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Gnl

Ci salverà davvero il Gnl Usa?

Per via della carenza di gas (i volumi di Gnl non sono sufficienti), l’Europa dovrà mantenere le riduzioni di consumo anche nel successivo inverno 2023-24. L'analisi di Sergio Giraldo

“Se con il taglio dei consumi di gas andrà tutto bene e se siamo fortunati con il meteo, abbiamo una possibilità di passare bene l’inverno” ha affermato lunedì il ministro dell’economia tedesco Robert Habeck, per poi concludere che “Gli stoccaggi dopo l’inverno saranno vuoti”. A parte l’appello alla fortuna, vagamente sconcertante, l’ultima è una precisazione interessante, perché segnala l’intenzione di massimizzare nel breve l’utilizzo delle riserve per agevolare il più possibile il consumo. Il tema del completo riempimento degli stoccaggi in Germania sarà dunque ancora ben presente l’anno prossimo.

La decisione europea di fare a meno dei volumi di gas dalla Russia e la ritorsione russa con la chiusura dei gasdotti verso l’Europa (tranne quello ucraino) ha portato alla scomparsa dal mercato mondiale di circa 130 miliardi di metri cubi all’anno di offerta via gasdotti. Al di là delle pecche del mercato TTF, è normale che i prezzi ne abbiano risentito, essendo impossibile rimpiazzare un tale volume nel giro di pochi mesi. Tralasciando qui la questione prezzi e analizziamo invece i volumi. Abbiamo provato a stimare quale potrà essere la situazione per l’Europa il prossimo anno.

Alla base del modello di previsione ci sono alcune assunzioni: 1) consumi gas 2022 in calo del 10% rispetto al 2021; 2) temperature invernali uguali a quelle medie dell’inverno 21-22; 3) ipotesi di uso integrale degli stoccaggi 22-23, cioè stoccaggi vuoti (salvo gas tecnico) nella primavera 2023; 4) produzione europea in leggero aumento secondo le ultime notizie disponibili; 5) volumi dalla Russia nel 2023 via gasdotto intorno a 12 miliardi di metri cubi, pari ai volumi residui attualmente in fornitura verso l’Europa, annualizzati. Il fabbisogno indica la somma dei consumi, comprensiva delle differenze annuali di volumi per il riempimento degli stoccaggi.

I risultati della simulazione non sono molto confortanti: l’Europa dovrà mantenere le riduzioni di consumo anche nel successivo inverno 2023-24.

La ragione è semplice: dai gasdotti esistenti e dalla produzione europea non sono possibili grandi quantitativi aggiuntivi. Il saldo degli aumenti di produzione e di import e delle diminuzioni per la perdita del gas russo è negativo, in questa ipotesi, per 25,2 miliardi di metri cubi. Se dovesse chiudersi anche il gasdotto ucraino, il saldo negativo sarebbe di 37,2 miliardi di metri cubi. Si parla di nuovi gasdotti in costruzione o in progetto (Poseidon-Eastmed, Galsi, Nigeria-Algeria-Europa), ma nessuno di questi potrebbe portare gas in Europa prima della fine del 2023. È da notare che l’Algeria ha sì incrementato i flussi verso l’Italia, ma a scapito della Spagna, che riceve meno gas a causa della chiusura del gasdotto Maghreb. Nel complesso, nei primi sei mesi dell’anno l’Algeria ha esportato in Europa via gasdotti gli stessi quantitativi dei primi sei mesi del 2021.

La soluzione per l’Europa si sposterebbe quindi sul mercato del gas liquefatto. Secondo il modello, sarebbero necessari 209 miliardi di metri cubi di LNG per soddisfare la domanda europea nel 2023, ipotizzando che questa torni ad essere quella del 2021. Nel modello, cioè, ipotizziamo di tornare nel 2023 ai livelli di consumo di un anno “normale” e senza razionamenti. Si tratterebbe, per l’Europa, di acquisire quasi 50 miliardi di metri cubi di LNG in più rispetto al 2022 (+27%).

Questa è però una domanda aggiuntiva che non può essere soddisfatta dalla produzione mondiale attuale, stimata oggi pari a 545 miliardi di metri cubi, con l’Asia che da sola oggi assorbe 355 miliardi di metri cubi.

Sinora i maggiori acquisti europei sono stati soddisfatti da un aumento di produzione degli USA e da minori importazioni dell’America del Sud (Argentina, Cile e Brasile). Ma un aumento ulteriore del 27% dei volumi di gas importato dall’Europa significherebbe una sottrazione ad altri mercati, dunque una competizione sul prezzo che ricomincerebbe a salire. Anche ipotizzando un riavvio per tempo degli impianti Freeport e nuovi impianti di liquefazione per l’export, e anche immaginando che l’Europa si doti per tempo delle necessarie infrastrutture di rigassificazione, è difficile che si riesca in così breve tempo ad avere tutta la materia prima necessaria.

A fronte della indisponibilità di gas liquido, all’Europa non resterà che mantenere l’abbassamento dei consumi anche nel 2023. Ipotizzando sia fattibile un incremento del 6% nell’import europeo di LNG a 175 miliardi di metri cubi, nell’ipotesi di riempire di nuovo gli stoccaggi come nel 2022, nel 2023 sarebbe addirittura necessario un calo dei consumi di un ulteriore 3% rispetto al 2022, portando il fabbisogno europeo a 458 miliardi di metri cubi, il 16% in meno dei volumi del 2021. Tutto ciò vale a livello europeo aggregato: all’interno dell’Europa ci sarà chi sta meglio e chi sta peggio.

Intanto, la Germania (RWE e Uniper) sta per firmare due contratti per l’acquisto di LNG dal Qatar per quindici anni. Il gas però non arriverà prima del 2026. La Francia dal canto suo ha annunciato che dal 10 ottobre fornirà gas alla Germania grazie a una nuova connessione. Si tratta di LNG che arriva nei terminal francesi e che, rigassificato, sarà inviato in Germania via tubo.

Con l’imposizione di un calo drastico dei consumi energetici, l’Unione europea sta innescando una recessione la cui portata è ancora tutta da valutare, considerati gli elementi a contorno di alta inflazione, stretta monetaria e possibile crisi dei debiti sovrani. Un lungo salto all’indietro sulla strada della crescita, ormai sempre più un miraggio.

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