Gli effetti e le correlazioni della green governance e delle politiche di finanza verde sullo sviluppo sostenibile nei Paesi e nei sistemi industriali sono sempre più evidenti. Lo scorso anno, per la prima volta, gli investimenti nelle fonti rinnovabili hanno uguagliato quelli nei combustibili fossili.
Il terzo appuntamento dei Green & Blue Talk di RCS Academy, dal titolo “Green Governance & Finance – Come finanziare la svolta dell’economia verde”, è stato l’occasione per fare il punto sulle politiche e le strategie di investimento da adottare a livello internazionale per la sostenibilità economica, ambientale e sociale; ma anche per approfondire le svolte sulla sostenibilità operate da aziende e imprese.
Patuelli (ABbi: banche offrono programmi green che tutelano ambiente
“In Italia, dopo 10 anni di tassi al 0%, si è tornati al valore del risparmio. Le banche sono in grande competizione tra loro per offrire dei rendimenti a tempo a chi vuole allocare liquidità. Per quanto riguarda i programmi green, ognuna cerca di offrire dei programmi che garantiscano simultaneamente redditività, sicurezza e, all’interno della sicurezza, anche la tutela dell’ambiente”, ha detto il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli.
Vigliotti (Bei): puntiamo ad un trilione di euro di investimenti entro 2030
“Nel 2019 il cda della BEI ha adottato una politica di finanziamento dell’energia che esclude i finanziamento ai progetti sui combustibili fossili e spinge su progetti rinnovabili e sull’azione climatica”, ha affermato la vicepresidente della BEI, Gelsomina Vigliotti, aggiungendo che “questi obiettivi andavamo concretizzati quindi abbiamo adottato una roadmap che di recente ha visto la revisione di medio termine per verificare gli obiettivi che ci eravamo posti, ovvero finanziare entro il 2025 almeno il 50% dei ns progetti con un contenuto di carattere climatico e di sostenibilità e di raggiungere entro il 2030 una mobilizzazione di investimenti per il clima pari ad un trilione di euro”.
“Raggiungere gli obiettivi sulla neutralità climatica che ci siamo posti a livello europeo – ha aggiunto Vigliotti – implica degli investimenti ingenti che non possono essere coperti solo dalle istituzioni pubbliche, ma anche di privati. Noi volgiamo svolgere ruolo di catalizzatore delle risorse. Vogliamo contribuire ad azione climatica mobilitano le risorse del settore privato. Siamo a metà strada della nostra roadmap ma i dati degli ultimi anni ci confermano che l’obiettivo del 2025 è alla portata”.
Caprioglio (Asvis): enti locali dimenticano dimensione economica e sociale
Per Ilaria Caprioglio, Membro della Consulta Asvis, “i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 devono essere inseriti nel DUP (documento unico programmatico), che deve contenere la prospettiva di dove si vuole portare la propria città, insieme ai dati e alle risorse. Questo molti amministratori locali non lo fanno, perché guardano solo alla dimensione ambientale del percorso sostenibile, dimenticandosi quella economica e quella sociale. Bisogna mappare lo stato del proprio territorio utilizzando un set di indicatori che devono essere omogenei, perché poi vanno paragonati con città simili. Una volta ottenuti i dati, si possono orientare le politiche attraverso una co-progettazione e una partnership tra pubblico e privato e attraverso l’ascolto e l’utilizzo di tutti gli stakeholders. È molto importante poi la fase del monitoraggio, per capire se le azioni hanno condotto effettivamente a dove si voleva arrivare e serve anche a fare accountability, cioè per comunicare ai cittadini i risultati ottenuti. Grazie ai dati c’è poi la possibilità di modificare, laddove quelle modifiche non hanno portato i risultati sperati”.
De Capitani (Sace): la sostenibilità sarà la strategia di Sace
Michele De Capitani, CFO and Sustainability Officer di Sace, ha dichiarato che “la sostenibilità sarà la strategia di Sace fino al 2030-2040. Ci siamo dotati di un purpose che è il benessere della comunità con cui ci confrontiamo e vogliamo esplicitarlo attraverso le nostre competenze e i nostri prodotti volti all’accelerazione dello sviluppo sostenibile della comunità. Abbiamo puntato sul ridisegno totale del nostro modo di lavorare e la misurazione dell’impatto attraverso metriche scientifiche”.
“Andremo alla ricerca di settori che nascono più sostenibili – ha aggiunto De Capitani – come le rinnovabili, le bioplastiche, gli edifici sostenibili, le batterie elettriche… volti a migliorare il peso di questi settori nel nostro portafoglio. Nel 2024 vogliamo capire che impatto abbiamo rispetto ai 17 obiettivi SDGs. A quel punto, una volta capito il nostro impatto – che speriamo sarà positivo – ci porremo degli obiettivi per migliorarlo”.
Bifulco (Prysmian): oggi il 50% dei nostri investitori sono fondi ESG
“Noi – ha spiegato Maria Cristina Bifulco, Chief Sustainability Officer di Prysmian Group – abbiamo il privilegio di stare in un business che è a favore della transizione energetica dell’elettrificazione e dell’inclusività digitale. Nel nostro ruolo di leader del settore dobbiamo avere la responsabilità di portare a casa la sostenibilità per rendere il nostro business ancora più sostenibile. Quando disegniamo un cavo, abbiamo un progetto che si chiama ‘design for sustainability’. Prima si pensava solo al design del cavo in ottica delle performance e dei costi, oggi invece il focus è ‘cosa possiamo fare per rendere il cavo sostenibile?’”.
“Oggi – ha aggiunto – il 50% dei nostri investitori sono fondi ESG, che già 3-4 anni fa ci hanno spinto ad adottare uno obiettivo ‘science based’ per la decarbonizzazione. Siamo stati i primi nel nostro settore ad adottare degli obiettivi per la decarbonizzazione dei nostri prodotti e il mercato ci ha aiutato perché si aspetta da noi un allineamento alle best practices internazionali”.
Guerra (Camera): variandole si incentivano beni non dannosi per ambiente
Maria Cecilia Guerra, membro della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione della Camera, ha evidenziato che “la discussione e le azioni intraprese a livello europeo sulle accise e sull’Iva risentono molto delle politiche europee e, per quanto riguarda le accise, ne fanno parte. Le accise, infatti, sono delle imposte che servono per correggere effetti esterni di consumo e produzione che non sono pienamente considerati nei prezzi di mercato. È possibile quindi far emergere il prezzo e rendere più caro un consumo o una produzione che ha un effetto che viene considerato ambientalmente dannoso. Così è possibile utilizzare una variazione di queste imposte per dare un incentivo a consumi e produzioni che non danneggino l’ambiente”.