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Invitalia di Arcuri coccolerà pure Carrai e gli indiani di Jsw Steel

Fatti e numeri sull'ingresso di Invitalia (Mef) nella Jsw Steel di Piombino

 

Invitalia retta da Domenico Arcuri entra nel capitale della Jsw Steel di Piombino, l’ex Lucchini, con 30 milioni di euro. È così che lo Stato prova a dare una nuova opportunità allo stabilimento di toscano.

I sindacati, Fim-Fiom-Uilm, plaudono alla decisione del governo, ma temono che gli annunci siano solo “propaganda”.

Tutti i dettagli.

PIOMBINO CI RIPROVA

Piombino prova a ripartire grazie agli indiani di Jsw Steel, di proprietà di Jindal, azienda vicepresieduta dall’imprenditore renziano Marco Carrai, come fa notare Il Fatto Quotidiano.

Si tratta degli stessi indiani che avevano partecipato alla gara per prendersi l’Ilva in cordata con Cassa Depositi salvo poi uscire sconfitti da ArcelorMittal-Marcegaglia

LO STATO CONTRIBUISCE CON 30 MILIONI

La ripartenza del polo siderurigico, il secondo d’Italia, costerà alla Jsw Steel circa 84 milioni di euro, di cui 30 arriveranno dallo Stato, tramite un investimento di Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa guidata da Domenico Arcuri e di proprietà del ministero dell’Economia.

LE PAROLE DI ALESSIA MORANI

“Ci eravamo presi un impegno e l’abbiamo rispettato”, ha detto Alessia Morani, sottosegretaria al ministero dello Sviluppo economico, presente alla presentazione del nuovo piano industriale di Jsw Italy.

“Da qualche mese sto seguendo la vertenza insieme al ministro Patuanelli”, ha aggiunto Morani sottolineando che l’ingresso da parte dello Stato nel capitale della Jsw di Piombino “si realizzerà nelle prossime settimane tramite Invitalia, che entrerà con 30 milioni di euro”.

STATO ASSICURA COMMESSE CONTINUATIVE

Lo Stato pensa anche al futuro del polo siderurgico. Ed è per questo che “con l’approvazione del decreto semplificazione” il Governo ha “creato le condizioni affinché le commesse di rotaie per lo stabilimento di Piombino abbiamo una continuità che garantisca una tranquillità economica all’azienda e naturalmente ai lavoratori”.

IL PIANO INDUSTRIALE

Gli inizi, comunque, non saranno facili. L’altoforno d’altronde, scrive il Corriere della Sera, è fermo dal 2014.

Jsw Steel ha comunque un piano per rimettere in moto l’impianto, e si sviluppa in due fasi. In un primo momento, gli indiani si occuperanno di efficientare gli impianti di laminazione, completare la gamma prodotti e far tornare l’azienda ad una redditività soddisfacente.

Solo dopo, Jsw Steel penserà al ritorno alla produzione dell’acciaio attraverso l’utilizzo del forno elettrico.

OCCUPAZIONE

Il piano industriale presentato martedì 15 settembre ha una durata di cinque anni e dunque l’occupazione del personale dovrebbe essere salvaguardata almeno fino al 2025.

“L’annuncio che apprezziamo di voler salvaguardare tutta l’occupazione per tutta la durata del Piano, che arriva al 2025, non può comunque lasciarci tranquilli. Occorrono le garanzie di copertura di ammortizzatori sociali per una durata così lunga”, sostengono Fim, Fiom e Uilm.

LO SCETTICISMO DEI SINDACATI

Annunci e promesse a parte, non manca lo scetticismo da parte dei sindacati, che sostengono che l’evento di presentazione del piano industriale “è apparso esclusivamente un evento di natura propagandistica” in vista delle prossime elezioni.

“La sensazione – scrivono i sindacati in una nota unitaria – è che per fini elettorali si sia voluto anticipare questa presentazione e questi annunci ma che sia l’azienda che il Governo non fossero ancora adeguatamente preparati. Basti pensare che solo questo venerdì si dovrebbe concludere l’intesa che permetterebbe ad Invitalia di entrare nel capitale sociale con 30 milioni. Un’entrata che come Fim-Fiom-Uilm giudichiamo, se sarà confermata, come la vera notizia positiva dell’evento di ieri insieme all’anticipazione, anche questa da capire meglio, che nel Decreto Semplificazioni dovrebbero avere garantito una percentuale significativa di produzione pluriennale di rotaie per Rfi”.

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