Un rapporto fresco di stampa dell’International Energy Agency fotografa lo stato del mercato dei minerali critici nella loro qualità di elementi chiave delle batterie e dunque fattore determinante nel promuovere la transizione green. Ecco cosa emerge da un documento da cui traspaiono anche i rilevanti rischi geopolitici derivanti dall’eccessiva concentrazione di alcuni minerali fondamentali nelle mani di pochi produttori tra cui spicca il colosso cinese.
Boom della domanda e calo dei prezzi
Il documento mette subito in luce l’elevata domanda a livello mondiale di minerali chiave per le batterie come il litio, il rame, il nickel, il cobalto e la grafite così come quella dei metalli e delle terre rare che alimentano parimenti il ciclo dell’energia pulita.
Ma nonostante la turbolenza di questo settore, il rapporto mette in luce il calo dei prezzi spot del litio, sceso del 75% nel 2023, così come quelli del cobalto, del nickel e della grafite diminuiti tra il 30 e il 45%.
Questo trend può in apparenza sorprendere in quanto fino a due anni fa i prezzi di questi materiali, che l’IEA metteva insieme in un unico indice chiamato Energy Transition Mineral Price, risultavano più che tripli.
La risposta a questo mistero sta nella nuova offerta creata da Paesi produttori quali la Cina, l’Indonesia e quelli del continente africano, che sono riusciti a compensare in questi due anni il forte incremento della domanda.
Il mercato multimiliardario dei minerali critici
Il rapporto fornisce anche una stima del valore complessivo di questo mercato dei minerali chiave per la transizione energetica che viene valutato in 325 miliardi di dollari.
Un mercato che dovrà però più che raddoppiare fino a raggiungere nel 2040 i 770 miliardi se si vorrà centrare davvero lo scenario del net zero.
Quali regioni cresceranno di più
La forte richiesta di crescita dei minerali critici trova corrispondenza nel notevole incremento delle estrazioni da parte dei Paesi produttori.
A fare la parte del leone di questo sforzo sarà la Cina dove nel 2030 si concentrerà quasi la metà dell’intero valore di mercato dei minerali raffinati.
Ma a prodigarsi saranno anche regioni come l’America Latina, dove nello stesso periodo il valore di mercato raggiungerà i 120 miliardi, e l’Indonesia dove quel valore raddoppierà grazie soprattutto a un forte incremento della produzione di nickel.
Sembra assodato anche un ruolo da protagonista per l’Africa, dove l’incremento per i prossimi sei anni sarà del 65%.
Rischi geopolitici
Il rapporto mette in evidenza anche i rischi geopolitici connessi a una diseguale distribuzione di queste risorse.
Basti pensare che quasi il 95% della crescita della grafite avverrà nella sola Cina, mentre non rassicura il fatto che tra il 70 e il 75% della crescita della raffinazione di litio, nickel, cobalto e terre rare si concentrerà nelle mani dei soli tre produttori principali.
Economia verde in crescita
Volgendo uno sguardo complessivo al settore dell’economia green, l’IEA mette in evidenza la forte crescita del settore sia solare che eolico nel 2023 che ha generato capacità addizionali in tutte le regioni del mondo.
Tutto ciò ha fatto da traino a una sostanziale espansione delle reti elettriche che ha spinto a sua volta all’insù la domanda di rame e alluminio.
Scenari sull’EV
Uno dei perni della transizione verde è il passaggio all’auto elettrica, e da questo punto di vista il rapporto fornisce prospettive incoraggianti rappresentate dalle 14 milioni di unità vendute nel 2023 a livello globale, con un incremento del 35% sull’anno precedente.
Ma per centrare l’obiettivo ormai condiviso da tutti di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi entro il 2050, sarà richiesto un aumento della quota di vendite di EV sul totale di auto dall’attuale 18% al 65% del 2030.
Dal punto di vista delle batterie e delle loro specifiche componenti questo significherà un aumento della domanda di almeno 7 volte per raggiungere nel 2030 una capacità complessiva di 6 TWh.