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Perché i porti diventeranno hub dell’energia. Report Intesa Sanpaolo

Lo sviluppo dell'eolico offshore avrà un impatto significativo sui sistemi energetici dei porti, in Italia e non solo. Cosa dice il 12° rapporto annuale della Italian Maritime Economy redatto da Srm (Intesa Sanpaolo).

Il percorso green del trasporto marittimo, a livello mondiale, richiede risorse economiche considerevoli: è stimato un fabbisogno di investimenti di oltre 5 trilioni di dollari fino al 2050.

Lo sforzo degli armatori nella direzione del fuel switch è notevole. La scelta prioritaria è ancora il GNL con il 36,8% del tonnellaggio in orderbook, ma aumenta la quota del metanolo (10,2%), segue il GPL con il 2% e il 3,4% le altre forme di carburante alternativo. Nel mondo vi sono 207 porti attivi e 68 pianificati.

I porti divengono cruciali per il funzionamento del mercato energetico, terminali di pipeline e centri di produzione di rinnovabili.

In Italia gli investimenti previsti per il Cold Ironing sono di quasi un miliardo di euro. Nel mondo sono attive oltre 200 stazioni di Onshore Power Supply e sono attrezzate alla tecnologia quasi 3.000 navi.

I porti, inoltre, ospitano sempre più spesso anche impianti di produzione di energia sostenibile come eolici, solari, a biomassa e basati sui rifiuti.

Lo sviluppo dell’eolico offshore avrà un impatto significativo sul sistema energetico del porto, in particolare in Italia. Il giro d’affari, da qui al 2050, per l’eolico offshore nel nostro Paese è stimato in 294 miliardi di euro.

Anche la digitalizzazione rappresenta un imperativo crescente per i porti. Sforzi significativi in tale ambito sono stati posti in essere dall’Agenzia delle Dogane per favorire lo sdoganamento delle merci a mare. Molti porti poi individualmente si stanno attrezzando per digitalizzare le proprie attività.

Lo sviluppo dell’intermodalità e delle connessioni mare-ferro su cui il paese sta investendo soprattutto nel potenziare l’ultimo miglio sarà l’elemento principale per garantire la fluidità dei traffici.

Nel complesso, il numero di treni merci rilevati presso le stazioni RFI collocate all’interno dei porti italiani è stato, nel 2024, pari a oltre 45.000 unità, con una sostanziale stabilità (-0,4%) rispetto all’anno precedente.

L’analisi del traffico ferroviario di ultimo miglio nei 20 porti italiani connessi alla rete ferroviaria nazionale (RFI) mostra la maggiore rilevanza degli scali di Trieste, Ravenna, La Spezia e Genova Voltri.

Va anche evidenziato che – come risulta da una survey SRM condotta per il Nord Italia – il 12%-15% delle aziende manifatturiere utilizza l’intermodale.

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