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Germania

La Germania riuscirà a fare a meno del gas russo?

Cosa succede in Germania dopo il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream. L'articolo di Sergio Giraldo.

Passata la sorpresa, mentre ancora il mar Baltico ribolle in superficie per il gas che fuoriesce dagli squarci nei tubi del Nord Stream, si cerca di fare il punto sui danni e sulle conseguenze della riuscita operazione di sabotaggio ad opera di ignoti.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha lanciato strali verso i non identificati autori dei danneggiamenti: “L’interruzione intenzionale delle infrastrutture energetiche europee attive è inaccettabile e comporterà la risposta più severa possibile”. In cosa si sostanzi la risposta e soprattutto verso chi è ancora tutto da capire. Ieri fonti governative tedesche lasciavano filtrare preoccupazione sul fatto che i due gasdotti potrebbero diventare inutilizzabili für immer (per sempre): in assenza di una rapida riparazione, l’acqua salata potrebbe corrodere l’interno delle tubature rendendole inservibili. Forse è vero, ma certo la sentenza appare un po’ frettolosa, dato che ancora non è stata stabilita l’entità del danno. Appare evidente la dissonanza tra la Commissione europea che pretende di abbandonare per sempre, in tutta fretta, le forniture di gas dalla Russia e il governo tedesco che si preoccupa per infrastrutture che in ogni caso, secondo i desideri della Commissione, non dovrebbero essere mai più utilizzate.

Ha pensato l’agenzia federale tedesca delle reti (Bundesnetzagentur) a chiarire ieri che gli eventi riguardanti i due gasdotti Nord Stream non hanno influenza sulla situazione delle forniture di gas in Germania. Le due linee, infatti, non erano in esercizio, sia pure contenendo quantitativi di gas in pressione: la prima era ferma da quasi due mesi, la seconda non è mai entrata in marcia. Non solo: il governo di Olaf Scholz ha messo a punto un piano basato su tagli ai consumi, investimenti in rigassificatori, fornitori alternativi e solidarietà europea che già teneva conto di un apporto del Nord Stream 1&2 pari a zero. L’indifferenza per la sorte dei volumi portati dai due Nord Stream si è riflessa anche nei prezzi di mercato, che sono saliti martedì solo alla notizia che Gazprom, in relazione ad una vecchia disputa con l’operatore ucraino Naftogaz, sarebbe intenzionata a sanzionare l’Ucraina chiudendo il flusso di gas che a tutt’oggi la alimenta e che viene poi ribaltato in Europa.

La Russia ha definito “stupide” le accuse di aver sabotato i propri gasdotti e si è detta intenzionata a chiedere la convocazione di una riunione del Consiglio di sicurezza dell’ONU per discutere dell’attacco all’infrastruttura. Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno fatto sapere che è “ridicolo evocare gli Stati Uniti per Nord Stream” ed hanno invitato i cittadini americani a lasciare la Russia “finché sono a disposizione mezzi di trasporto”. La Norvegia ha deciso di schierare l’esercito a protezione delle infrastrutture di produzione e trasporto di petrolio e gas, mentre la Danimarca si è detta preoccupata per la sicurezza nell’area del Mar Baltico. L’Agenzia danese per l’energia si aspetta che il gas finisca di fuoriuscire dalle condotte entro la fine della settimana, e solo dopo, afferma, si potrà fare una stima dei danni. Peraltro, alcune aziende specializzate danesi sembrano ritenere che le riparazioni non siano così impossibili né così a lungo termine.

In Germania resta la profonda impressione suscitata dall’episodio. Il grande balzo tedesco verso Est, per il quale i gasdotti erano trampolino ideale, si sta trasformando in una ritirata catastrofica, sotto il severo richiamo degli Stati Uniti all’appartenenza NATO. Gli USA hanno con la Germania un rapporto difficile, in cui la reciproca fiducia non è superiore alla freddezza. Nel maggio del 2021, ad esempio, scoppiò lo scandalo delle intercettazioni condotte dalla NSA americana sui vertici politici tedeschi: Angela Merkel in primis, ma anche Frank – Walter Steinmeier, attuale Presidente della repubblica, e Peer Steinbrück, entrambi rappresentanti del SPD. Non era la prima volta che una simile questione emergeva, ma nell’occasione risultò che la Danimarca aveva fattivamente collaborato all’operazione di spionaggio e per questo le reprimende franco-tedesche si concentrarono su Copenhagen. Nessun appunto formale venne mosso nei confronti di Washington e il caso si sgonfiò abbastanza rapidamente.

La Germania dovrà dotarsi ora di una nuova direzione, che non riguarderà soltanto le rotte di importazione del gas naturale. Più in generale, i fatti di questi mesi hanno messo in crisi il modello europeo germano-centrico, dove Berlino dettava l’agenda in tandem con la Francia. Più ancora, hanno destabilizzato la Germania e il ruolo che questa ha sempre reclamato per sé. La classe dirigente tedesca ha preteso di interpretare un ruolo che è stato incardinato nella costruzione europea, che ora si rivela in tutta la sua tragica precarietà perché lontana anni luce dalla realtà. L’idea di una rifiorita potenza tedesca è un portato storico che sembra essere ancora oggi un tratto distintivo delle élites teutoniche.

Allo stesso tempo, il tentativo di rendere questo rinato dominio più accettabile vestendolo del manto europeista ha illuso la Germania che tutto sarebbe stato possibile, che tanto le sarebbe stato perdonato, che molti occhi sarebbero rimasti chiusi. Così non è stato e l’uso del veicolo europeo per allargarsi verso Oriente non ha passato l’esame della realtà. Ora si tratta di capire se Berlino nei prossimi mesi saprà trovare un proprio ruolo o se invece ripiegherà verso il topos nordico del crepuscolo degli dei.

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