A gettare acqua sul fuoco sul dibattito sull’embargo energetico alla Russia, diventato rovente nel fine settimana tedesco, è arrivato il cancelliere in persona, di ritorno dai vertici con i capi di Stato e governo occidentali e della Nato. Olaf Scholz ha escluso ancora una volta la possibilità che la Germania (e l’Europa) applichi un embargo sulle importazioni di energia dalla Russia. Ma su un altro versante molto sensibile per l’opinione pubblica tedesca, quello degli armamenti, ha confermato che la Germania sta valutando l’ipotesi di adottare un sistema di difesa antimissile come l’Iron Dome di Israele: “Posso dire che questo fa sicuramente parte delle cose che stiamo discutendo, e a buona ragione”.
SCHOLZ: NON POSSIAMO PERMETTERCI IL BOICOTTAGGIO ENERGETICO
Dunque, nessun boicottaggio energetico, neppure per un solo mese, come ha chiesto da ultimo anche il presidente ucraino Wolodymyr Zelenski. Politici responsabili devono avere il coraggio di dire la verità, ha detto Scholz intervistato nel principale talk show televisivo tedesco: “E la verità è che un boicottaggio scatenerebbe un’enorme crisi economica”.
“Parliamo di un numero incredibile di posti di lavoro”, ha proseguito il cancelliere, “perché se da un giorno all’altro dovessimo rinunciare alle importazioni dalla Russia dovremmo mettere in pausa l’attività di interi settori industriali”. La dipendenza da Mosca è diventata di colpo il più grande problema di sicurezza per la Germania, ma essa può essere risolta solo gradualmente, anche se con una certa fretta. E così Scholz ha confermato che le importazioni di carbone e petrolio verranno sostituite in brevissimo tempo, entro la fine dell’anno, anche a costo di mantenere in attività le centrali a carbone tedesche e dilazionare l’addio a questa energia fossile che il suo governo voleva anticipare al 2030. per il petrolio sarà invece piuttosto semplice affidarsi ad altri paesi esportatori.
Il problema resta il gas, e la Germania dipende da quello russo per il 55%. “È un problema nostro, ma in generale europeo”, ha ripreso il cancelliere, “anche l’Italia dipende in larga parte dalle importazioni russe e molti Stati est europei hanno le loro reti energetiche connesse con la Russia e non con l’Occidente, come eredità politica dei decenni passati”.
CI VUOLE TEMPO PER L’INDIPENDENZA DAL GAS RUSSO
I passi verso l’indipendenza energetica da Mosca devono dunque essere spediti ma ponderati. Così la Germania chiede su questo terreno quella gradualità che in passato è stata restia a concedere ad alcuni partner europei, ad esempio, sui temi del debito. Ma Scholz promette di star già facendo i “compiti a casa” in materia. Detto del carbone e del petrolio, il cancelliere ha citato i colloqui in corso con la Norvegia per nuove forniture e per lo sviluppo di progetti comuni sulle rinnovabili, e soprattutto l’accelerazione per la realizzazione delle infrastrutture necessarie per dirottare sul gas naturale liquefatto una parte delle importazioni.
In questo quadro si inserisce il recente viaggio in Qatar del titolare dell’Economia Robert Habeck, durante il quale il ministro verde ha annunciato un accordo di ampio respiro (i cui contenuti, secondo la stampa, restano al momento però ancora vaghi), e il via libera alla costruzione di due rigassificatori nei porti del Mare del Nord di Brunsbüttel e Wilhelmshaven.
I giornali scrivono che i due terminali potranno comunque entrare in funzione nel migliore dei casi solo dal 2024, il governo ritiene – confortato dai tecnici – che tutto possa andare in porto prima, entro un anno. Si vedrà.
IL DIBATTITO RESTA ACCESO
Ma per quanto breve possa essere il tempo necessario per sganciarsi da Mosca, il dibattito interno sull’embargo non è destinato a placarsi con le dichiarazioni del cancelliere. Per l’economista Lukasz Rachel, ex Senior Economist alla Bank of England e professore all’Ucl Department of Economics, intervistato dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung, “è assolutamente ridicolo” dire come fa il governo tedesco che la Germania non avrà più bisogno del gas russo dal 2024 : “In questo modo si dice a Putin che non riceverà soldi fra tre anni, cosa che lo renderà sicuramente ancora più imprevedibile e rischioso a breve termine. E allo stesso tempo gli si trasferiscono 700 milioni di euro ogni giorno per finanziare la sua follia”.
Anche il direttore dell’Ifo, Clemens Fuest, scuote la testa: se si vuole rinunciare al gas russo bisogna avere il coraggio di farlo adesso, non dal 2024, quando si spera che la guerra sarà finita.
FRANKFURTER ALLGEMEINE ZEITUNG SPINGE IL GOVERNO ALL’EMBARGO
Il quotidiano di Francoforte insiste. La domanda cruciale è se la Germania può permettersi economicamente un embargo energetico e la risposta che danno gli economisti con le loro simulazioni è che c’è un’alta probabilità che l’economia tedesca venga colpita da una recessione, ma che sono improbabili gravi sconvolgimenti: “Non fare nulla può essere la strategia sbagliata, soprattutto in tempi incerti, e la tradizionale strategia tedesca nei confronti della Russia di ficcare la testa nella sabbia può avere un effetto devastante a lungo termine”. Veronika Grimm, economista esperta di energia al Laboratory for Experimental Research di Norimberga, sostiene che “a medio termine dovremo comunque accettare una perdita di prosperità se vogliamo affermarci indipendentemente dalla Russia”. E la Faz chiosa: “È giunto il momento che il governo tedesco cambi il suo atteggiamento negativo nei confronti di un embargo energetico”.