L’idrogeno verde generato dall’energia solare di cui sono ricchi i Paesi del Mediterraneo svolgerà un ruolo cruciale nella transizione energetica dell’Europa. È quanto sottolinea l’Economist in un recente approfondimento dedicato all’importanza di questa risorsa e di quei Paesi come la Spagna e il Nordafrica premiati dalla geografia.
Idrogeno verde e il futuro dell’Europa
Il tema dell’economia all’idrogeno verde in Europa è indissolubilmente legato allo sviluppo dei relativi impianti in quell’area meridionale mediterranea chiamata a rifornire di energia pulita le regioni industrializzate del Nord.
Il ruolo del Mediterraneo
Già oggi il Mediterraneo è una fonte imprescindibile del gas naturale consumato in Europa grazie alla mezza dozzina di pipeline che collegano il Vecchio Continente all’Africa e al Medio Oriente e lo riforniscono con oltre un terzo delle sue importazioni. Ma adesso, nell’era dell’energia rinnovabile, i Paesi che si affacciano su quel mare sono chiamati a sfruttare una risorsa naturale come l’energia solare che in quelle aree abbonda.
Energia solare
Già oggi la Spagna produce una media di 4,6 kWh di energia solare per metro quadro, superata dal Marocco con 5,6 kWh. La presenza di una popolazione sparsa sul territorio significa che Paesi come la stessa Spagna e il Portogallo dispongono di ampie superfici per collocarvi gli impianti, proprie come le zone desertiche del Nordafrica e del Medio Oriente. In queste stesse zone inoltre abbonda non solo il sole ma anche il vento, creando le condizioni ideali per la produzione di idrogeno verde a ciclo ininterrotto.
Costi in discesa
Se già negli anni Duemila nel Sahara si installavano giganteschi impianti solari, adesso gli incentivi sono ancor maggiori grazie a costi di produzione scesi drasticamente dagli 0.45 dollari per kwh del 2010 agli 0,05 dell’anno scorso. Anche trasportare energia al Nord è diventato più economico, potendo l’idrogeno essere trasformato in gas o in suoi derivati.
Secondo l’Economist di qui a pochi anni l’idrogeno verde del Nordafrica costerà meno di 1,5 dollari al kg, rendendolo più economico di quello “blu”. Delle venti milioni di tonnellate di idrogeno verde che l’Ue ha fissato come target di consumo per il 2030, la maggior parte verrà dal Mediterraneo.
Il nodo della creazione del mercato
Ma creare un mercato per l’idrogeno verde non sarà un gioco da ragazzi, vista l’attuale deregulation e la presenza di numerosi player in competizione. La sfida secondo l’Economist consisterà nello stimolare adeguatamente sia la domanda che l’offerta, garantendo una disponibilità e dei prezzi tali da incentivare i necessari investimenti. E poi ci sono le variabili politiche, particolarmente importanti in una regione perennemente ostaggio dell’instabilità.
Il problema delle connessioni
Ma il vero problema da risolvere riguarda le connessioni sull’asse Sud-Nord. Gran parte dell’idrogeno potrà essere trasportato via nave sotto forma di ammoniaca. Ma anche dedicando a questo traffico l’intera flotta esistente, l’ammontare complessivo trasportabile non supererebbe le 6,5 milioni di tonnellate l’anno.
In questo quadro è logico puntare sul sistema delle pipeline, ma gli esperti sono divisi sulla necessità di costruire o meno nuove condutture in alternativa alla riqualificazione di quelle esistenti.
Anche in questo caso gli investimenti necessari potrebbero essere scoraggiati dalle turbolenze politiche: basti pensare che tutti e tre i corridoi per l’idrogeno verde identificati dall’Ue per il Mediterraneo attraversano territori problematici come il Sahara occidentale.
Oltre ai problemi esterni, non mancano quelli interni, come la controversia tra Francia e Germania sulla costruzione di una pipeline sottomarina tra Barcellona e Marsiglia da cui trasportare l’idrogeno in Germania.
L’Europa punta sull’idrogeno verde
Eppure l’Europa non ha alternative se vuole raggiungere davvero i suoi ambiziosi target di riduzione delle emissioni.
L’idrogeno verde è il fulcro di una serie di iniziative che la Commissione è in procinto di lanciare e che includono, tra le altre cose, la costituzione di una Banca europea dell’idrogeno. Ancora più importante, le regole sugli aiuti di Stato sono state accantonate in favore dell’erogazione di sussidi diretti alle imprese del settore. Somme ingenti sono state stanziate poi per la realizzazione delle infrastrutture, mentre anche la Bers è scesa in campo per finanziare progetti in Nordafrica.
E c’è già chi pensa che molto presto la mappa industriale del Continente sarà completamente ridisegnata per rispecchiare quelle nuove mappe energetiche che incoronano Paesi come la Spagna a nuovi hub dell’idrogeno verde.