Appena pubblicato, il World Energy Outlook 2025 dell’International Energy Agency (IEA) è già al centro di una vasta polemica. Il report dipinge infatti un quadro energetico globale segnato da incertezze politiche e rallentamenti nella transizione verde.
Ma soprattutto, per la prima volta dopo anni, l’agenzia parigina reintroduce uno scenario in cui la domanda di petrolio e gas continua a crescere fino al 2050, riflettendo un impegno climatico in calo tra i governi.
Dietro al nuovo scenario dell’IEA si intravede il ruolo degli Stati Uniti di Trump, critici feroci delle vecchie stime sul “picco del petrolio”.
Accanto a questo, persistono proiezioni più ottimiste basate su politiche annunciate, con un ruolo crescente per le rinnovabili e un declino imminente dei fossili.
Il rapporto arriva mentre a Belém, in Brasile, si tiene la COP30, e sottolinea il rischio di superare irreversibilmente la soglia degli 1,5°C di riscaldamento.
Lo scenario “Current Policies”
Se il mondo non cambierà rotta, la domanda globale di petrolio e gas continuerà a salire per i prossimi 25 anni, spingendo il consumo di greggio da circa 100 milioni di barili al giorno nel 2024 a 113 milioni nel 2050.
È quanto emerge dal nuovo scenario “Current Policies” (CPS) delineato dall’IEA, che assume il congelamento delle politiche energetiche e climatiche attuali senza nuove misure.
Come scrive il Financial Times, questo percorso riflette un “impegno climatico in declino rapido” tra i governi, dando la priorità a sicurezza e accessibilità energetica rispetto alla decarbonizzazione.
Sottolinea Bloomberg che in questo caso la quota di veicoli elettrici (EV) si stabilizza intorno al 40% entro il 2035, con la crescita del petrolio trainata da aviazione, camion e petrolchimica.
Reuters aggiunge che la domanda energetica globale balza del 15% entro il 2035, e il gas naturale liquefatto vede la capacità esportativa aumentare del 50% entro il 2030, raggiungendo 1.020 miliardi di metri cubi nel 2050.
Gli altri percorsi
L’IEA non abbandona le visioni più ambiziose. Nello scenario “Stated Policies” (STEPS), che considera politiche proposte ma non ancora allo stato di legge, il petrolio raggiunge il picco a 102 milioni di barili al giorno intorno al 2030, con metà delle auto vendute nel 2035 che saranno elettriche.
Come riporta Reuters, la differenza tra CPS e STEPS sta principalmente nell’adozione degli EV, più lenta nel primo caso.
Il Financial Times nota che in entrambi i scenari il carbone raggiunge il picco entro questo decennio e poi cala, mentre il gas cresce in modo robusto.
C’è poi il percorso Net Zero, più virtuoso, con emissioni azzerate entro il 2050, ma l’agenzia non assegna maggiori probabilità a nessuno: “Li mettiamo sul tavolo”, ha detto Fatih Birol, direttore IEA.
Bloomberg precisa che il picco del petrolio in STEPS slitta leggermente “intorno al 2030” rispetto alle stime precedenti, con consumi a 96,9 milioni di barili nel 2050.
La posizione Usa
Gli Stati Uniti, maggiori produttori mondiali di petrolio e gas e contributori al 14% del budget IEA, hanno contestato ferocemente le vecchie previsioni sul picco del fossile.
Chris Wright, segretario all’Energia di Trump, aveva bollato come “non senso totale” le modellizzazioni IEA, come riporta Bloomberg, chiedendo riforme e minacciando, in caso contrario, il ritiro dal sostegno all’organizzazione.
Il New York Times ricorda che Wright, ex executive del fracking, ha spinto per reinserire il CPS, eliminato nel 2020 dopo le critiche degli ambientalisti.
L’IEA nega pressioni Usa – “Abbiamo discusso con tutti i membri”, dice Birol – ma il Financial Times nota che il rapporto riflette “incertezze politiche” e un’amministrazione Trump pro-fossili.
L’OPEC accoglie favorevolmente il cambiamento: “L’IEA ha avuto un rendez-vous con la realtà”, scrive sul suo sito, citato da Bloomberg, accusando l’agenzia di un “narrativa anti-petrolio”.
Il boom delle rinnovabili
Nonostante le ombre fossili, le rinnovabili restano il motore della crescita elettrica. In tutti gli scenari, l’80% dell’aumento dei consumi energetici entro il 2035 avviene in regioni ideali per il solare, come India, Sud-Est Asiatico, Medio Oriente, America Latina e Africa.
Il New York Times evidenzia che la domanda di elettricità sale del 40-50% entro il 2035, spinta da elettrodomestici, condizionatori, manifattura avanzata e data center – con investimenti in questi ultimi stimati a 580 miliardi di dollari nel 2025, superando quelli in forniture petrolifere.
Bruce Douglas della Global Renewables Alliance osserva che “quasi tutta la nuova domanda elettrica sarà coperta da rinnovabili”, grazie a manifattura, AI, raffreddamento e cambiamento agli EV.
Tuttavia, nello scenario CPS, l’integrazione di eolico e solare è più lenta, richiedendo più gas e carbone.
Rischi climatici
Il riscaldamento globale è il grande perdente. L’IEA avverte che superare i 1,5°C è “quasi certo” entro un decennio.
Come scrive il Financial Times, nel CPS le temperature schizzano a quasi 3°C entro fine secolo; in STEPS a 2,5°C – entrambi livelli “estremamente distruttivi” per ondate di calore, alluvioni e estinzioni.
Reuters cita Kaisa Kosonen di Greenpeace: serve un “piano globale urgente” alla COP30 per colmare il gap.
Il 2024 è stato l’anno più caldo della storia, eppure “il clima sta scivolando rapidamente giù dall’agenda energetica internazionale”, ha ammesso Birol al quotidiano della City.







