ha obbligato a trovare nuovi modi di vivere: dal modo in cui lavoriamo alle nostre interazioni sociali, non è certamente più possibile ritornare a come eravamo prima.

Di fronte a questioni così rilevanti, urgenti e universali, diviene fondamentale individuare nuove soluzioni basate su approcci scientifici e metodologie di analisi innovative, utilizzando i dati, e soprattutto la ormai tanto invocata, talvolta a sproposito, Artificial Intelligence. L’AI è sempre più necessaria per ottenere analisi e strumenti di previsione e per affrontare alcune delle principali sfide della nostra società, come anche previsto dall’Agenda Onu 2030. È, infatti, giunto il momento di trovare risposte globali a queste sfide globali. E per estrarre valore, economico, ma anche sociale, da questi nuovi preziosi strumenti, con uno sforzo comune dobbiamo avere ben chiaro in mente il diciassettesimo Obiettivo di Sviluppo Sostenibile, «Partnership per gli Obiettivi».

La crescente interconnessione del mondo, la sua misurabilità attraverso i dati, l’adozione di soluzioni di AI, rendono questo approccio di grande attualità in ogni ambito dell’economia e della società, partendo dal settore profit passando per quello non-profit, generando un’opportunità di scambio reciproco che apre la strada a una vera e propria ibridazione tra settori, grazie a sforzi concertati e azioni mirate di più attori.

Imprese, investitori, family office e attori filantropici, sono ora più che mai chiamati non solo a farsi carico, ma a guidare il miglioramento nell’uso dei dati e dell’AI per creare impatti positivi nel rispetto dei princìpi dell’ESG, facendo rete in una dimensione nazionale e internazionale tesa alla creazione di una società più sostenibile per tutti.

Il settore for-profit, del resto, sa imparare a costruire la propria azione attorno ai princìpi fondamentali della sostenibilità ESG: una sorta di neo-umanesimo capace, in prospettiva, di «fare del bene» all’economia, non solo in un’ottica di espansione delle proprie attività, ma anche sul piano reputazionale, poiché le imprese cominciano a essere percepite come un sistema attento al miglioramento della qualità della vita delle comunità e delle persone.

Allo stesso tempo, il settore non-profit, senza snaturarsi, ha l’opportunità di trarre ispirazione dal profitto in termini di uso più efficiente delle risorse, responsabilità e trasparenza, utilizzando gli approcci scientifici innovativi dell’Intelligenza Artificiale per identificare bisogni, indirizzare gli interventi e valutarne l’impatto.

È già in atto uno spostamento di approccio verso una maggiore ibridazione, in cui sempre più organizzazioni profit stanno assumendo una posizione più forte sulle questioni sociali e politiche. Questo processo di ibridazione rappresenta un passo fondamentale verso lo sviluppo di una società più dinamica, meglio preparata ad affrontare i cambiamenti e a rispondere ai nuovi bisogni, riducendo la «disconnessione» tra cittadini e istituzioni pubbliche e private.

Anche se una parte rilevante del settore for-profit utilizza (o talvolta crede di utilizzare) in modo appropriato dati e AI, è ampiamente condiviso che il mercato da solo non è in grado di estrarre quel valore di cui c’è grande bisogno per affrontare le sfide esg.

Si tratta di elementi essenziali per avviare la sperimentazione e per sviluppare nuovi modelli, spazi sicuri e strutture in cui possano prendere forma le collaborazioni e in cui l’utilizzo di AI e dei dati possa essere visto come strumento abilitante di un nuovo approccio ESG a beneficio delle organizzazioni e, in ultima analisi, della società.

Del resto, nel mondo in continua evoluzione di oggi, è chiaro sin qui come l’importanza di integrare i princìpi Ambientali, Sociali e di Governance (ESG) nelle pratiche aziendali sia più cruciale che mai. Le considerazioni ESG abbracciano una vasta gamma di fattori che contribuiscono a operazioni aziendali sostenibili e responsabili. Tuttavia, quando si tratta del benessere umano e della felicità – da noi indicati come il fattore H – il ruolo dei criteri ESG diventa ancor più significativo nel facilitare la transizione verso una società sostenibile e inclusiva. L’integrazione dei valori ESG con il fattore H, incentrato sulla salute (Health), la felicità (Happiness) e il neo-Umanesimo (Human), è essenziale per creare un quadro olistico che allinei i princìpi ESG con valori centrati sull’essere umano.

Considerando fattori come il benessere nel mondo del lavoro, la salute e la felicità sociale, le aziende e gli attori sociali di varia natura, possono favorire un ambiente sostenibile e inclusivo che beneficia tutti gli stakeholder. Integrare il fattore H con i princìpi ESG garantisce che le decisioni degli attori dell’economia e della società non solo considerino gli aspetti ambientali e di governance, ma che prioritizzino anche il benessere (wellbeing, appunto) individuale e comunitario. L’AI può giocare, pertanto, un ruolo cruciale nel far progredire gli obiettivi ESG e nel promuovere il fattore H all’interno delle organizzazioni. Attraverso l’analisi dei dati, l’AI può aiutare le aziende e gli enti non-profit a individuare aree di miglioramento e ottimizzare le operazioni per ridurre l’impatto ambientale e potenziare la responsabilità sociale.

Ma per favorire una integrazione di successo tra AI e ESG, ancora una volta, il rispetto di capisaldi etici diviene fondamentale. L’etica nell’AI è chiamata a garantire che gli algoritmi e i processi decisionali siano trasparenti, equi e allineati a chiari valori di rispetto dell’individuo e della società. Ciò contribuirà a mitigare in modo chiaro i rischi legati alla discriminazione di ogni genere e alla violazione della privacy, mentre favoriscono nel contempo il rafforzamento della fiducia tra gli stakeholder.

Ciò significa innanzitutto poter assicurare applicazioni dell’AI che contribuiscano positivamente all’integrazione del fattore H promuovendo l’inclusività, la diversità e il benessere sociale.

In tal senso, l’intelligenza artificiale può, ad esempio, contribuire a promuovere i princìpi ESG permettendo anche una gestione proattiva dei rischi, migliorando da un lato la trasparenza della catena di approvvigionamento e aumentando l’efficienza energetica, individuando con maggior efficienza opportunità di crescita sostenibile, riducendo gli sprechi e generando un impatto sociale positivo; dall’altro l’AI può aiutare a prevedere e prevenire potenziali effetti negativi sulle performance ESG, come degrado ambientale, disordini sociali o fallimenti nell’applicazione dei modelli di governance, con danni reputazionali molto evidenti e spesso duraturi.

Attraverso l’analisi avanzata dei dati e la modellazione predittiva, l’AI può supportare processi decisionali che pongono al centro la sostenibilità e la resilienza. Utilizzare l’AI nel rispetto dei princìpi etici e dell’allineamento degli obiettivi ESG con il benessere umano può efficacemente contribuire a un equilibrio armonioso tra responsabilità sociale e successo aziendale. Abbracciando il potenziale trasformativo dell’AI, è possibile guidare un cambiamento positivo, mantenere elevati standard etici e contribuire a un futuro in cui i princìpi ESG e il fattore H siano centrali nella creazione di un mondo migliore per tutti.

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