Più di 50°C negli Stati Uniti e in Cina, quasi 45°C in Italia, Spagna e Grecia… Dall’inizio di luglio, molte regioni dell’emisfero settentrionale sono state soggette a ondate di calore estreme e drammatiche.
Queste catastrofi non sono affatto dovute al caso o alla naturale variabilità del clima: le ondate di caldo in Europa e in Nord America sarebbero state praticamente impossibili senza il cambiamento climatico, mentre quella in Cina è stata resa almeno cinquanta volte più probabile. Anche se possono ancora sembrare eccezionali, tali eventi non sono più rari nel clima attuale e si moltiplicheranno in futuro.
Queste sono le conclusioni di uno studio pubblicato martedì 25 luglio dagli scienziati del World Weather Attribution, una rete internazionale di ricercatori specializzati nella scienza dell’attribuzione. Questa branca della disciplina consiste nel caratterizzare l’influenza della crisi climatica sulla probabilità e sull’intensità di singoli eventi estremi sulla base di studi rapidi condotti secondo un preciso protocollo sottoposto a revisione paritaria. Gli scienziati hanno utilizzato osservazioni e modelli climatici per simulare queste ondate di calore, sia nel clima attuale – che si è già riscaldato di 1,2°C – sia nel clima pre-industriale.
L’analisi si è concentrata sul periodo in cui la temperatura è stata più alta, e quindi più pericolosa per la salute, in ogni regione: dal 12 al 18 luglio nell’Europa meridionale, dall’1 al 18 luglio negli Stati Uniti sud-occidentali e nel Messico settentrionale, e dal 5 al 18 luglio nella Cina occidentale e centrale.
Durante questi periodi, la colonnina di mercurio ha superato i 53°C nella Death Valley (California) e i 52°C in Cina; la Catalogna (Spagna) ha registrato il giorno più caldo del mondo (con temperature superiori ai 45°C), mentre la Grecia e la città di Phoenix, in Arizona (USA), hanno sperimentato le ondate di calore più lunghe di sempre. Più di 100 milioni di americani sono stati messi in allarme, più di 200 messicani sono morti a causa del caldo e un gran numero di persone sono morte o sono state ricoverate in ospedale in Europa.
Aumento della frequenza e dell’intensità
“Qualunque sia il modo in cui caratterizziamo questi eventi, in termini di durata ed estensione spaziale, i risultati sono assolutamente gli stessi e mostrano il ruolo preponderante del cambiamento climatico”, afferma Friederike Otto, climatologa dell’Imperial College di Londra. Al contrario, il fenomeno naturale noto come El Niño, iniziato a giugno, sta giocando solo un “ruolo molto moderato”; questo riscaldamento di una parte dell’Oceano Pacifico equatoriale generalmente si traduce in un aumento delle temperature globali, ma ha solo un’influenza marginale sulle ondate di calore in Europa, Cina e Stati Uniti meridionali, dice la scienziata.
“Non c’è nulla di nuovo nei nostri risultati e non è sorprendente che tutte queste ondate di calore si verifichino nello stesso periodo.
D’altra parte, in passato, questo sarebbe stato quasi impossibile”, aggiunge. I cambiamenti climatici causati dalle emissioni di gas serra legate alle attività umane – in particolare la combustione di combustibili fossili (carbone, petrolio e gas) e la deforestazione – stanno aumentando la frequenza, l’intensità e la durata delle ondate di calore, un fatto che è stato a lungo documentato da studi scientifici.
Ondate di calore come quella di luglio “non sono più estreme o rare nel clima di oggi”, spiega Friederike Otto. Oggi possono verificarsi una volta ogni quindici anni circa in Nord America, una volta ogni dieci anni nell’Europa meridionale e una volta ogni cinque anni in Cina. Al contrario, in un mondo non riscaldato dall’attività umana, si sarebbero verificati solo una volta ogni 250 anni in Cina e sarebbero stati praticamente impossibili in Nord America e in Europa.
Tuttavia, non si tratta di una “nuova normalità”, poiché “questi eventi estremi diventeranno sempre più frequenti e uccideranno più persone se continueremo a bruciare combustibili fossili”, sottolinea l’autrice.
Ondate di calore così intense si verificheranno ogni due-cinque anni in un mondo a +2°C, un livello di riscaldamento che si prevede il pianeta raggiungerà tra circa trent’anni, a meno che tutti i Paesi che hanno firmato l’Accordo di Parigi nel 2015 non attuino pienamente i loro impegni di riduzione delle emissioni.
Cercare di rompere alcuni circoli viziosi
Oltre alla frequenza, ad aumentare è anche l’intensità. Lo studio mostra che le ondate di calore europee, nordamericane e cinesi sono state rispettivamente più calde di 2,5°C, 2°C e 1°C a causa dei cambiamenti climatici. Ed è probabile che queste cifre vengano presto superate. Queste ondate di calore “potrebbero persino sembrare un’estate fredda in futuro, se continuiamo a bruciare combustibili fossili”, avverte Friederike Otto. “Il clima sta cambiando come hanno mostrato i modelli, ma siamo più vulnerabili di quanto pensassimo”, aggiunge la ricercatrice.
Le ondate di calore sono tra i disastri più mortali. Secondo un recente studio, nell’estate del 2022 le alte temperature hanno causato quasi 62.000 morti solo in Europa, una cifra probabilmente sottostimata.
Oltre a ridurre le emissioni, “è essenziale ampliare i sistemi di allerta, i piani d’azione per il caldo e gli investimenti in misure di adattamento a lungo termine”, afferma Julie Arrighi, direttore del Centro per il clima della Croce Rossa. Questo include rendere le città più verdi e rafforzare la resilienza dei sistemi critici come la sanità, l’elettricità, l’acqua e i trasporti”.
Significa anche cercare di rompere alcuni circoli viziosi: se da un lato i condizionatori d’aria possono salvare vite umane, dall’altro aggravano il problema emettendo gas serra e irradiando calore.
(Estratto dalla rassegna stampa di eprcomunicazione)