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Vi spiego le silenziose mire energetiche di Iran e Cina nel Mediterraneo

Come si muovono nel Mediterraneo Cina e Iran. L'analisi di Francesco Galietti, fondatore di Policy Sonar

 

La guerra per procura in Libia tra turco-qatarioti e sauditi-emiratini rischia di contagiare anche le geografie limitrofe, estendendosi fino a Gibilterra e saldando così fatalmente l’arco di instabilità mediterraneo con la massa continentale europea. Il quadrante orientale, tuttavia, riserva sviluppi ulteriormente degni di nota e fa registrare un forte attivismo sino-iraniano. Ecco perché.

È di questi giorni la notizia della concessione in uso all’Iran del terminal container del porto siriano di Latakia. Si tratta di uno storico e decisivo tassello nella pluriennale strategia di Teheran di creazione di un corridoio sciita esteso fino al Mediterraneo.

L’intento perseguito consiste nella sistematica disintermediazione delle tradizionali «strozzature geopolitiche», come Suez, e nella rapida messa a punto di un reticolato infrastrutturale in grado di portare il gas iraniano direttamente ai suoi acquirenti europei.

La presa in carico di Latakia da parte degli iraniani si colora quindi di forte valenza simbolica, dal momento che essa si verifica tanto nel centocinquantesimo anniversario dell’inaugurazione del Canale di Suez, quanto nel quarantennale della rivoluzione iraniana.

A ciò si aggiunga che la stessa Cina ha messo gli occhi sul porto di Tripoli in Libano e si è assicurata, grazie al presidio sciita nel Levante, una direttissima per il Mediterraneo. Lo schema è già rodato, come testimoniato dalla presenza cinese nel porto pakistano di Gwadar che consente alle merci cinesi di saltare lo Stretto di Malacca, e coordinato con la strategia di connettività delle Vie della Seta.

Il sincronismo sino-iraniano nel Levante risulta alquanto sgradito a Israele. Inoltre non la prenderanno bene gli Usa, che sono una talassocrazia e fondano proprio sul controllo delle rotte marittime larga parte della propria primazia globale. Per disintermediare gli Usa, Iran e Cina devono peraltro essere intermediati da ulteriori intermediari: Libano, Siria. In questa paradossale condizione risiede dunque la loro debolezza.

È pressoché certo che gli Usa si dedicheranno ad affrontare a uno a uno gli interlocutori dei sino-iraniani, come indicato dal recente e non facile tour del segretario di Stato Usa Mike Pompeo in Libano. Quanto agli europei, Italia compresa, saranno dissuasi dal sognare un Grande Levante.

(articolo pubblicato su Italia Oggi)

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