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Africa Petrolio

Vi spiego che cosa succederà al petrolio con la mossa di Trump anti Iran

Fatti, numeri e scenari sul petrolio dopo la decisione degli Stati Uniti di eliminare le deroghe alle sanzioni all’Iran. L'analisi dell'economista Alberto Clò

 

La decisione annunciata il 22 aprile dal segretario di stato statunitense Mike Pompeo di eliminare le deroghe alle sanzioni all’Iran potrebbe far peggiorare l’attuale quadro, già di per sé critico, del mercato petrolifero internazionale.

Le waivers erano state inizialmente concesse a otto paesi per dar loro tempo di diversificare le forniture: Cina, India, Italia, Grecia, Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Turchia.

Di quanto potrà ridursi l’export iraniano col venir meno delle deroghe alle sanzioni dipenderà dalle decisioni dei tre paesi che hanno continuato ad assorbirlo – Cina (0,6 mil. bbl/g), Corea del Sud (0,4), India (0,3) – in funzione:

  • dei loro fabbisogni fisici, in un mercato fattosi scarso;
  • dei loro rapporti politici con Washington;
  • della convenienza ad acquistare il greggio iraniano per gli abbondanti sconti praticati dalla compagnia di Stato per non perdere ulteriori quote di mercato – anche perché riguadagnarle sarà poi tutt’altro che facile.Qualora l’export iraniano dovesse azzerarsi, così come accadde nei primi anni 1980, i prezzi non potrebbero che risentirne al rialzo.A contrastarlo potrebbero contribuire tre fattori:

(a) un aumento della produzione americana, cresciuta a marzo di 0,3 mil. bbl/g a 12,1 e la stima di salire a 12,4 mil. bbl/g nella media 2019 e 13,1 nel 2020 (contro gli 11 del 2018);

(b) una minor crescita dell’economia mondiale rispetto a quella attesa, con una minor domanda, cresciuta comunque tra Cina, India, Stati Uniti nel solo primo bimestre dell’anno di 1 mil. bbl/g;

(c) un intervento della stessa Casa Bianca preoccupata di un rialzo dei prezzi che smentirebbe le ultime previsioni dell’amministrazione americana di un loro calo (specie della benzina) sia nel 2019 che nel 2020 quando scadrà il mandato presidenziale.

L’Arabia Saudita – allineata sulle posizioni anti-iraniane di Trump e quindi sensibile alle sue richieste – ha rimpiazzato (con Kuwait e Iraq) buona parte delle esportazioni iraniane dirette alla Cina, anche se a guadagnarci è stata soprattutto la Russia.

 

(estratto di un’analisi pubblicata su Rivista Energia; qui l’articolo integrale)

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