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Le sanzioni Usa sul Venezuela condurranno a un blocco petrolifero?

L'amministrazione Trump intensifica la pressione sul Venezuela di Maduro con nuove sanzioni, alimentando l'ipotesi di un blocco petrolifero de facto che potrebbe strangolare l'economia di Caracas. Tutti i dettagli.

L’amministrazione Trump ha intensificato la pressione sul regime di Nicolás Maduro con il sequestro spettacolare della superpetroliera Skipper, carica di greggio venezuelano, e l’imposizione di nuove sanzioni su familiari del leader chavista e navi della “flotta ombra”.

La prima interdizione diretta di un carico petrolifero venezuelano dal 2019 ha scatenato accuse di “pirateria internazionale” da parte di Caracas e ha alimentato speculazioni su un possibile blocco navale de facto.

In un contesto di dispiegamento militare Usa nei Caraibi, queste mosse potrebbero accelerare il collasso economico del Venezuela e rischiare un’escalation regionale coinvolgendo alleati di Caracas come Russia, Iran e Cuba.

Le nuove sanzioni

Come riferisce il New York Times, il Tesoro Usa ha inserito nella lista nera sei compagnie di navigazione — Myra Marine Limited, Arctic Voyager Incorporated, Poweroy Investment Limited, Ready Great Limited, Sino Marine Services Limited e Full Happy Limited — che possiedono navi adibite al trasporto di petrolio venezuelano.

Le navi prese di mira sono state “bloccate” dal Dipartimento, impedendo loro di svolgere attività commerciali internazionali, sebbene non sia chiaro se gli Stati Uniti intendano sequestrarle.

Il Tesoro ha inoltre sanzionato tre nipoti della moglie di Maduro Cilia Flores. Come scrive il New York Times, gli uomini, definiti dal Tesoro come “narco-nipoti”, furono condannati nel 2016 per accuse di traffico di droga, ma ricevettero la grazia nel 2022 dall’ex presidente Biden e fecero ritorno in Venezuela, dove, secondo lo stesso Dipartimento del Tesoro, hanno continuato il traffico di stupefacenti.

Queste misure si inseriscono in un quadro consolidato: sanzioni dal 2019, revoca di licenze temporanee dopo le controverse elezioni del 2024 e tariffe su paesi importatori di petrolio venezuelano.

Aumenta la pressione

Come rileva Reuters, che cita fonti del settore navale, le ultime azioni degli Stati Uniti hanno messo in allerta armatori, operatori e agenzie marittime coinvolti nel trasporto di greggio venezuelano, con molti che stanno riconsiderando se salpare dalle acque venezuelane nei prossimi giorni come previsto.

A tal proposito, Axios rileva che i legali di Washington stanno studiando “nuove sanzioni contro le reti di trasporto petrolifero venezuelane e il cerchio ristretto del leader venezuelano Nicolás Maduro, con l’obiettivo di aumentare i rischi per le aziende che movimentano il greggio del paese”.

Come effetto di tali pressioni, le esportazioni venezuelane sono crollate bruscamente: diverse navi cariche di circa 11 milioni di barili restano bloccate in acque territoriali.

Contestualmente i compratori asiatici – principalmente cinesi –pretendono sconti ancora più elevati per coprire i rischi.

Rischio collasso

Il Venezuela, osserva il New York Times, dipende dal petrolio e dai prodotti derivati per quasi tutte le sue entrate da esportazioni. I funzionari utilizzano i proventi dell’industria petrolifera per mantenere operativo il governo, sostenere i sistemi d’armamento e importare beni essenziali, come i generi alimentari.

Ulteriori sequestri di petroliere limiterebbero questo flusso di entrate. Ogni carico sequestrato rappresenta una perdita di reddito, e il Venezuela potrebbe essere costretto a vendere il suo petrolio con sconti ancora più elevati agli importatori disposti a rischiare di trattare con il paese.

“Una politica continuata di sequestri causerebbe un forte calo della capacità di esportazione del Venezuela, facendo precipitare il paese in una nuova recessione”, ha dichiarato al Nyt Francisco Rodríguez, economista venezuelano presso l’Università di Denver.

L’ipotesi di un blocco totale

Non esiste al momento un embargo petrolifero formale o un blocco navale dichiarato dagli Usa sul Venezuela, ma le azioni recenti alimentano un’ipotesi concreta di un blocco de facto attraverso sequestri sistematici.

Come riporta Reuters, e viene confermato da due funzionari Usa intervistati dal New York Times, gli Stati Uniti stanno preparando l’intercettazione di ulteriori navi che trasportano petrolio venezuelano, con una lista di obiettivi già compilata che include diverse petroliere sanzionate.

La notizia trova conferma nelle ultime ore attraverso un nuovo articolo del New York Times che cita altri funzionari statunitensi i quali “hanno dichiarato di aspettarsi ulteriori sequestri nelle prossime settimane, nell’ambito degli sforzi dell’amministrazione per indebolire il governo di Maduro minando il suo mercato petrolifero”.

Questo approccio, combinato con il dispiegamento militare nei Caraibi e le nuove sanzioni, potrebbe avere un effetto simile a un blocco, strangolando le entrate petrolifere del regime.

Secondo l’Associated Press tuttavia un blocco navale completo (come quello contro l’Iraq nel 1990) è considerato improbabile per le ripercussioni internazionali e l’impatto sui prezzi globali del greggio, anche se i sequestri multipli potrebbero raggiungere lo stesso obiettivo pur senza una dichiarazione formale.

La stessa AP prevede che, se le interdizioni diventassero sistematiche, non si possano escludere iperinflazione e maggiore instabilità sociale, condizioni che gli Usa ritengono propedeutiche a un indebolimento di Maduro o addirittura ad un suo allontanamento o resa.

Reazioni

Negli Stati Uniti, l’operazione ha diviso l’opinione pubblica: come osserva il Guardian, malgrado gli accenti trionfalistici di alcuni media conservatori, alcuni rappresentanti democratici e repubblicani moderati temono che Trump stia “scivolando verso una guerra” con il Venezuela.

Nel frattempo, stando a un sondaggio di CBS News, gli americani non considerano il Venezuela una minaccia grave per gli Stati Uniti. Al contrario, la maggior parte lo vede come una minaccia minore e si oppone in larga misura a un’eventuale azione militare.

L’opposizione venezuelana, guidata dalla oppositrice e Nobel per la Pace María Corina Machado, ha invece accolto con favore le misure trumpiane, vedendole come un passo verso l’isolamento del regime.

Come riporta Reuters, in una telefonata con Maduro, il presidente Putin “ha riaffermato il suo sostegno alla politica del governo di Maduro, volta a proteggere gli interessi nazionali e la sovranità di fronte alla crescente pressione esterna”.

Sempre secondo Reuters la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha dichiarato ai giornalisti: “Speriamo che la Casa Bianca riesca a impedire un ulteriore scivolamento verso un conflitto su larga scala, che minaccia di avere conseguenze imprevedibili per l’intero emisfero occidentale”.

Il sequestro della petroliera di mercoledì ha avuto l’effetto di aumentare anche la pressione sulla Cina, che dipende dal petrolio fortemente scontato proveniente da paesi come Venezuela e Russia, ha dichiarato al New York Times Clayton Seigle, senior fellow del Center for Strategic and International Studies.

“Aggiungere i sequestri di petroliere agli strumenti già presenti nell’attuale arsenale Usa è stato notato a Pechino”, ha detto Seigle.

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