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Tetto

Tetto ai prezzi del gas, ecco il piano (e gli effetti) della Commissione Ue

Cosa prevedono le proposte della Commissione Ue per l'imposizione di un tetto ai prezzi di importazione del gas. L’approfondimento di Simona Benedettini, economista ed esperta di mercati energetici

 

Il Consiglio europeo del 30 e 31 maggio ha incaricato la Commissione europea di valutare la fattibilità di un tetto temporaneo ai prezzi di importazione del gas naturale.

Al Consiglio UE dei ministri dell’Energia del 9 settembre, la Commissione presenterà un non-paper contenente le sue valutazioni preliminari circa la fattibilità della misura. Che cosa dice il non-paper?

Le opzioni trattate nel non-paper sono due:
A) Tetto europeo al prezzo di importazione del gas russo;
B) Tetto al prezzo all’ingrosso del gas naturale nelle regioni europee che sarebbero più colpite da una eventuale interruzione delle forniture di gas russo.

A) Tetto europeo al prezzo di importazione del gas russo

Il tetto applicherebbe alle sole importazioni via gasdotto dalla Russia. La Commissione ritiene che il tetto dovrebbe essere fissato al di sopra di un intervallo compreso tra 5 €/MWh e 35 €/MWh.

Il motivo è che nel periodo 2010-2020 i prezzi a cui il gas russo è stato scambiato sono oscillati tra 5 €/MWh e 35 €/MWh. Pertanto, secondo la Commissione, un valore al di sopra di questo intervallo renderebbe “appetibile” per la Russia accettare il tetto.

In una prima fase, la Commissione intende applicare il tetto tramite lo strumento delle sanzioni. In una seconda fase intende invece adottare il tetto nella forma di un organismo che agisca da acquirente unico che negozia specifici volumi di gas a prezzi predeterminati.

B) Tetto al prezzo all’ingrosso del gas naturale nelle regioni europee che sarebbero più colpite da una eventuale interruzione delle forniture di gas russo

L’opzione si fonda in primo luogo sulla definizione delle zone rosse.

Le zone rosse sono definite come le regioni dove vi è una maggiore dipendenza dal gas russo e dove, quindi, una interruzione delle forniture di gas russo produrrebbe una forte impennata dei prezzi.

La Commissione identifica come zone rosse i paesi nell’Europa centrale e dell’Est. A questi potrebbero aggiungersi Germania e Italia in funzione della gravità della situazione. Le altre zone sarebbero qualificate come verdi.

La misura potrebbe essere adottata secondo due diverse varianti.

  • B1: Un tetto uniforme al prezzo del gas esportato dalle zone verdi alle zone rosse e al prezzo del gas scambiato tra zone rosse.
  • B2: Un tetto al solo prezzo del gas scambiato nelle zone ROSSE.

Variante B1

Il tetto troverebbe applicazione sia alle transazioni sia all’interno delle zone rosse sia alle transazioni tra zone rosse e zone verdi. Le forniture alle zone rosse non potrebbero essere prezzate a un valore al di sopra del tetto.

L’assenza di differenze tra i prezzi delle zone rosse e delle zone verdi e tra stati membri della stessa zona rossa impone di adottare criteri amministrati di allocazione tra paesi del gas approvvigionato.

Si rende quindi necessario creare un organismo tecnico incaricato dagli stati membri delle zone rosse al fine di supervisionare la corretta applicazione del meccanismo. L’organismo tecnico calcolerebbe i volumi disponibili da allocare per ciascun Paese della zona rossa.

La partecipazione al meccanismo necessita che gli stati membri adottino misure coordinate di riduzione della domanda per evitare fenomeni di free-riding.

Variante B2

Questa opzione è uguale all’opzione B1 con l’unica differenza che gli stati membri all’interno della zona rossa potrebbero effettuare transazioni a prezzi anche al di sopra del tetto. Il tetto applicherebbe solo alle transazioni tra zone rosse e verdi.

La Commissione sta inoltre elaborando una proposta di policy per il potenziale sviluppo di un benchmark di prezzo complementare rispetto al TTF e per l’adozione di meccanismi di supervisione finanziaria del TTF.

– Leggi anche: Tutti i piani della Commissione Ue contro i prezzi alti dell’elettricità

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