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Impianto Fotovoltaico

Un impianto fotovoltaico oltre le nuvole, un’idea franco-giapponese

Un impianto fotovoltaico costituito da palloni aerostatici, l’idea del consorzio scientifico internazionale NEXTPV. La perdita di efficacia di un impianto fotovoltaico in presenza di condizioni climatiche ostili rappresenta uno dei principali ostacoli alla diffusione delle celle solari. La presenza di nuvole, nebbia, pioggia o neve, possono infatti ridurre la produzione di energia sino al 30%…

La perdita di efficacia di un impianto fotovoltaico in presenza di condizioni climatiche ostili rappresenta uno dei principali ostacoli alla diffusione delle celle solari. La presenza di nuvole, nebbia, pioggia o neve, possono infatti ridurre la produzione di energia sino al 30% spingendo gli stakeholder verso l’adozione di strumenti alternativi. Al fine di migliorare l’efficienza sono state portate avanti numerose ricerche, alcune come quella sviluppata da Eni e Mit cercano di ovviare al problema riproducendo artificialmente il processo di fotosintesi all’interno delle celle, altri pensano invece a soluzioni più pratiche e radicali come far sparire il problema delle nuvole.

Non si parla di un rewind delle tanto vituperate scie chimiche, quanto quello di portare gli impianti fotovoltaici là dove c’è sempre il sole, oltre le nuvole. L’idea è al momento in fase di studio sotto la direzione un comitato scientifico internazionale franco-giapponese chiamato NEXTPV e si basa delle semplici constatazioni. La prima è che una maggiore concentrazione di luce solare consente un rendimento energetico superiore delle celle fotovoltaiche. La seconda è che a circa 6 chilometri di altitudine, dove l’aria è più rarefatta, in numero delle nuvole è nettamente inferiore rispetto agli strati più bassi dell’atmosfera, fenomeno che sparisce totalmente assente a circa 20 chilometri.

Per raggiungere simili altezze i piani del NEXTPV prevedono l’utilizzo di palloni aerostatici simili a quelli utilizzati da Google nel progetto per la connettività Loon. Secondo la ricerca i palloni sarebbero capaci di “galleggiare” nell’atmosfera sfruttando l’energia generata durante le ore di luce per combinare in una cella a combustione tramite un processo di idrolisi idrogeno e ossigeno. Grazie alle fuel cell sarebbe così possibile, anche durante la notte, dare la spinta necessaria per mantenere i palloni all’altitudine necessaria. La soluzione consentirebbe di mantenere bassi i costi e l’unico scarto prodotto dalla combustione è acqua pura.

Il consorzio di ricercatori e scienziati è convinto che i bassi costi di produzione e gestione oltre all’approccio salvaspazio, consentiranno a tali sistemi di diffondersi in futuro risolvendo anche altri tipi di problemi. I parchi solari occupano infatti grandi quantità di spazio sul terreno. In aperta campagna o nel deserto il problema non si porrebbe, ma la questione è totalmente diversa in grandi metropoli come Tokio, Parigi, New York o Londra.

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