Skip to content

Europa Gas

Verità e bugie su gas, prezzi e non solo. Parla Tabarelli (Nomisma Energia)

Intervento da 30 miliardi contro il caro bollette, razionamento e cancellazione del Pitesai: le tre proposte di Tabarelli contro la crisi dei prezzi del gas.

 

Sulla crisi dei prezzi del gas Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, dice: «Un intervento da 30 miliardi contro il caro bollette? Indispensabile, come tutte le misure messe in campo dal governo nell’ultimo anno per sostenere famiglie e imprese».

«E non basterà per superare l’inverno, che sarà durissimo: dovremo fare i conti con il razionamento delle forniture», aggiunge. «Certo, salirà il debito pubblico, è inevitabile, come accade in tutte le economie di guerra».

E ancora: il Pitesai, il piano per la transizione energetica sostenibile del governo Draghi, «è un mostro, va cestinato. Pone talmente tanti paletti e vincoli che è solo uno specchietto per le allodole».

Ecco l’intervista integrale di Italia Oggi

«Un intervento da 30 miliardi contro il caro bollette? Indispensabile, come tutte le misure messe in campo dal governo nell’ultimo anno per sostenere famiglie e imprese. E non basterà per superare l’inverno, che sarà durissimo, dovremmo fare i conti con il razionamento delle forniture», dice Davide Tabarelli, presidente Nomisma energia. «Certo salirà il debito pubblico, è inevitabile, come accade in tutte le economie di guerra». E ancora: il Pitesai, il piano per la transizione energetica sostenibile del governo Draghi, «è un mostro, va cestinato. I 5stelle, che hanno governato dal 2018, hanno pesantemente condizionato la politica energetica di questo Paese, il Pitesai sembra aprire allo sfruttamento dei giacimenti nostrani, ma pone talmente tanti paletti e vincoli che è solo uno specchietto per le allodole. È necessario tornare al sistema autorizzativo previgente». Per raggiungere quali obiettivi? «Tenga conto che lo scorso anno abbiamo prodotto 3 miliardi di metri cubi di gas, nel 1994 eravamo a 21 miliardi. La nostra domanda di gas è stata di 76 miliardi. Dalla Russia ne importiamo 29 miliardi. Per renderci autonomi dalle forniture russe e non mandare all’aria la nostra economia abbiamo bisogno di riappropriarci anche del nostro patrimonio di gas». E le rinnovabili? «Bene vengano, ma non potranno mai essere la benzina del motore dell’economia italiana. Per tempi e quantità». Dal 2035 solo auto elettriche, «un suicidio per l’intera Europa».

Domanda. Il prezzo dell’energia è schizzato alle stelle, per l’autunno interi settori produttivi potrebbero fallire per il caro bollette. Un intervento di 30 miliardi di aiuti è inevitabile?

Risposta. Inevitabile sì, in linea con quanto fatto dal governo dal giugno dello scorso anno per tutelare famiglie e imprese con interventi per ulteriori 40 miliardi. E aggiungo che potrebbero non bastare per superare l’invero, che sarà durissimo e nel quale dobbiamo mettere nel conto di scontare il razionamento delle forniture

D. Il debito pubblico salirà.

R. I mercati sono saltati, la politica è saltata, il nostro principale fornitore di gas ha deciso di scatenare la guerra nel cuore dell’Europa, noi abbiamo deciso di adottare contro di lui pesanti sanzioni. Era inevitabile che la Russia rispondesse con ritorsioni sul gas. Ora vige l’irrazionalità, e intanto che speriamo agiscano le diplomazie il debito pubblico non potrà che salire, come del resto accade in tutte le economie di guerra.

D. Ci attende un inverno di razionamenti di luce e gas?

R. L’offerta è scesa e finora la domanda non è affatto calata. Sul mercato vi è il panico perché si teme che il gas possa mancare per il prossimo inverno. Per riequilibrare domanda e offerta, dobbiamo mettere nel conto anche il razionamento.

D. A carico di industrie o famiglie?

R. Per le famiglie è socialmente più dura da accettare e anche più difficile da realizzare e controllare.

D. Gli accordi con altri paesi per diversificare le forniture non sono serviti?

R. L’Eni ha fatto quello che si può fare, penso alll’Algeria per esempio da cui potranno arrivare 7-8 miliardi di metri cubi di gas in più, ma noi dobbiamo controbilanciare ben 29 miliardi dalla Russia.

D. E i rigassificatori?

R. Ci vogliono 6-7 mesi per allacciarli e renderli operativi, per cui è bene attrezzarsi ma non serviranno per questo inverno. Andranno bene per l’inverno 2023, visto che anche quando la crisi cesserà i nostri rapporti con il Cremlino resteranno per decenni incrinati.

D. Il governo con il Pitesai, il piano per la transizione energetica sostenibile, ha riaperto alle trivellazioni anche se in aree ben delimitate. Una boccata di ossigeno?

R. Il Pitesai va cestinato, è un mostro. Bisogna tornare al sistema autorizzativo che era in vigore precedentemente al divieto. Il piano è in gestazione dal 2018 e la prima forza in Parlamento, i 5stelle, che ha governato con tutti gli esecutivi che si sono susseguiti ha fortemente condizionato la politica energetica del Paese di questi anni. Vi sono talmente paletti e condizioni che il Piano è solo un ostacolo allo sfruttamento delle risorse nazionali, uno specchietto per le allodole.

D. Quali sono i valori in campo?

R. Tenga conto che lo scorso anno abbiamo prodotto 3 miliardi di metri cubi di gas, nel 1994 eravamo a 21 miliardi. Con una ripresa di produzione di10 miliardi di metri cubi nostri di gas l’anno, al prezzo corrente avremmo un valore di 26 miliardi di euro.

D. E le rinnovabili?

R. Ben vengano, ma occorre l’onestà intellettuale di ammettere che per tempi e quantità di energia non potranno mai essere la benzina che serve all’economia del nostro paese. Se riuscissimo a triplicare la produzione di eolico e solare avremmo un miliardo di metri cubi di gas.

D. Vista la situazione, l’Europa si può permettere la politica ambientale che si è posta?

R. Siamo ne caos, in una tragedia storica, e questo sconvolge il futuro dell’Europa, dobbiamo diversificare le nostre entrate energetiche e ripensare ai nostri obiettivi. Serve realismo.

D. ll Parlamento UE ha approvato il bando che decreta la fine dei motori diesel e benzina dal 2035.

R. Un suicidio per l’industria europea dell’automotive, l’auto elettrica ha un futuro brillante sulle piccole percorrenze che poi aumenteranno, ma passare al divieto di vendita di motori a combustione nel giro di pochi anni è assurdo. Siamo responsabili dell’8% delle emissioni di C02 eppure adottiamo la misura più drastica al mondo. A vantaggio della Cina.

Torna su