Un modello economico di “transizione decisa” dai combustibili fossili a un’economia di energia pulita mostra che una rapida decarbonizzazione non solo non distruggerebbe il sistema bancario ma farebbe risparmiare al mondo ben 26 trilioni di dollari in costi energetici nei prossimi decenni, oltre a permettere alla comunità globale di raggiungere gli obiettivi climatici fissati dall’accordo di Parigi e salvare un numero incalcolabile di vite dalle morti legate all’inquinamento atmosferico derivante dalla combustione dei combustibili fossili. È quanto emerge da un paper di quattro professori dell’Università di Oxford – Rupert Way, Matthew Ives, Penny Mealy and J. Doyne Farmer – pubblicato da Bloomberg.
ALLUNGARE LA TRANSIZIONE PER MINIMIZZARE I COSTI
Questo modello contrasta molto con il pensiero comune che decarbonizzare l’economia globale sarà costoso a causa del numero di riconversioni infrastrutturali e sussidi pesanti che si dovrebbero rendere necessari per facilitare un cambiamento così massiccio. Infatti, il Nobel per l’economia William Nordhaus – che non è uno sprovveduto quando si tratta di calcolare i numeri – ha postulato che il mondo dovrebbe affrontare la transizione dell’energia pulita lentamente in modo da “allungare i costi e minimizzare il dolore della transizione”.
L’ERRORE DEL PREMIO NOBEL NORDHAUS
Al contrario i professori di Oxford ritengono che Nordhaus si sia sbagliato, in quanto non ha tenuto conto di alcuni principi economici chiave tra cui la legge di Moore e la legge di Wright. La legge di Moore delinea che quando la tecnologia migliora, i costi si abbassano esponenzialmente nel tempo. Questo è stato certamente il caso dell’eolico e del solare, che stanno già superando i loro sussidi governativi e diventando competitivi con i combustibili fossili. La legge di Wright si applica a una sorta di curva di apprendimento della produzione. Più produciamo energia rinnovabile, più diventiamo bravi a farlo, e più efficiente ed economico diventa.
IL PROBLEMA DEI COMBUSTIBILI FOSSILI
I combustibili fossili, inoltre, non sono comunque così economici. “Mentre i prezzi sono volatili, su una linea temporale abbastanza lunga non c’è una curva i combustibili fossili non sono riusciti a seguire le curve della legge di Moore e della legge di Wright. Inoltre, petrolio, gas e carbone sono ancora pesantemente sovvenzionati in tutto il mondo, al ritmo di 447 miliardi di dollari in tutto il mondo per i combustibili fossili, rispetto a soli 128 miliardi di dollari per le rinnovabili”, si legge su Oilprice.
IL RAPPORTO IPCC
Proprio il mese scorso l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), insieme alle Nazioni Unite (ONU) ha rilasciato un rapporto che dettaglia lo stato attuale del riscaldamento globale, e la prognosi è triste. Il sesto rapporto di valutazione definisce un “codice rosso per l’umanità” e delinea i tempi estremamente stretti che rimangono per il mondo per ridurre le emissioni di gas serra al fine di evitare i peggiori impatti del cambiamento climatico.
GLI STATI UNITI E LE RINNOVABILI
Proprio questo mese, Biden ha svelato un nuovo piano incentrato sulla promozione del solare negli Stati Uniti. Questa audace iniziativa mira a portare la quota del solare nel mix energetico della nazione dal 4% al 45% entro il 2050. L’op-ed di Bloomberg è a dir poco rialzista su questo piano: “Sono necessarie nuove politiche per guidare la diffusione delle tecnologie a zero carbonio, espandere i mercati, accelerare il progresso lungo le curve della legge di Wright, e costruire la rete intelligente e l’infrastruttura di ricarica dei veicoli elettrici che una tale transizione richiede. È imperativo che il Congresso agisca sul piano di Biden – così facendo farà risparmiare ai consumatori americani trilioni in costi energetici, creerà milioni di nuovi posti di lavoro, ridurrà i danni del cambiamento climatico e assicurerà che gli Stati Uniti siano leader nelle tecnologie energetiche del futuro”.
“Come secondo più grande emettitore di gas serra nel mondo (la Cina è al primo posto), è imperativo per il benessere dell’intero pianeta che gli Stati Uniti prendano sul serio la decarbonizzazione. La buona notizia è che non solo è possibile, ma anche economicamente fattibile e persino vantaggioso. Naturalmente, ottenere il sostegno bipartisan non è un compito facile, ma i soldi parlano e le rinnovabili possono essere in grado di salvarne un bel po’”, ha evidenziato Oilprice.