Prende forma il sistema centralizzato delle utenze per conoscere i propri consumi domestici di luce e gas. L’Agid apre all’utilizzo dello Spid e alle rilevazioni anche dell’acqua
Non è un Grande Fratello dell’energia, ma poco ci manca. Il sistema per la comunicazione di tutti i dati relativi alle utenze domestiche sta lentamente prendendo forma, anche se mancano ancora tasselli importanti, come la sostituzione su larga scala dei tradizionali contatori con quelli più intelligenti, in grado cioè di trasmettere da soli le informazioni su consumi fatturati di luce e gas e persino acqua. Per capire però di cosa si tratta occorre fare un passo indietro.
L’occhio del Fisco sulle bollette

Il piano dell’Agid
Sulla questione è stata sentita ieri pomeriggio (15 marzo) alla camera l’Agid, l’agenzia per il digitale, il braccio operativo della cosiddetta Agenda digitale, il masterplan nazionale per innovare il Paese. Piccola premessa. Il sistema per la comunicazione dei rispettivi consumi non va visto solo in un’ottica fiscale, perché il fine ultimo dell’operazione è quello di permettere a chiunque di consultare in tempo reale il proprio consumo. L’idea di fondo è quella di creare una mastodontica banca dati nazionale, contenente i volumi e la spesa energetica di ogni abitazione, liberamente consultabile anche solo con il sistema di identità digitale, il cosiddetto Spid. “Nella comunicazione dei dati delle utenze domestiche il problema si affronta su tre ambiti. Il primo, installando degli apparecchi all’interno dell’abitazione consultabili via web, e quindi verificando lì il proprio consumo. Il secondo ambito, direttamente con distributori e fornitori che possono mettere a disposizione un accesso via web, una app, per verificare il proprio profilo di consumo”, hanno spiegato i rappresentanti dell’Agid.
Il ruolo dello Spid

Luce e gas. E (forse) acqua
Ma quali sono le utenze ad oggi inserite nel computo del database energetico? Luce e gas, ma forse potrebbe entrare anche l’acqua. L’apertura è arrivata dagli stessi rappresentanti dell’Agid, ascoltati in commissione Finanze. Sui dati relativi alle utenze domestiche “è possibile ipotizzare anche l’acqua tra gli elementi che andiamo a misurare. Applichiamo degli smart meter (sorta di telelettori da applicare ai contatori, ndr) per l’energia e il gas, la stessa cosa può essere fatta per l’acqua”. Nel settore idrico sono presenti in molti casi contatori solo a livello di condominio e non ancora di singolo utente. Il passaggio alla misura individuale permetterebbe numerosi vantaggi anche in termini di migliore controllo delle perdite d’acqua a valle del contatore.Anche allo scopo di valutare nel settore idrico l’utilizzo di sistemi di smart metering, l’Autorità per l’energia à ha promosso alcuni progetti di sperimentazione multiservizio. In tutti i progetti selezionati sono presenti i settori gas e idrico, oltre ad altri servizi di pubblica utilità diversi da progetto a progetto
La cautela del Mise

In attesa del piano triennale dell’Agid

Qualcosa in più si potrà certamente capire con il nuovo piano triennale dell’Agid, annunciato nei giorni scorsi dal commissario per l’Agenda digitale, Diego Piacentini in audizione davanti alla commissione Commissione parlamentare d’inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione della Pubblica amministrazione. “Insieme ad Agid – ha detto il commissario – stiamo lavorando alla stesura del Piano Triennale con cui spiegheremo alle Pa cosa devono fare per raggiungere gli obiettivi. Abbiamo una prima bozza ed entro il primo triemstre lo rendermo pubblico“. Piacentini ha chiarito che il Piano ha avuto bisogno di alcuni interventi e che sarà elaborata anche una versione faciltata – “versione for dummies”, ha chiarito. “Le Pa– ha spiegato – hanno bisogno di avere in dotazione non solo elementi normativi ma soprattutto organizzativi e tecnologici”. E a questo servirà la guida che il Team Digitale elaborerà. Contestualmente il Team lavorerà alla revisione del Cad. Lo slogan è: meno codici più codice. “Meno leggi e più software”, ha chiarito il commissario. In che modo? Si tratta di ridurre la sovrapproduzione di leggi e ottimizzare i processi burocratici. E non solo: togliere una serie di pratiche “automatiche” dalle mani degli impiegati pubblici e affidarle alle macchine. Meno timbri, in questo caso, più bit. Dopo il codice la riforma toccherà le regole tecniche per riscriverle in maniera moderna, renderle agili, accessibili, comprensibili a chi è chiamato a tradurle in bit come un manuale di istruzioni. Nel dettaglio “le convenzioni per lo scambio dei dati tra amministrazioni in Api (Application Programming Interface), i procedimenti amministrativi nei quali l’attività discrezionale dell’amministrazione è assente o modesta, trasformati in processi machine to machine più efficaci e più democratici”, ha evidenziato Piacentini, riprendendo una riflessione di Guido Scorza, responsabile Affari regolamentari del Team.
Gianluca Zapponini


