Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, Fase 2 (Fase 1, nel 2014), ogni tanto vengono menzionate le Torri di Boyko, il cui nome fa pensare alla saga del Signore degli Anelli. In realtà sono piattaforme di trivellazione di petrolio e gas situate nel Mar Nero e contese tra Russia e Ucraina.
Dopo otto anni di occupazione, l’Ucraina è riuscita a riportare le Torri sotto il suo controllo. Ma è importante capire dove si trovano e quale impatto possono avere sull’andamento della guerra.
DOVE SI TROVANO LE TORRI DI BOYKO E LA LORO IMPORTANZA
Queste piattaforme di perforazione sono situate nella parte del Mar Nero a sud di Odessa, a una distanza di circa cento chilometri dalla terraferma dell’Ucraina, tra la famosa Isola del Serpente e la Crimea. Sono importanti da un punto di vista strategico, economico e di sicurezza, sia per l’Ucraina che per la Russia. Permettono di controllare l’area di mare e parzialmente il cielo in questo settore.
Le due piattaforme si chiamano: “Petr Godovanets” (B312) e “Ucraina” (B319), e furono costruite rispettivamente nel 2010 e nel 2012. Dopo lo sviluppo di nuovi giacimenti nella parte continentale, avrebbero dovuto aumentare significativamente la produzione di gas naturale e petrolio nel mare.
Si stima che le riserve totali dei giacimenti sottostanti siano pari a 58,6 miliardi di metri cubi di gas naturale, 1,231 milioni di tonnellate di condensato di gas naturale e 2,53 milioni di tonnellate di petrolio greggio.
Le Torri di Boyko non sono dei semplici impianti per l’estrazione di idrocarburi, ma svolgono diversi compiti, perché sono utilizzate come base di spionaggio, piattaforma per elicotteri, stazione di rifornimento, deposito di munizioni e persino come base per sistemi missilistici a lungo raggio. Da queste torri, è possibile controllare l’Isola del Serpente, la Crimea e in generale monitorare questa area strategica del Mar Nero.
LO SCANDALO POLITICO CHE DIEDE ORIGINE AL LORO NOME
Nel 2011, durante il mandato del Ministro ucraino dell’Energia Yuriy Boyko, la controllata del Ministero ChornoMorNaftogaz (ChNF), filiale dell’azienda di Stato ucraina Naftogaz, acquisì una piattaforma offshore fabbricata a Singapore, non da un produttore diretto, ma attraverso un intermediario, la società britannica Highway Investments Processing, che costò 400 milioni di dollari. Questo importo si rivelò essere 150 milioni di dollari più costoso del valore reale dell’impianto. Anche il secondo impianto di perforazione fu acquisito tramite un altro intermediario, Riga Shipyard, ma con lo stesso eccesso di costo. Un articolo del 2011 dei giornalisti Oleksii Shalaisky and Yurii Nikolov intitolato “Una Torre per Boyko” creò un grande scandalo. Da allora quel nome è rimasto.
LE INDAGINI SUL CASO DI CORRUZIONE
Nel 2014, la Procura generale dell’Ucraina avviò un procedimento penale per abuso di fondi pubblici per un valore di oltre 300 milioni di dollari da parte di ignoti, che agivano per conto di funzionari di ChNF. Il reato è stato registrato come violazione del comma 5 dell’art. 191 del codice penale dell’Ucraina, riguardante il sequestro illegale di beni a seguito di abuso d’ufficio da parte di un gruppo organizzato. Successivamente tutti i sospetti ricaddero sul Presidente Yanukovich, i politici Bakulin, Arbuzov, e un gruppo di manager di Naftogaz e di ChNF.
Secondo le indagini ci furono gravi violazioni delle procedure di gara durante l’appalto. Lo stesso Yuri Boyko nel 2015 fu coinvolto in un altro caso di corruzione: una tangente di 60 milioni di dollari per l’acquisto di rimorchiatori per il trasporto delle Torri. Ma il caso giudizioario non è mai stato concluso giudiziaria, perchè la maggior parte degli imputati, legati al partito filirusso, è fuggita in Russia.
RAID RUSSO SULLE TORRI
Dopo l’annessione della Crimea, la Russia iniziò a svolgere attivamente operazioni di incursione nel Mar Nero. Il 19 marzo 2014, l’allora ministro ucraino dell’Energia Yuriy Prodan annunciò che un commando di uomini armati aveva sequestrato illegalmente gli impianti di trivellazione della nota società ucraina ChornoMorNaftogaz, comprese le Torri di Boyko.
Il gruppo internazionale InformNapalm condusse una serie di indagini sul sequestro illegale delle due piattaforme galleggianti jack-up e scoprì che avevano preso parte all’azione i soldati del 104° Reggimento d’Assalto Aviotrasportato della 76a Divisione Aviotrasportata della Federazione Russa.
Nel 2015, il Servizio statale di frontiera dell’Ucraina verificò le informazioni sullo spostamento delle piattaforme galleggianti operanti presso le Torri, e scoprì che le erano state portate con un convoglio alla baia Karkinitsky della penisola di Crimea, in località Golitsynskoye.
Successivamente, i Russi spensero i transponder che trasmettevano via radio i dati sulle navi. Sulle Torri c’erano apparecchiature di ricognizione elettronica che potevano controllare il movimento attraverso i porti marittimi ucraini. Da quel momento, le Torri Boyko divennero obiettivi militari.
OCCUPAZIONE RUSSA E RISCHIO DI CATASTROFE NATURALE
Il 20 giugno 2022, le forze armate ucraine lanciarono un attacco missilistico contro le Torri. La luce degli incendi sugli impianti di trivellazione si poteva vedere nelle immagini satellitari della NASA. Sebbene gli impianti si trovino nella zona economica esclusiva (offshore) dell’Ucraina, quest’area è considerata molto pericolosa a causa dei giacimenti in fondo al mare.
Questa preoccupazione fu allora espressa dal capo del centro stampa delle Forze di Difesa Ucraine del Sud, Natalya Gumenyuk, durante una trasmissione pubblica: “I giacimenti di gas condensato sono un’area pericolosa in cui l’uso delle armi può avere conseguenze molto potenti. altre trattative, minacce, provocazioni con manovre generali, ecc. cose simili. Ma non ci sono stati scontri a fuoco proprio a causa della pericolosità della zona”.
LA RICONQUISTA DELLE TORRI DI BOYKO
Un rapporto del Ministero della Difesa del Regno Unito spiegò che l’Isola di Zmiinyi (Serpente) e le Torri di Boyko nel Mar Nero erano obiettivi strategici, perché utilizzate come basi avanzate per le forze militari. “Mentre le tensioni rimangono alte nel Mar Nero, si sono verificate delle scaramucce tra le forze marittime e aeree attorno a piattaforme di gas e petrolio strategicamente importanti tra la Crimea e Odessa”, secondo l’intelligence britannica.
L’11 settembre 2023 La direzione dell’intelligence del Ministero della Difesa comunicò che l’Ucraina aveva ripreso sotto il suo controllo sulle piattaforme “Petr Godovanets”, “Ucraina”, nonché altre due, “Tavrida” e “Sivash”, dopo 8 anni di occupazione.
I dettagli di un’operazione speciale e le riprese uniche della battaglia furono riportate dal servizio stampa della direzione dell’intelligence ucraina. Nonostante le sfavorevoli condizioni metereologiche del mare, i soldati ucraini raggiunsero comunque il loro obiettivo: bonificarono il territorio e smantellarono tutte le apparecchiature di ricognizione sulle torri, inclusa una stazione radar Niva. Questa installazione monitorava tutti gli eventi nel Mar Nero. Inoltre, le forze ucraine catturarono scorte di missili aerei non guidati trovati nel reparto motori.
Gli esploratori effettuarono l’operazione in più fasi, spostandosi verso la stazione su gommoni ad alta velocità. Durante una delle missioni di combattimento, le forze speciali furono attaccate anche da un caccia da combattimento Su-30 nemico, che cercarono di abbattere con le armi disponibili, ma senza successo. L’aereo nemico dovette comunque ritirarsi. Un elicottero russo fu abbattuto.
IL MAR NERO NON È PIÙ UN LAGO RUSSO
Da quando le forze ucraine hanno ripreso sia l’Isola del Serpente che le Torri di Boyko, la Russia ha perso il controllo della parte occidentale del Mar Nero, permettendo agli Ucrainai di riaprire il corridoio del grano e la libera navigazione dei mercantili, senza dover sottostare alla spada di Damocle delle Flotta russa. Inoltre, da allora non sono più concepibili operazioni anfibie russe sulle coste ucraine e questo influenza anche la sicurezza di tutta l’area, fino alla stessa Moldavia.
Andriy Yusov, portavoce dell’intelligence militare ucraina (GUR), ha affermato che dopo la liberazione delle torri di Boyko, la Russia ha perso la capacità di condurre ricognizioni in cielo, in acqua e sulla terraferma, mentre le Forze armate ucraine hanno aumentato la loro capacità di condurre con successo le seguenti operazioni nel Mar Nero e in Crimea.
Quando le armi taceranno, le Torri Boyko recupereranno il loro ruolo principale di estrazione di idrocarburi, ma certamente non perderanno il loro compito di sorveglianza per la sicurezza di quell’area di Mar Nero.