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Italia Faro

Governo Conte, l’Italia può essere il faro della Terza Rivoluzione Industriale?

Jeremy Rifkin propone l’Italia come faro d’Europa per la transizione verso un’economia low carbon che si fonda sulle potenzialità delle comunità locali. Articolo di Giusy Caretto Il Governo giallo-verde promette grandi cambiamenti, grandi rivoluzioni, grandi progetti per il futuro. Più potere al popolo e alle comunità locali. Anche nel contratto tra le parti, siglato prima…

Il Governo giallo-verde promette grandi cambiamenti, grandi rivoluzioni, grandi progetti per il futuro. Più potere al popolo e alle comunità locali. Anche nel contratto tra le parti, siglato prima di procedere alla formazione dell’esecutivo, i progetti di Luigi Di Maio, leader dei 5Stelle, e Matteo Salvini della Lega sono ambiziosi: più rinnovabili, più auto elettriche, meno fonti fossili.

E così, con queste premesse (o promesse) non è certo difficile trovare approvazione o appoggio (almeno su questi temi) da chi da sempre propone una trasformazione della nostra economia verso un’economia low carbon. Tra chi, nelle scorse settimane, avrebbe approvato questa nuova coalizione ci sarebbe anche Jeremy Rifkin, professore statunitense, presidente della Foundation on Economic Trends di Washington e autore di numerosi volumi che trattano dell’impatto che i cambiamenti scientifici e tecnologici hanno su economia, lavoro, società e ambiente. Padre de “La terza rivoluzione industriale”, Rifkin è convinto che l’Italia può essere faro europeo per traghettare il Vecchio Continente verso una nuova economia ed una nuova fase di rapporti, che valorizzi e creda nelle comunità locali.

L’idea di comunità locali è ripresa anche da Livio de Santoli, ingegnere, ordinario di Fisica tecnica ambientale alla Sapienza Università di Roma, in “Le comunità dell’energia”, la cui introduzione è proprio a firma di Rifkin. Ma andiamo per gradi.

IL PENSIERO DI RIFKIN SULL’ITALIA

Jeremy Rikfin si è espresso sul Governo del Cambiamento a margine del Brussels Economic Forum, sostenendo che il nuovo Esecutivo ha l’opportunità di “preparare un piano di lungo termine per trasformare l’economia delle comunità locali, dando più potere al popolo e facendo così dell’ Italia, che ha una creatività pro capite straordinaria, il “faro” della trasformazione dell’Ue”.

“E’ il momento per tutta Italia – afferma Rifkin – di fare un grosso respiro, di fare un passo indietro e di chiedersi: chi siamo noi come popolo? Ho passato trent’anni in Italia, sono stato in ogni comunità locale: la creatività pro capite in Italia è semplicemente straordinaria, perché c’è un’enorme diversità culturale, che è una ricchezza. Oggi ogni regione d’Italia dovrebbe sfruttare il proprio patrimonio culturale, al di là dei confini, iniziando a mostrare l’Italia come il faro della prossima fase del sogno europeo”.

“Ricordatevi che sono stati gli italiani, con Altiero Spinelli, a portare l’Europa nel sogno europeo. Ora è un nuovo inizio: non penso che nessuno dica di no all’Europa. Ma è tempo di riflettere, a livello italiano ed europeo, su come passare meglio alla prossima fase del sogno europeo. E di fare le trasformazioni necessarie per rendere l’Europa più collaborativa e più forte, più adatta agli interessi delle comunità locali d’Europa: questa è la chiave”, ha affermato il saggista.

rifkin
PIU’ POTERE ALLE COMUNITA’ LOCALI, RIFKIN CITA L’ITALIANO DE SANTOLI

Nel discorso sull’Italia, poi, Jeremy Rifkin riflette tutto il pensiero riportato nel libro “Terza rivoluzione industriale”, in cui diverse volte cita anche Livio de Santoli. “Dal voto è emersa volontà della gente di contare di più. Quello attuale è un momento di opportunità per due partiti politici, il Movimento 5 Stelle e la Lega”, spiega Rifkin.

“Bisogna creare una roadmap economica, muovendo verso la Terza Rivoluzione Industriale, portando l’Italia su una strada che può essere il faro per la prossima fase, per quello che vogliamo dappertutto, in Europa e nel mondo: più potere al popolo, più potere distribuito, in modo che le persone possano avere un maggior diritto di parola sul loro destino economico. C’è un principio, nel Trattato di Roma, il principio di sussidiarietà, che dice che il potere deve iniziare nelle comunità locali, dove le persone vivono la loro vita. Il potere deve essere laterale, non verticale. C’è una legittima constatazione che il mondo, per come è governato ora, si sta muovendo troppo verso le élite, e penso che sia una constatazione giustificata, in tutto il Mondo. E ora penso che in posti come l’Italia, ma anche in giro per il Mondo, le persone dicano ‘vogliamo avere più controllo sulla nostra economia e sulle nostre vite’. Questa è una cosa positiva. Non credo che nessuno in Italia dirà che vuole uscire dall’Europa. Ma credo che sia legittimo pensare che ora, dopo cinquant’anni di Ue, ci sono altri cinquant’anni davanti a noi e, quindi, sarebbe bene fare proposte in modo che ogni livello di governance sia più in sintonia con quello che succede tra i 500 milioni di persone che vivono nelle comunità locali”.

LA TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

Il cambiamento teorizzato da Rifkin, che deve coinvolgere le comunità locali e i paesi di tutto il mondo, non lasciando che il potenziale di ogni regione venga divorato dalla globalizzazione, parte da un assunto di base: “La nostra civiltà industriale è ad un bivio. Il petrolio e gli altri combustibili fossili che rendono possibile lo stile di vita della società industriale si stanno esaurendo, e le tecnologie e costituite ed alimentate da queste materie prime stanno diventando obsolete”.

E così, la Terza rivoluzione industriale di Rifkin, si fonda su cinque pilastri che sviluppati ed integrati renderanno il nuovo paradigma economico operativo: il passaggio dai combustibili fossili alle energie rinnovabili; la conversione degli edifici in centrali produttive autonome di energia; l’utilizzo dell’idrogeno e delle altre tecniche di immagazzinamento in ogni edificio e struttura; l’uso della tecnologia di internet per la gestione intelligente di una rete di distribuzione elettrica; la trasformazione dei mezzi di trasporto in veicoli alimentati ad elettricità e a pile a combustibile all’idrogeno.

Se è vero che le rinnovabili, ad oggi, rappresentano ancora una piccola percentuale del mix energetico, è anche vero che se queste energie stanno crescendo (anche a causa degli obiettivi obbligatori che i governi si sono dati) e i loro costi diminuiscono sempre più, diventando sempre più competitive con le fossili. Per massimizzare l’energia rinnovabile, e massimizzare i costi, sarà poi, sempre secondo Rifkin, necessario sviluppare metodi di accumulo che elimino il problema dell’intermittenza di queste fonti, stabilizzando la rete e rendendo gli edifici delle vere e proprie centrali elettriche.

E ancora: per un sistema perfetto, l’economista, propone la configurazione delle reti energetiche europee secondo gli schemi di internet per permettere alla imprese e all’utenza privata di produrre la propria energia e di scambiarla. A questo scopo, dovrebbero essere valorizzate le mini reti, che permettono all’utenza privata, alle piccole e medie imprese e alle grandi imprese di produrre localmente energia rinnovabile, e le tecnologie di contatori intelligenti, affinchè i produttori locali di energia possano venderla in modo più vantaggioso alla rete elettrica principale.

Non manca il riferimento al settore trasporti: anche l’introduzione dell’auto a batteria contribuirà alla realizzazione di un nuovo paradigma energetico.

LE COMUNITA’ LOCALI E L’ENERGIA

Ad auspicare una decentralizzazione dei poteri in materia energetica (sempre in nome di vantaggi comuni) è anche Livio de Santoli. Nel libro “Le comunità energetiche locali”, oltre a proporre le energie rinnovabili come fonte principale di approvvigionamento, il professore presenta l’idea di un web dell’energia, con la creazione di una rete di nodi mediante la quale organizzare territorialmente la produzione, la distribuzione e il consumo di elettricità e calore (come auspica Rifkin).

“L’evoluzione della rete del futuro dovrà pertanto affrontare innanzitutto due problemi: la transizione verso una topologia di rete e lo sviluppo di nuovi sistemi di gestione e controllo. Vi sarà un graduale passaggio dalla rete radiale a quella a maglia, in cui l’efficacia del sistema di generazione distribuito raggiungerà livelli molto alti grazie ad un migliore equilibrio tra generatori e e utilizzatori. Tutto ciò sarà accompagnato dall’evoluzione dei sistemi di controllo, che dovranno gestire problematiche più complesse di protezione e dispacciamento. Queste evoluzione è ovviamente a sua volta legata allo sviluppo di nuove tecniche, nuove imprese e nuove professionalità su scala locale, tali da poter promuovere il conseguente sviluppo economico.”, scrive Livio de Santoli nel libro “Le comunità energetiche locali”.

“In questo suo nuovo libro, de Santoli esplora le numerose variabili economiche, tecniche e sociologiche che dovranno esser ricomposte in una trasparente intelaiatura contestuale, al fine di trasformare Roma in un parco della biosfera, rendendola la prima comunità sostenibile post-carbon del mondo. De Santoli offre qui approfonditi dettagli, che saranno utili agli accademici, ai professionisti, alla comunità imprenditoriale e in generale a tutti i cittadini nel loro cammino verso la definizione di una strategia complessiva per l’Italia”, ha scritto Rifkin nell’introduzione al libro di de Santoli.

L’IDROGENO TRA LE FONTI DELLA NUOVA ECONOMIA

C’è un altro aspetto che nelle ultime settimane sembra legare l’Italia a Rifkin, quello dell’idrogeno. In “economia all’idrogeno”, Rifkin propone il trapasso dall’era del petrolio a un’era nuova fondata sull’uso dell’idrogeno, fonte pulita praticamente inesauribile (emissioni di carbonio pari a zero).

Anche l’Italia, nel DECRETO 2 marzo 2018 “Promozione dell’uso del biometano e degli altri biocarburanti avanzati nel settore dei trasporti”, include l’idrogeno tra le fonti di approvvigionamento.

“Il biometano include anche il combustibile prodotto tramite processi di metanazione dell’idrogeno ottenuto da fonti rinnovabili e della CO2 presente nel biogas destinato alla produzione di biometano o prodotta da processi biologici e fermentativi, purchè rispetti le predette caratteristiche”, recita il decreto.

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