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Berlino

Cosa succede sul Nord Stream 2 tra Germania, Russia, Ucraina e Usa

Tutte le ultime novità in Germania sul Nord Stream 2. Il punto di Pierluigi Mennitti

Gazprom mostra i muscoli, gli Stati Uniti tornano a minacciare sanzioni fuori tempo massimo e la Germania incassa il gas russo e si interroga sul senso della propria politica estera. Questo accade all’ombra dei tubi del Nord Stream 2, all’indomani del ritiro strategico sulla questione da parte di Joe Biden, che ha virtualmente aperto i rubinetti del raddoppio del gasdotto baltico che collega direttamente la Russia alla Germania.

Gazprom. Il colosso energetico russo, proprietario del gasdotto la cui prima linea già rifornisce Berlino dal 2011, ha reso noto che entro la fine di quest’anno conta di pompare attraverso il nuovo condotto 5,6 miliardi di metri cubi di gas. Dopo l’implicito via libera americano i russi, che già da gennaio avevano rispedito in acque baltiche le navi per proseguire e completare i lavori bloccati dalle minacce di sanzioni Usa, puntano a concluderli a giorni, per la fine di agosto. Una data precisa per l’entrata in funzione del secondo gasdotto non è stata comunicata, ma ormai ci siamo.

Gli oltre 5 miliardi di metri cubi stimati da Nord Stream 2 si aggiungeranno a quelli trasportati attraverso il Nord Stream 1: sempre secondo i dati forniti dal consorzio russo, nei primi sette mesi del 2021 sono transitati 33,7 miliardi di metri cubi di gas nel primo gasdotto, una quantità già superiore a quella pompata nell’intero 2020, quando con 59,3 miliardi di metri cubi era stato raggiunto il record. Quest’anno sarà polverizzato.

Mentre sul campo gli operatori si apprestano a rendere operativa la controversa seconda linea del Nord Stream, altri attori continuano a muovere pedine ormai poco o per nulla efficaci. È il caso del governo americano che sul fronte estero non pare vivere un momento felice. Lo scorso fine settimana il segretario di Stato Antony Blinken ha annunciato al Congresso nuove sanzioni in collegamento con il gasdotto baltico nei confronti di due persone o imprese russe e di una nave russa direttamente coinvolte nella costruzione dell’opera. Blinken non ha fatto nomi, ma ha sottolineato come queste nuove misure vadano inquadrate nella perdurante opposizione del governo Usa al Nord Stream 2, “che trasporterà gas russo in Germania aggirando l’Ucraina”.

Ma lo stesso governo Usa aveva un mese fa alzato le mani, riconoscendo l’impossibilità pratica di impedire l’entrata in funzione del gasdotto, sia perché il suo completamento era ormai roba di settimane, sia per il rifiuto della Germania a rimettere in discussione il progetto (cosa che sarebbe stata anche molto costosa). L’incontro Biden-Merkel di luglio aveva di fatto chiuso questo capitolo, ma evidentemente Washington ha bisogno di mantenere alta la tensione, anche simbolicamente, forse soprattutto per equilibri politici interni (i repubblicani sono furiosi per come si è conclusa la vicenda). Le pressioni di Blinken segnalano che per gli Usa Nord Stream 2 resta un errore, rende la Germania sempre più dipendente dalla Russia sul piano energetico e mette in mano a Putin un’arma micidiale per ricattare l’Ucraina.

Ma anche in Germania il dibattito sul Nord Stream 2 non si è chiuso e mentre governo e mondo imprenditoriale tirano un respiro di sollievo per un progetto ritenuto strategico sul versante della sicurezza energetica, la stampa rilancia dubbi sulla linearità della politica estera tedesca e sugli effetti nel medio e lungo periodo. Ma in primo luogo, la Corte d’appello di Düsseldorf ha chiuso in settimana la questione legata a un ricorso presentato dalla società di Nord Stream 2 Ag. contro le regole Ue per il mercato energetico imposte per dare il via libera europeo al progetto (dopo un lungo braccio di ferro fra i Paesi membri). Il ricorso è stato rigettato, il gasdotto dovrà sottostare a tutte le regole, tra cui quella che gestione di una pipeline, produzione e trasporto non devono essere nelle mani della stessa impresa e che le sue condotte devono essere aperte anche a terzi.

Sul piano politico Angela Merkel ha dovuto incassare dure critiche da parte del presidente ucraino Volodymyr Selensky nel corso della sua visita di commiato a Kiev, dove è stata accolta in maniera piuttosto fredda. Arrivata nella capitale ucraina dopo aver incontrato Putin a Mosca, Merkel ha rafforzato il secondo corno della posizione ufficiale tedesca sul tema, e cioè quello della difesa dell’Ucraina da eventuali strumentalizzazioni politiche del Nord Stream 2 da parte russa. Ma agli ucraini la garanzia tedesca non basta, di Mosca non si sono mai fidati e ormai non si fidano più neppure di Berlino. Delusi anche da Washington, la dirigenza ucraina guarda ormai a Varsavia: un peso leggero, ma il blocco Polonia-Ucraina promette di essere più stabile, intende rappresentare un contropeso rispetto all’asse franco-tedesco e può porre qualche problema agli alleati sia in sede Ue che Nato.

“Sul Nord Stream 2, così come sull’Afghanistan, la Germania ha rifiutato di guardare in faccia la realtà”, ha accusato il quotidiano conservatore Die Welt, processando l’intero impianto della politica estera tedesca degli ultimi due decenni, “e ora la geopolitica presenta il conto”. Quello che Berlino ha spacciato per un progetto puramente economico è invece un piano politico e mette in mano alla Russia un’arma da sfruttare in Europa centrale, scrive il giornale berlinese che poi racconta le peripezie del ministro dell’Economia Peter Altmeier, spedito a Kiev al posto di quello degli Esteri Heiko Maas al vertice sulla Crimea, ma in realtà con il compito di intavolare con gli ucraini (sotto supervisione Usa) il piano economico di aiuti con cui di fatto la Germania ha “pagato” il lasciapassare americano.

Berlino dovrà finanziare la transizione energetica di Kiev verso le fonti rinnovabili, per renderla indipendente da qualsiasi ricatto di Mosca. Insomma la Germania, oltre a pagarsi la sua di “svolta energetica”, dovrà pagare anche quella ucraina. Le trattative promettono di diventare un’ulteriore fonte di conflitti quando dalle grandi promesse si passerà ai capitoli concreti e la Welt si chiede quali prospettive offra una politica estera di questo genere.

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