skip to Main Content

Rifiuti e riciclo, il dramma città per città. Fatti, numeri e problemi

Breve analisi dello stato di emergenza nelle città su rifiuti e riciclo

 

I rifiuti domestici (urbani) sono circa 29,5 milioni di tonnellate l’anno. I rifiuti delle imprese (speciali) sono 135 milioni di tonnellate, in massima parte riciclate e rigenerate; fra questi ci sono 9,6 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi.

Gli impianti non bastano, bloccati dai comitati nimby e dai politici in cerca di consenso.

Il riciclo si blocca per la nuovissima e improbabile norma end-of-waste che riporta il riciclo alle tecnologie di 20 anni fa e — invece di regolare il ricupero e la rigenerazione dei rifiuti — paralizza l’ambiente e mette le imprese nelle mani di burocrati con il terrore di firmare qualsiasi permesso e di ricattatori della denuncia.

Ecco una visione ravvicinata di dettaglio.

Brescia. 106 aziende fra qualche giorno vedranno scadere l’autorizzazione al riciclo dei rifiuti industriali, causa la normativa end-of-waste inserita nel decreto sbloccacantieri. Il vicepresidente della Provincia, Guido Galperti, ha lanciato un appello per le imprese che ritirano e riutilizzano le ceneri dell’inceneritore A2a di Brescia, per i ricuperatori di pneumatici usati, per chi produce metano dal letame degli allevamenti.

Bergamo. In allarme le aziende di trattamento dei rifiuti industriali anche pericolosi; a giorni partiranno lettere di disdetta ai clienti.

Milano. Causa norme end-of-waste, non sono più riciclabili in vetreria i tubi catodici dei televisori usati e né si può più rigenerare il silicio dei pannelli fotovoltaici vecchi e le imprese del settore cominciano a smaltire a carissimo prezzo in discarica.

Roma. Senza destinazione grandi quantità di rifiuti industriali, respinti anche dagli impianti all’estero. I comitati del no e i nemici del riciclo trovano ascolto facile perfino al ministero dell’Ambiente, che ha indetto un incontro per l’11 luglio sui fanghi dei depuratori. Se non si potranno usare come concime, i fiumi non potranno essere puliti e torneranno fogne a cielo aperto, oppure in caso di combustione negli inceneritori il costo altissimo peserà sulle bollette dell’acqua.

Milano. L’assessore regionale all’Ambiente, Raffaele Cattaneo, sarebbe intenzionato a bruciare negli inceneritori già strapieni, invece di usarli come concime, circa metà dei fanghi che i depuratori estraggono dai fiumi e dalle fogne. Dice una multinazionale francese di trattamento rifiuti: anche in Francia e Germania gli impianti di riciclo e smaltimento sono in emergenza; nei prossimi giorni non potremo più ritirare dalle aziende di produzione.

(breve estratto di un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore)

Back To Top