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L’Italia a differenza della Germania si sta suicidando. Parola dell’industriale Pasini

"Non capisco perché in Germania si possa tenere aperto con mascherine, guanti, distanze e prova delle febbre, mentre a Brescia no". E' la protesta di Giuseppe Pasini che guida il gruppo siderurgico Feralpi

Sempre più plateali e non solo private le critiche di settori imprenditoriali contro il governo che ha deciso di non riaprire alcune attività rispetto a quelle chiuse.

Solo dopo il 4 maggio si ipotizza di rivedere il lockdown deciso dall’esecutivo.

Ecco che cosa dice ad esempio l’industriale Giuseppe Pasini che guida il gruppo Feralpi, gruppo siderurgico da 1,3 miliardi di fatturato e 1.500 dipendenti, fermo dal 16 marzo

“Francamente non me lo aspettavo. Certamente la salute è la priorità, infatti ci teniamo come tutti, ma bisogna chiarire che aprire in sicurezza non compromette nulla. Eventualmente si può lasciare parte dell’azienda ferma per non creare assembramenti, ma la chiusura totale è dannosa. Immaginavo uno slittamento o una distinzione, non un periodo di fermo così lungo”, ha detto Pasini in un’intervista a La Stampa.

Il presidente di Confindustria Brescia, Giuseppe Pasini, commenta così la possibile proroga delle restrizioni fino al 3 maggio: “Nelle nostre aziende le persone sarebbero più sicure che fuori. Impedire il lavoro senza controllare che la gente vada a fare le passeggiate o le scampagnate, come abbiamo visto questa settimana, non ha senso”, aggiunge Pasini.

“Le industrie bresciane esportano il 60 per cento della produzione – sottolinea – assentarsi dai mercati esteri per due mesi è come suicidarsi. In molti si preparavano a riaprire il 14 e ora perderanno delle commesse. La Germania imparando dall’Italia ha retto meglio l’ondata di contagi, anche perché ha quattro volte i nostri posti letto. Non capisco perché lì si possa tenere aperto con mascherine, guanti, distanze e prova delle febbre, mentre a Brescia no”, riflette e prosegue: “se decisione rimane questa ce ne faremo una ragione, ma poi il 4 maggio siamo sicuri di ripartire? Bisogna saperlo per organizzarsi”.

“La ripartenza sarà molto dura perché non si va da zero a cento in un giorno, una settimana o un mese. I clienti saranno in difficoltà e le aziende piccole avranno poca liquidità. Prevedo tanti fallimenti, anche se spero di no”, dice ancora il presidente di Confindustria Brescia che a proposito degli aiuti del governo, osserva: “dopo l’emergenza sanitaria ci sarà quella economica. I 400 miliardi di garanzia per i prestiti vanno bene, ma non sono ancora utilizzabili. Occorre sbloccarli, altrimenti le imprese falliscono e inizia pure l’emergenza sociale. E un pacchetto virtuale sotto scacco della burocrazia, la rovina dell’Italia”, conclude Pasini.

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