Quella che sta iniziando sarà l’estate più calda del secolo. Ma questa frase viene puntualmente ripetuta ogni anno. E forse basterebbe dire che farà ancora più caldo degli anni precedenti. Ma soprattutto non è possibile illudersi che nell’immediato futuro andrà meglio. Le conseguenze nefaste del riscaldamento globale si faranno sentire per lungo tempo. Il problema è stato prima sottovalutato e poi affrontato tardivamente e in maniera inadeguata. Una delle cause è che poco ascolto è stato dato ai segnali d’allarme lanciati dagli scienziati. L’altra è che, a livello di opinione pubblica, ben poco si sa degli sconvolgimenti climatici del passato. Il deficit cognitivo si può colmare leggendo “Breve storia del clima in Italia. Dall’ultima glaciazione al riscaldamento globale” di Luca Mercalli (Einaudi, 256 pagine, 18 euro).
Si scopre così che il fattore climatico ha sempre avuto un’incidenza determinante nelle vicende italiane. E se oggi giustamente ci si preoccupa del caldo in passato anche freddo, ghiaccio, acqua e fango hanno provocato enormi conseguenze. “Breve storia del clima in Italia” è sicuramente da considerare un saggio scientifico con tutti i crismi ma è soprattutto un libro divulgativo che riesce a raccontare senza difficoltà interi millenni. Il viaggio nel tempo può iniziare dalle grandi glaciazioni preistoriche e allo scioglimento del ghiacci. Il ritrovamento nel 1991 del corpo mummificato di Otzi ha permesso di sapere molto di più sulle condizioni di 6.500 anni fa. Secoli dopo viene il “clima felix” dei romani. Ed è in quel periodo che Annibale riesce nonostante il freddo ad attraversare senza troppi danni le Alpi innevate con tutto il suo esercito elefanti compresi. C’è nel tardo Medioevo un’altra glaciazione. Gli studiosi del clima l’anno definita “piccola” ma probabilmente è un eufemismo perché poi le conseguenze hanno funestato l’Italia per più di un secolo. In alcune località le temperature scendono addirittura a trenta gradi sotto zero. Il gelo distrugge quasi totalmente i vigneti nelle regioni settentrionali. Ma il peggio arriva quando i ghiacci si sciolgono e le inondazioni travolgono ogni cosa. La piena dell’Arno devasta Firenze nel 1333. Circa vent’anni più tardi l’esondazione del Tevere metterà in ginocchio Roma. E due secoli dopo un’alluvione colpisce Palermo causando la morte di 500 persone.
Storia più recente ma anche più inquietante è quella del clima in Italia nel XX secolo che non è improprio definire bifronte. Nei primi anni, nonostante il progredire delle industrie, la situazione non è particolarmente allarmante e sono relativamente pochi gli eventi che vengono ricordati: le valanghe durante la prima guerra mondiale, il grande freddo del 1929 e un grave nubifragio nel 1935. Ma, a partire dal 1950, è un’escalation che inizia con le alluvioni in Calabria e nel Polesine e arriva alle vicende attuali. Rileggendo la storia del clima in Italia ci si rende conto che il riscaldamento climatico di cui ci lamentiamo non è arrivato per caso ma l’abbiamo provocato noi.