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Perché la Francia costruirà nuovi reattori nucleari

Tutti i piani e gli obiettivi in materia nucleare annunciati da Macron. L'articolo del quotidiano El Pais

 

La Francia – scrive El Pais – riprenderà a costruire reattori nucleari. Il presidente Emmanuel Macron, in un discorso televisivo alla nazione martedì sera, ha annunciato il riavvio del programma nucleare civile, giustificandolo con due argomenti. Il primo è la conservazione dell’indipendenza energetica del paese in un momento di aumento dei prezzi e di incertezza geopolitica. La seconda è la lotta contro il cambiamento climatico con una fonte di energia che, anche se lontana dall’essere pulita, non emette praticamente gas a effetto serra.

“Se vogliamo continuare a pagare la nostra energia a tassi ragionevoli e non dipendere dall’estero, dobbiamo, allo stesso tempo, continuare a risparmiare energia e investire nella produzione di energie decarbonizzate sul nostro suolo”, ha detto Macron. “Ecco perché, per garantire l’indipendenza energetica della Francia e assicurare l’approvvigionamento elettrico del nostro paese, e per raggiungere i nostri obiettivi, in particolare la neutralità carbonica entro il 2050, rilanceremo per la prima volta dopo decenni la costruzione di reattori nucleari nel nostro paese e continueremo a sviluppare le energie rinnovabili”.

Macron risolve così la discussione sul futuro dell’energia nucleare in Francia. Il 75% dell’elettricità francese è generato con questa fonte di energia nonostante l’incidente di Fukushima, in Giappone, nel 2011 abbia aperto un dibattito sulla sua possibile eliminazione.

La Germania ha optato per uno spegnimento dell’energia nucleare. E all’inizio del suo mandato, il Presidente francese ha promesso di chiudere 14 reattori e di ridurre la quota di elettricità prodotta dalle centrali nucleari al 50% entro il 2035.

La Francia adesso si sta avviando su un’altra strada. In ottobre, Macron aveva già annunciato l’investimento di 1 miliardo di euro in mini-reattori; questa volta si tratterebbe di nuovi reattori di tipo EPR come quello già in costruzione dal 2007 a Flamanville (Normandia) e che, dopo numerosi ritardi e superamenti dei costi, dovrebbe entrare in funzione nel 2023.

Macron ha svelato la decisione durante un discorso di mezz’ora dedicato in gran parte alle misure per arginare una nuova ondata di pandemia di coronavirus e per difendere il bilancio economico di quasi cinque anni della sua presidenza in vista delle elezioni dell’aprile 2022. Le parole e gli annunci potrebbero essere letti in termini elettorali. Anche se Macron non ha dichiarato ufficialmente la sua candidatura, è scontato che correrà per la rielezione, e tutti i sondaggi lo danno per favorito.

Le cifre, sulla carta, favoriscono Macron. La Francia crescerà di quasi il 7% nel 2021, il livello più alto dal 1969. La disoccupazione è sotto l’8%, il livello più basso degli ultimi 15 anni. La politica del “whatever it takes”, come ha detto il Presidente durante i lockdown, ha permesso la ripresa dell’economia. Tuttavia, il paese vive in un’atmosfera politica rarefatta, con l’immigrazione e la sicurezza al centro dei dibattiti e il discorso legato all’estrema destra che, secondo i sondaggi, raccoglie il sostegno di milioni di francesi.

Macron vuole evitare a tutti i costi uno bomba sociale come la rivolta dei gilets jaunes nel 2018. Questo timore spiega in parte le recenti misure come l’assegno da 100 euro per 38 milioni di francesi, volto a contrastare l’aumento dei prezzi del carburante, o la rinuncia alla controversa riforma delle pensioni.

Altre riforme stanno andando avanti: Macron ha spiegato che, da dicembre, i disoccupati dovranno dimostrare di aver lavorato per un minimo di sei mesi negli ultimi due anni per ricevere i benefici, invece degli attuali quattro mesi. Altre misure annunciate martedì includevano l’estensione dei prestiti garantiti dallo Stato alle aziende fino a giugno 2022 e una nuova legge sulla sicurezza interna.

Ma la misura più eclatante svelata martedì riguarda la lotta contro il coronavirus ed è l’apertura, dall’inizio di dicembre, di una campagna per la terza dose di vaccinazione per gli over 50. Gli over 65 che sono stati vaccinati più di sei mesi prima avranno bisogno della terza dose se vogliono mantenere il certificato di vaccinazione richiesto in Francia per entrare in caffè e ristoranti, cinema e musei, e viaggiare su treni e aerei.

L’altro annuncio degno di nota è stata la rinuncia, entro questo mandato, della riforma delle pensioni, uno dei progetti simbolo di Macron e la causa delle manifestazioni tra dicembre 2019 e gennaio 2020. “La volontà unanime espressa dalle organizzazioni sindacali e professionali di concentrare gli sforzi sulla necessità di armonia in questo momento che la nostra nazione sta vivendo”, ha giustificato, “significa che oggi non ci sono le condizioni per rilanciare questo progetto”.

La riforma, che prevedeva l’innalzamento dell’età pensionabile e l’unificazione di una moltitudine di sistemi di calcolo diversi a seconda della professione, era stata quasi approvata, ma poi è scoppiata la pandemia nell’inverno del 2020 e il Presidente l’ha messa in un cassetto, senza rottamarla definitivamente: la sua intenzione è di riprenderla nel 2022, dopo le elezioni – in caso di vittoria.

(Estratto dalla rassegna stampa estera a cura di Epr Comunicazione)

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