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Africa Petrolio

La nuova geopolitica del petrolio tra Iran, Usa, Arabia Saudita, Qatar e Russia

Calo del prezzo del petrolio. L'Iran e le sanzioni Usa. Il Qatar che abbandona l'Opec. Fatti e scenari nel rapporto congiunturale del centro studi di Confindustria diretto da Andrea Montanino

Il prezzo del petrolio ha registrato un ampio calo negli ultimi 2 mesi. Dal picco di 86 dollari al barile toccato a inizio ottobre, la quotazione del Brent è caduta a 59 dollari a fine novembre, sotto la soglia di riferimento Opec (60 dollari), rimbalzando poi a 62 in media a inizio dicembre. Diversi fattori stanno agitando il mercato petrolifero quest’anno.

GLI EFFETTI DELLE SANZIONI USA CONTRO L’IRAN

L’Iran e le sanzioni Usa: da novembre è iniziato il blocco Usa delle esportazioni di petrolio dell’Iran. Con sanzioni anche su imprese non americane che commercino con Teheran e abbiano rapporti con gli Stati Uniti. Ad alcuni Paesi, tra cui l’Italia, è stata concessa un’esenzione di 6 mesi. La produzione di greggio dell’Iran, peraltro, è già in calo dalla primavera 2018 (3,2 milioni di barili al giorno in ottobre, da 3,8 in aprile).

CHE COSA SUCCEDE IN IRAN

Ciò potrebbe riflettere prudenza delle compagnie internazionali a investire nel Paese, dato che le sanzioni Usa sono state annunciate già a maggio. La carenza di capitali esteri e tecnologia penalizza l’efficienza dell’estrazione di petrolio iraniano, rendendo difficile tenere il passo del progresso tecnologico e mantenere alto il flusso produttivo.

IL RUOLO DELL’IRAN NEL MERCATO DEL PETROLIO

L’Iran ha un ruolo rilevante nel mercato del petrolio, essendo stato il quarto esportatore mondiale nel 2017. Con l’embargo Usa sull’antica Persia potrebbe, quindi, determinarsi una carenza di greggio. Tra i fornitori dell’Italia, l’Iran occupa il terzo posto, con una quota del 12% nei primi otto mesi del 2018. Le importazioni italiane di greggio, comunque, sono diversificate dal punto di vista geografico: acquistiamo da 23 diversi Paesi. Una questione cruciale è quanto velocemente altri paesi fornitori possano subentrare all’Iran nel vendere all’Italia la quota di greggio necessario all’industria e ai consumi energetici delle famiglie.

LO STATO ATTUALE DELLA PRODUZIONE DI PETROLIO

Finora la produzione di petrolio, a livello globale, non scarseggia. Negli ultimi 6 mesi Arabia Saudita e Iraq hanno più che compensato il vuoto produttivo lasciato dall’Iran. L’estrazione Opec, perciò, è addirittura cresciuta (+0,3 mbg in ottobre da aprile), nonostante stia anche proseguendo il lento declino di un altro membro storico (Venezuela). Grazie pure al forte trend espansivo dell’estrazione Usa, nel mercato mondiale del greggio, dopo l’estate, si registra di nuovo un eccesso di produzione (di 1,4 mbg in media a settembre-ottobre). Fino ad agosto, invece, la domanda era superiore all’offerta (di 0,3 mbg nei primi 8 mesi del 2018). Il riaccumulo di scorte, dopo il calo impresso dall’Opec nel 2016-2017, spiega il brusco crollo delle quotazioni.

IRAN COME MERCATO DI SBOCCO PER L’EXPORT ITALIANO

L’Iran è anche un buon mercato di sbocco per l’export di beni italiani: la quota del made in Italy sull’import iraniano è pari al 3,8%. Potrebbe quasi raddoppiare se si riuscisse ad esprimere a pieno il suo potenziale. Tuttavia, dato che le esportazioni di petrolio rappresentano circa il 90% dell’export iraniano e una fetta importante del PIL, le sanzioni potrebbero condurre rapidamente il Paese in recessione, riducendo la sua domanda di beni esteri. Ciò rappresenta una sfida importante per le imprese esportatrici italiane.

IL RUOLO DEL QATAR NEL MERCATO PETROLIFERO E L’USCITA DALL’OPEC

Intanto, il Qatar ha deciso di uscire dall’Opec da gennaio 2019, per contrasti con altri paesi membri su questioni geo-politiche. Questa mossa non impatta direttamente sui livelli di produzione, ma è un segnale di indebolimento del Cartello e della sua capacità di guidare il prezzo. Tuttavia, il Qatar ha un’estrazione di greggio di appena 0,6 mbg nel 2018. Ovvero, è uno dei membri minori dell’Opec, che produce oggi 32,7 mbg di greggio. Molto meno rilevante dell’Iran e anche dell’Iraq e, soprattutto, dell’Arabia Saudita.

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