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Petrolio

Mattei, Cefis e i misteri sul petrolio

“L’Italia nel petrolio” di Giuseppe Oddo e Riccardo Antoniani letto da Tullio Fazzolari

 

L’Italia è sempre appesa a un tubo. Che sia gas o petrolio non fa differenza. Il risultato è comunque quello di dipendere quasi totalmente dall’estero per la fornitura di materie prime energetiche. E puntualmente si finisce nei guai ogni volta che il tubo viene a mancare o non dà la quantità necessaria. Succede oggi per colpa dell’aggressione russa all’Ucraina. Ma è già successo dieci anni fa quando Obama e Sarkozy decisero di intervenire in Libia e l’Italia perse la sua maggiore fonte di approvvigionamento. La conseguenza è che ogni volta tocca cercarsi un nuovo fornitore sperando che duri. Praticamente un supplizio di Sisifo.

Era possibile sottrarsi a questo destino e avere un’indipendenza energetica. Assolutamente sì se si fossero realizzati i progetti di Enrico Mattei, il più grande manager che l’Italia abbia mai avuto. Ma dalla morte di Mattei il 27 ottobre del 1962 tutto è andato diversamente. Giuseppe Oddo e Riccardo Antoniani con “L’Italia nel petrolio” (Feltrinelli, 544 pagine, 25 euro) ricostruiscono punto per punto circa due decenni di avvenimenti su cui sono sempre rimasti dubbi e interrogativi senza risposta. Ci sono voluti anni perché si arrivasse a stabilire che l’incidente aereo di cui fu vittima Mattei era dovuto a un sabotaggio. E su chi fossero i mandanti dell’attentato si sono fatte solo ipotesi. Tuttavia non sfuggiva alle migliori intelligenze che quella era una delle vicende più oscure della nostra storia tanto da attirare l’attenzione di Pier Paolo Pasolini con “Petrolio” o del regista Francesco Rosi con “Il caso Mattei”.

Oddo e Antoniani danno finalmente un quadro completo che ha come punto di partenza i grandi progetti su cui stava lavorando Mattei. Basta citarne uno, quello più ambizioso, per rendersi conto di quale enorme opportunità sia andata persa: un metanodotto attraverso il Mediterraneo avrebbe portato in Europa un flusso ingente e continuo di gas estratto nel Sahara algerino. Ne avrebbero ricavato enormi benefici l’Italia e la Francia ma più in generale tutti i paesi membri dell’allora Comunità economica europea. Ma naturalmente l’iniziativa dava fastidio a chi, come le grandi compagnie petrolifere, sentiva minacciata la propria supremazia sul mercato energetico.

Con la morte di Mattei al vertice dell’Eni arriva Eugenio Cefis e tutto cambia radicalmente in peggio. Alla strategia di nuove iniziative subentra una di compromessi per assicurarsi una coesistenza pacifica con le grandi compagnie come Exxon e Shell. Peggio ancora dalla capacità di visione internazionale di Mattei sviluppata grazie a un grande lavoro diplomatico si sostituisce quella di Cefis più orientato a intromettersi nelle vicende dell’economia e della politica italiane. E’ l’epoca della “razza padrona” (come la definì Eugenio Scalfari), della conquista della Montedison e delle scalate ai giornali. Oddo e Antoniani raccontano i fatti e tutti i personaggi utilizzando documenti e testimonianze inedite. A leggere “L’Italia nel petrolio” ci si rende conto che quelle vicende non potevano provocare altro che rovine. E lasciare perennemente irrisolto il problema della dipendenza energetica.

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